Il ruolo delle Svalbard

Non è solo la Groenlandia al centro della rivalità geopolitica sull’Artico. L’arcipelago norvegese rappresenta un caso di studio sui generis per la sicurezza e la geopolitica artica. La presenza di comunità russe potrebbe minare la sovranità della Norvegia e mettere in difficoltà la NATO
Non è solo la Groenlandia al centro della rivalità geopolitica sull’Artico. L’arcipelago norvegese rappresenta un caso di studio sui generis per la sicurezza e la geopolitica artica. La presenza di comunità russe potrebbe minare la sovranità della Norvegia e mettere in difficoltà la NATO
di Andreas Østhagen

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a grande attenzione riservata ad alcune dichiarazioni sul futuro della Groenlandia ha portato l’Artico in primo piano nelle analisi geopolitiche. Il concetto comune di rivalità geopolitica alimentata dallo scioglimento dei ghiacci marini è tuttavia assolutamente riduttivo. Sottovaluta infatti la complessità delle dinamiche politiche e legali in gioco in un’area che rappresenta il 4 percento del globo terrestre.

Inoltre, gli esperti di geopolitica non dovrebbero preoccuparsi troppo per la Groenlandia. Ben più preoccupante è la situazione di un altro gruppo di isole, l’arcipelago norvegese delle Svalbard. Ma anche in questo caso nei media e in alcuni studi accademici non mancano idee sbagliate e falsi miti un po’ su tutto, dalle dispute sulla sovranità allo status giuridico e militare dell’arcipelago. Queste idee sbagliate si intrecciano con le reali questioni geopolitiche che riguardano le Svalbard o nascono da interpretazioni diverse del Trattato delle Svalbard del 1920, che riconosce la sovranità della Norvegia sull’arcipelago.

 

 

Dove si trovano le Svalbard?

Situato a circa 650 chilometri a nord della Norvegia continentale e a soli 1.000 chilometri dal Polo Nord, il territorio più settentrionale della Norvegia presenta aspetti politici ed economici che si prestano all’analisi dei legami tra geografia e politica di potere. Per la presenza di cittadini russi che risiedono in comunità russe separate su un territorio di fatto norvegese e per la vicinanza delle Svalbard ad attività e fortificazioni militari – in primo luogo la flotta del nord russa nella penisola di Kola – l’arcipelago riveste una particolare rilevanza nelle relazioni tra Norvegia e Russia e, più in generale, tra NATO e Russia.

 

 

L’arcipelago delle Svalbard ospita alcune delle miniere più settentrionali del mondo, un tempo strategiche per l’industria energetica e oggi al centro del dibattito sulla transizione ecologia nell’Artico. In foto, la città mineraria russa di Barentsburg sul fiordo di Grønfjorden

 

Inoltre, sebbene la Norvegia detenga la sovranità sulle Svalbard ai sensi dell’articolo 1 del Trattato delle Svalbard del 1920, diversi stati ritengono di vantare una qualche sorta di diritto sull’arcipelago, in ragione della presenza di stazioni di ricerca o dell’attenzione per attività storiche come pesca, esplorazione ed estrazione del carbone. Tutte questioni che rimandano alle disposizioni speciali del Trattato delle Svalbard il quale, in sostanza, aveva due funzioni principali: risolvere la questione della sovranità sulle Svalbard, attribuendola alla Norvegia, e garantire che i cittadini di altri stati potessero continuare a godere di alcuni privilegi economici sull’arcipelago.

Quando la Russia ha invaso l’Ucraina nel febbraio 2022, le Svalbard sono state oggetto di grande attenzione da parte dei media norvegesi e internazionali, poiché rappresentano un punto d’interesse significativo per la sicurezza dell’Artico.

 

Diversi ricercatori, compresi accademici occidentali, hanno messo in dubbio la sovranità norvegese o l’hanno definita contesa. Ma non è così. La sovranità della Norvegia non è in questione e le Svalbard sono norvegesi. Nell’arcipelago vigono le leggi e le norme norvegesi e nemmeno l’imprevedibile Russia militarista sostiene il contrario. Le garanzie di sicurezza della NATO si applicano anche alle Svalbard. E non è vero che l’arcipelago sia un’area demilitarizzata. Il Trattato delle Svalbard si limita a stabilire che le Svalbard non possono essere utilizzate per scopi bellici e che la Norvegia non può avere basi militari in loco. Sia le navi che le fregate della guardia costiera norvegese fanno scalo a Longyearbyen per vari motivi.

 

 

Longyearbyen, la città più grande delle Svalbard, conta 2.100 abitanti. Il buio polare avvolge la comunità per mesi durante l’inverno

 

 

Tentativi di sminuire la sovranità norvegese

Nonostante questi dati di fatto, permangono diverse sfide geopolitiche legate all’arcipelago che sono sempre più rilevanti per la Norvegia in termini di politica di sicurezza.

