Le rotte dell’interdipendenza

I paesi del Sud-est asiatico importano sempre maggiori quantità di GNL dagli Stati Uniti, sia per frenare i dazi reciproci del presidente Donald Trump sia per garantire una maggiore sicurezza energetica interna. Intanto, anche la Russia si affaccia sul mercato

I paesi del Sud-est asiatico importano sempre maggiori quantità di GNL dagli Stati Uniti, sia per frenare i dazi reciproci del presidente Donald Trump sia per garantire una maggiore sicurezza energetica interna. Intanto, anche la Russia si affaccia sul mercato

di Lauren Mai

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onostante la storica dipendenza dai combustibili fossili, il Sud-est asiatico si sta orientando verso un futuro di energie rinnovabili. Molte nazioni di quest’area stanno compiendo ingenti sforzi per divenire carbon neutral, con l’obiettivo immediato di ridurre la dipendenza dall’uso del carbone; tuttavia, la strada scelta dai paesi per dire definitivamente addio al carbone è quella di affidarsi al gas naturale liquefatto (GNL) quale combustibile di transizione conveniente nel contesto di un piano di transizione energetica più ampio. La Thailandia e il Vietnam stanno investendo nel GNL per tutelare la sicurezza energetica nazionale e perseguire al contempo ambiziosi obiettivi climatici. Nel mentre, i principali esportatori di GNL della regione, tra cui Indonesia e Malesia, stanno assistendo a un incremento della domanda interna e stanno iniziando a importarne quantità maggiori.

 

Il flusso di GNL attraverso il Sud-est asiatico ha accresciuto sempre più la dipendenza dell’area dagli Stati Uniti, il più grande esportatore al mondo di questo combustibile: nel 2024, il quantitativo di esportazioni statunitensi destinate ai paesi asiatici è stato pari al 33 percento, con Giappone, Corea del Sud, India e Cina tra i principali importatori. Sebbene storicamente facciano affidamento sul GNL all’interno della regione, i paesi del Sud-est asiatico stanno prendendo sempre più in considerazione l’importazione di GNL dagli Stati Uniti, sia per frenare i dazi reciproci del presidente Donald Trump sia per garantire una maggiore sicurezza energetica interna. Il presente articolo intende fornire una panoramica sugli scenari del GNL in Malesia, Indonesia, Thailandia e Vietnam, nonché su come le importazioni di GNL da diversi paesi influenzano il trasporto e lo stoccaggio di GNL in tutta la regione.

 

Malesia

La Malesia è il maggiore esportatore di GNL del Sud-est asiatico e il quinto esportatore al mondo. Situata lungo il margine meridionale del Mar Cinese Meridionale e al confine con lo Stretto di Malacca, la Malesia si trova al centro di rotte commerciali marittime cruciali per il commercio di energia. Nel 2023, la Malesia disponeva di sei terminali operativi per la liquefazione e di due per la rigassificazione. Nel 2025, la compagnia malese Petroliam Nasional Bhd (Petronas), di proprietà statale, ha rivelato l’intenzione di costruire un terzo terminale di rigassificazione per la nazione. Attualmente, nei pressi di Sabah si sta costruendo una nave galleggiante per il GNL, il cui completamento è previsto per il 2027.

 

Grazie alla solidità delle infrastrutture per il GNL, la Malesia rifornisce tutto il mondo tramite Petronas, che nel luglio 2025 ha celebrato la partenza del primo carico di GNL dal suo nuovo impianto operativo in Canada con destinazione Giappone. La compagnia prevede inoltre di espandere le esportazioni di GNL oltre i propri mercati principali (vale a dire Giappone, Cina e Corea del Sud) verso il Sud-est asiatico, contemplando tanto il Vietnam quanto le Filippine.

 

Sebbene la Malesia già funga da hub del GNL, la sua domanda di energia è in costante aumento del 6,5 percento annuo; di conseguenza, il paese sta aumentando la dipendenza dal GNL per sostenere le riserve energetiche interne e sta valutando la possibilità di importare più GNL per soddisfare il fabbisogno energetico nazionale. Per incrementare le importazioni di GNL e ridurre il deficit commerciale della Malesia con gli Stati Uniti, Petronas si è impegnata ad acquistare il combustibile da questi ultimi per un valore pari a 3,4 miliardi di dollari l’anno. Il primo ministro malese Anwar Ibrahim, tuttavia, ha promesso che Petronas importerà solo quanto necessario a soddisfare il fabbisogno interno della Malesia.

 

Indonesia

L’Indonesia è oggi il settimo esportatore di GNL al mondo e il secondo esportatore del Sud-est asiatico verso la Malesia. Esporta GNL principalmente in Corea del Sud, Giappone e Cina, ma negli ultimi anni ha lentamente perso quote di mercato a favore di paesi come Stati Uniti, Malesia, Qatar e Australia. Attualmente il paese dispone di tre impianti operativi per la liquefazione e di sei per la rigassificazione.