 

La prima riguarda il timore che la Russia, unico paese oltre alla Norvegia ad avere comunità separate alle Svalbard, possa creare problemi alla Norvegia. Dall’invasione dell’Ucraina nel 2022, la Russia è ancora più assertiva e nazionalista, anche per quanto riguarda le Svalbard. Basti pensare che Mosca, senza autorizzazione, ha utilizzato un elicottero durante una parata simbolica a Barentsburg, ha fatto erigere una croce nei pressi di Pyramiden e sta pianificando la realizzazione di un nuovo centro di ricerca sempre a Pyramiden insieme, tra gli altri, alla Cina.

 

Sembra inoltre che Mosca intenda alimentare l’ambiguità strategica della Russia ed esercitare pressioni sulla Norvegia con una serie di dichiarazioni sulle Svalbard. Dichiarazioni, ad esempio, sul rispetto dei diritti russi sulle Svalbard o sulla presunta violazione del Trattato delle Svalbard da parte della Norvegia. Per ragioni economiche, strategiche e, non da ultimo, di capacità, è improbabile che la Russia voglia scatenare un conflitto su larga scala sulle Svalbard. Tuttavia, le Svalbard sono ormai diventate una pedina in diverse campagne.

 

In primo luogo, le autorità centrali russe desiderano dimostrare la propria forza nei confronti dell’Occidente e le Svalbard si prestano perfettamente allo scopo, dato che i cittadini russi possono risiedere ed esercitare attività commerciali sul suolo norvegese in virtù delle disposizioni del Trattato delle Svalbard. In secondo luogo, il capo della società statale russa Trust Arktikugol – responsabile delle attività russe alle Svalbard – vuole attenzione e sostegno a livello nazionale, e le azioni simboliche e nazionalistiche sono un ottimo modo per ottenerlo.

 

Sebbene tali azioni e rivendicazioni non mettano direttamente in discussione la sovranità norvegese sulle Svalbard, insieme potrebbero rappresentare una sfida più consistente al modo in cui la Norvegia aderisce al trattato e lo interpreta. Il tutto si ricollega anche ad alcune preoccupazioni espresse dopo il 2022 circa la perdita di controllo delle autorità norvegesi sulle attività estere in queste isole. Si teme che, qualora volesse inasprire gli attriti mantenendo una qualche forma di negazione plausibile, la Russia potrebbe avviare delle azioni per minare la sovranità norvegese a partire da queste rivendicazioni.

 

 

Accesso alle risorse marittime

La seconda sfida geopolitica relativa alle Svalbard riguarda l’accesso alle acque e ai fondali marini ricchi di risorse intorno alle Svalbard. Sebbene la sovranità norvegese sulle Svalbard non sia in discussione, ci sono dei dubbi sulla validità delle disposizioni del Trattato delle Svalbard in mare oltre le 12 miglia nautiche. Citiamo in proposito i noti casi delle quote di granceola artica e merluzzo. A questo proposito, spesso è l’Unione europea (UE), o perlomeno alcuni paesi dell’UE, a creare problemi alla Norvegia. Lo stesso Trattato delle Svalbard fa riferimento solo alle “acque territoriali”, inizialmente a 4 e attualmente a 12 miglia nautiche dalla linea di base. Il nocciolo della questione è stabilire se questa zona di 200 miglia nautiche e la piattaforma continentale intorno alle isole siano coperte dalle disposizioni del trattato del 1920.

 

Se da un lato è improbabile che questo disaccordo con gli alleati relativamente stretti della NATO possa degenerare, dall’altro non bisogna dimenticare che in gioco c’è anche la Russia. Quando nel 1977 la Norvegia istituì una zona di pesca protetta in queste acque, l’URSS sostenne – e la Russia continua a sostenere tutt’oggi – che la Norvegia non aveva il diritto di creare un regime di gestione intorno alle Svalbard senza consultare Mosca. In pratica, la Russia accetta che i pescherecci russi che si spingono nelle acque intorno alle Svalbard vengano controllati e multati, ma diversi casi degli ultimi decenni indicano che le situazioni con i pescherecci russi possono degenerare.

 

 

L’accesso alle acque intorno alle Svalbard è al centro di una disputa geopolitica: mentre la sovranità norvegese sull’arcipelago è riconosciuta, restano dubbi sull’applicazione del Trattato delle Svalbard oltre le 12 miglia nautiche, in un’area ricca di risorse. In foto, uomini in tuta protettiva si dirigono verso una nave ancorata a Barentsburg, nell’isola di Spitsbergen, Svalbard, Norvegia

 

Due aspetti di questa disputa geopolitica potrebbero svilupparsi ulteriormente. Il primo riguarda l’accesso alle risorse e i possibili tentativi da parte di imbarcazioni di vari stati di rivendicare i propri diritti, come nel caso della granceola artica che ha coinvolto l’UE. Il fatto che la granceola artica sia definita da tutte le parti interessate una specie sedentaria significa anche che la sua gestione costituisce un precedente per altre risorse dell’area, come gli idrocarburi e i minerali del fondale marino.

 

L’attenzione per lo sviluppo di petrolio e gas nella piattaforma intorno alle Svalbard si è un po’ attenuata dopo il periodo di massimo interesse per l’Oil&gas nell’Artico norvegese, tra il 2007 e il 2010 circa, anche se la situazione potrebbe cambiare. Negli ultimi anni, tuttavia, i minerali dei fondali marini hanno acquisito maggiore importanza. Nel 2020, il governo norvegese ha avviato un processo per autorizzare attività minerarie sulla piattaforma continentale norvegese. Circa un terzo dell’area interessata (l’approvazione è arrivata nel 2024), si sovrappone alla piattaforma continentale e alla zona di pesca protetta intorno alle Svalbard.

 

In secondo luogo, sorgono degli interrogativi sull’attività dei pescherecci e delle navi da ricerca russe nelle acque norvegesi. Il danneggiamento di un cavo in fibra ottica poco prima dell’invasione dell’Ucraina nel 2022 e il sabotaggio dei gasdotti nel Mar Baltico mettono bene in luce la vulnerabilità delle infrastrutture offshore. La situazione per la Norvegia è complicata dal fatto che i pescherecci e le navi da ricerca russe hanno diritto di accesso alle acque norvegesi, un diritto difficile da limitare a causa delle disposizioni del diritto del mare e del regime di cogestione delle riserve ittiche nel Mare di Barents.

 

 

La diplomazia norvegese sulle Svalbard

Al di fuori della Norvegia vi sono parecchi ricercatori, politici e giornalisti che si occupano delle Svalbard. Solo nell’ultimo mese, diversi giornalisti, opinionisti e registi australiani, francesi, indiani e svedesi si sono spinti a nord per raccogliere notizie fresche su geopolitica e sicurezza. Lo stesso si può dire degli studiosi, dato che la letteratura accademica sulla politica di sicurezza e sulle Svalbard continua ad aumentare.

 

Inoltre, queste isole suscitano l’interesse di altre parti. I timori nei confronti della Cina potrebbero non essere un valido motivo per l’acquisto dell’ultima proprietà privata delle Svalbard da parte del governo norvegese per 350 milioni di euro, ma la Cina è ovviamente interessata agli sviluppi nell’arcipelago.

 

Quando si tratta di Svalbard e di politica estera e di sicurezza, la strategia norvegese è quella di rimanere in silenzio e non agitare le acque. La Norvegia teme infatti che più parla delle Svalbard con altri paesi, maggiore è il rischio di malintesi.

 

Purtroppo, gli ultimi sviluppi sembrano suggerire l’esatto contrario. Quanto meno la Norvegia è chiara e trasparente sulle questioni relative alle Svalbard, tanto più è probabile che sorgano malintesi e teorie di cospirazione, anche tra gli alleati più stretti. Altri attori, tra cui la Russia, hanno interesse a far percepire le questioni relative alle Svalbard come irrisolte o ambigue.

 

 

La geopolitica artica nel 2025

Spesso le analisi geopolitiche sull’Artico tendono a essere troppo generiche e a trarre conclusioni sommarie che non tengono conto della complessità della regione e delle diverse e molteplici sfide per la sicurezza a nord del Circolo polare artico. Le Svalbard sono indubbiamente un caso di studio sui generis per la sicurezza e la geopolitica artica, date le disposizioni del trattato del 1920 che affermano la sovranità norvegese. Alcune delle preoccupazioni e degli sviluppi geopolitici affrontati in questa sede derivano proprio da questo stato particolare.

 

Tuttavia, altre questioni, legate al ruolo che alcune zone dell’Artico rivestono nelle strategie militari o nell’aumento della competizione tra grandi potenze, potrebbero essere altrettanto rilevanti quando si parla di altre località dell’Artico. Esaminando una zona precisa dell’Artico, come si è fatto in questo caso, possiamo quindi approfondire le preoccupazioni politiche che la riguardano e capire quali scenari potrebbero aprirsi a nord, riconoscendo al contempo la complessità intrinseca della sicurezza e della geopolitica artica. Un esercizio che diventerà sempre più importante negli anni a venire.