 

Al pari della Malesia, la maggior parte del GNL indonesiano viene esportato in altre nazioni e il paese ha quindi faticato a garantire la sicurezza energetica interna. Per risolvere tale problema, l’Indonesia sta lentamente passando dal diesel al GNL e sta chiedendo agli acquirenti esteri di accettare ritardi nelle spedizioni di GNL in modo da poter soddisfare prima il proprio fabbisogno interno. Anche la compagnia PLN EPI, di proprietà statale, sta portando avanti un progetto da 1,5 miliardi di dollari per distribuire GNL su piccola scala in Indonesia tramite un sistema hub and spoke; tuttavia, la sfida più grande di questo piano consiste nel gestire sia la fornitura di GNL sia i costi infrastrutturali necessari per fornire piccoli volumi di GNL ai propri impianti di rigassificazione. Per gestire sia il mercato delle esportazioni sia la sicurezza energetica interna, l’Indonesia potrebbe dover aumentare le importazioni di GNL e già sta valutando di incrementare le importazioni dagli Stati Uniti. Nell’aprile 2025, il paese ha rivelato che sta valutando di importare altri 10 miliardi di dollari di GNL e petrolio greggio dagli Stati Uniti per compensare il divario commerciale.

 

Thailandia

La Thailandia fa sempre più affidamento sulle importazioni di GNL per la sicurezza energetica a lungo termine. Poiché si prevede che le riserve nazionali di gas del paese si esauriranno nei prossimi 20 anni, la Thailandia sta ampliando i serbatoi di stoccaggio del gas in modo da raggiungere una capacità massima di 26 milioni di tonnellate metriche all’anno (mmtpa) entro il 2037. A oggi, la Thailandia dispone di due terminali di rigassificazione, entrambi di proprietà della compagnia statale PTT Public Company Limited (PTT). La compagnia privata thailandese Gulf Development sta progettando di costruire il terzo terminale di importazione di GNL del paese nel porto di Map Ta Phut, prevedendone l’apertura per il 2029.

 

La Thailandia sta lentamente aumentando le importazioni di GNL dagli Stati Uniti e dai suoi partner; di fatto, PTT ha già stretto accordi a lungo termine con compagnie come Shell e BP. Quest’anno, la Thailandia ha manifestato un particolare interesse a investire nel GNL statunitense quale mezzo per far fronte al surplus commerciale con gli Stati Uniti: ad aprile, il ministro delle finanze Pichai Chunhavajira ha affermato che è già in essere un accordo non specificato per importare nel 2026 un milione di tonnellate metriche di GNL (per un valore di 500 milioni di dollari) nell’ambito di un piano quindicennale che inizierà l’anno prossimo e che assocerà complessivamente 15 milioni di tonnellate. Oltre a questo accordo, ha poi confermato che si sta lavorando alla stesura di un ulteriore contratto per oltre 1 milione di tonnellate di GNL statunitense, per un valore di circa 600 milioni di dollari, a copertura dei prossimi cinque anni. A maggio, la Thailandia ha comunicato che sta valutando di importare fino a cinque milioni di tonnellate di GNL all’anno dall’Alaska.

 

Vietnam

Il Piano di sviluppo energetico n. 8 del Vietnam delinea ambiziosi obiettivi energetici per la nazione. Per raggiungere gli obiettivi climatici, il piano definisce il GNL come combustibile di transizione, prevedendo una capacità di importazione massima di 13,2 milioni di tonnellate all’anno nel 2030, per poi scendere a 8,8 milioni di tonnellate all’anno nel 2050. Il piano mira a costruire 13 nuove centrali elettriche a GNL entro il 2030, dando priorità all’approvvigionamento di GNL da mercati del Sud-est asiatico quali Malesia, Indonesia e Brunei. Attualmente il Vietnam dispone di due terminali operativi per il GNL: il primo è gestito da Petrovietnam gas (PV Gas), sussidiaria di Petrovietnam sostenuta dal governo centrale, che ha importato oltre 300.000 tonnellate di GNL su base spot; il secondo è gestito da Cai Mep LNG, joint venture tra Atlantic, Gulf and Pacific LNG (AG&P LNG) con sede a Singapore e la vietnamita Hai Linh Company.

 

Il Vietnam sta valutando di importare maggiori quantitativi di GNL dagli Stati Uniti per colmare il divario commerciale con questi ultimi. Nel corso di una riunione di governo, il primo ministro vietnamita Pham Minh Chinh ha sottolineato la necessità di acquistare quantitativi maggiori di GNL, mentre PV Gas ha firmato accordi con le compagnie statunitensi Excelerate Energy e ConocoPhillips per l’approvvigionamento di GNL dagli Stati Uniti. Il Vietnam intende fare affidamento sugli USA per ottenere forniture di GNL più costanti, soddisfare la crescente domanda di energia e compensare il calo delle risorse energetiche interne.

 

Altro investitore chiave nel mercato GNL del Vietnam è il Giappone, noto per il solido ecosistema GNL. Nel 2024, un consorzio di aziende energetiche thailandesi, vietnamite e giapponesi ha iniziato a lavorare sul giacimento di gas del Blocco B, situato al largo delle coste del Vietnam: si stima che il valore totale del progetto, compresi lo sviluppo a monte, la costruzione del gasdotto e le centrali elettriche terrestri, valga miliardi di dollari statunitensi. Oltre al Blocco B, la compagnia giapponese Tokyo Gas sta collaborando con la joint venture Thai Binh LNG Power (TBLP) per sviluppare una centrale elettrica a GNL da 1.500 MW e un terminale galleggiante per le importazioni di GNL al largo della costa della provincia di Thái Bình.

 

Il Vietnam sta iniziando a importare GNL anche dalla Russia: in seguito a un accordo sull’energia nucleare tra i due paesi nel gennaio 2025, la Russia si è offerta di esportare GNL in Vietnam e, meno di sei mesi dopo, ha consegnato la prima fornitura di GNL al paese. Il sostegno della Russia arriva in un momento di sanzioni imposte dall’Unione Europea a seguito della guerra con l’Ucraina; quando le sanzioni sono entrate in vigore, i prezzi del GNL sono stati colti da una certa volatilità, dato che le nazioni del Sud-est asiatico si sono ritrovate a competere con quelle europee per il GNL statunitense. Sebbene rappresenti una nuova opzione per la stabilità energetica, l’aumento degli scambi di GNL con la Russia comporta tuttavia il rischio di ritorsioni da parte degli USA; emblematico è il caso dell’India, che si è vista aggiungere da Trump un ulteriore 25 percento ai dazi reciproci del 25 percento dopo che questa ha acquistato petrolio russo. Poiché il Vietnam è fermamente propenso a mantenere relazioni solide con gli Stati Uniti, è improbabile che nel prossimo futuro il paese aumenti significativamente le importazioni di GNL dalla Russia.

 

 

Veduta aerea delle isole Qilianyu, nell’arcipelago delle Paracel, che la Cina considera parte della provincia di Hainan

 

 

Chokepoint geopolitici e preoccupazioni per la sicurezza marittima

Poiché tutti e quattro i paesi continuano a dipendere sia dal Sud-est asiatico sia dagli Stati Uniti per le importazioni di GNL, questa maggiore dipendenza comporta potenziali strozzature geopolitiche che possono interrompere il commercio di GNL in tutta la regione.

 

Potenzialmente, l’ostacolo maggiormente degno di nota potrebbe riguardare il Mar Cinese Meridionale, che rappresenta una rotta commerciale fondamentale per il GNL attraverso il Sud-est asiatico: le tensioni in questo bacino stanno influenzando sempre più la distribuzione di GNL in tutta la regione da parte degli USA, che storicamente hanno svolto un ruolo importante nell’attuale controversia sul Mar Cinese Meridionale, aiutando paesi come il Vietnam e le Filippine ad aumentare le proprie capacità militari per salvaguardare gli interessi comuni in fatto di sicurezza marittima. Un inasprimento delle tensioni con la Cina potrebbe comportare un blocco della rotta commerciale e complicare la distribuzione di GNL dagli USA, oltre che da paesi quali Malesia e Indonesia, al resto della regione.

 

Un potenziale ostacolo geopolitico alla distribuzione del GNL attraverso la Thailandia è il Golfo di Thailandia, confinante con il Mar Cinese Meridionale: storicamente, il golfo e le relative risorse sono stati oggetto di contesa tra i paesi confinanti con la Thailandia, quali Cambogia, Vietnam e Malesia. Le tensioni più profonde si registrano tra Thailandia e Cambogia, soprattutto a causa delle controversie territoriali che oscillano tra le due amministrazioni thailandesi - controversie aggravatesi in seguito al recente scontro al confine tra i due territori. Sebbene i due paesi abbiano concordato un cessate il fuoco incondizionato, le tensioni non si sono ancora allentate; di conseguenza, il rischio che ciò impedisca ai paesi del Golfo di Thailandia di ricevere GNL continua a incombere sull’intera regione.

 

Verso una trasformazione dei flussi

Con l’aumento della dipendenza dal GNL aumentano anche le importazioni dagli Stati Uniti. Le nazioni del Sud-est asiatico vedono nelle importazioni di GNL dagli USA un mezzo per colmare i rispettivi divari commerciali con questi ultimi, soprattutto a fronte dell’incombente minaccia dei dazi reciproci avanzata da Trump. Tale maggiore dipendenza accresce le preoccupazioni circa il ruolo che gli Stati Uniti svolgono nella geopolitica asiatica. Le tensioni nel Mar Cinese Meridionale potrebbero compromettere i punti cruciali del commercio di GNL nella regione; tuttavia, dato l’approccio imprevedibile dell’amministrazione Trump alla regione, non è chiaro per quanto tempo le nazioni del Sud-est asiatico intendano fare affidamento sul GNL statunitense. Con l’ingresso di nuovi attori come la Russia nell’offerta di GNL, il panorama globale dei flussi di gas naturale liquefatto nel Sud-est asiatico è in via di trasformazione.