Il sogno di un mercato unico dell’energia

L’ASEAN punta a un mercato integrato, con l’obiettivo di garantire forniture energetiche sicure e accessibili. Al momento però prevalgono gli scambi bilaterali: l’unico collegamento multilaterale operativo coinvolge Laos, Thailandia, Malesia e Singapore

L’ASEAN punta a un mercato integrato, con l’obiettivo di garantire forniture energetiche sicure e accessibili. Al momento però prevalgono gli scambi bilaterali: l’unico collegamento multilaterale operativo coinvolge Laos, Thailandia, Malesia e Singapore

di Dinita Setyawati e Shabrina Nadhila

L’

ASEAN si candida a hotspot di crescita per un mercato elettrico dinamico e profittevole. Gli operatori guardano con interesse all’Australia e al Giappone come porte d’ingresso al settore energetico asiatico, mercati già maturi e liberalizzati, con contratti derivati in espansione. All’interno dell’ASEAN, Filippine e Singapore offrono percorsi privilegiati grazie all’apertura dei loro sistemi e ai piani di importazione di energia pulita, mentre il Vietnam si muove verso la liberalizzazione sostenuto da ambiziosi programmi di sviluppo delle rinnovabili. Con l’avanzare dell’integrazione regionale, l’area potrebbe generare la massa critica necessaria ad attrarre una partecipazione sempre più ampia da parte degli operatori globali.

 

 

Reti e interconnessioni

La cooperazione regionale nel Sud-est asiatico presenta diversi livelli di integrazione, soprattutto in termini di interconnessioni elettriche transfrontaliere. Attualmente sono in corso delle iniziative di elettricità transnazionale finalizzate a consentire scambi bilaterali e multilaterali, e tuttavia, a oggi, le interconnessioni dell’ASEAN sono ancora limitate: dei 18 piani di interconnessione, solo otto sono stati portati a termine, per una capacità totale delle linee di trasmissione transfrontaliere di 7,7 gigawatt (GW).

 

 

Un impianto fotovoltaico in Indonesia. Nel Sud-est asiatico la complementarietà stagionale e giornaliera di solare, eolico e idroelettrico, unita alla riduzione dei costi, rafforza il ruolo delle rinnovabili nel bilanciare domanda e offerta di energia

 

 

Queste interconnessioni sono principalmente trainate da cooperazioni energetiche bilaterali basate su accordi a lungo termine per l’acquisto dell’energia. Per esempio, i paesi dell’ASEAN esportano e importano elettricità regolarmente, anche se per volumi modesti. La regione genera circa 1.053 terawattora (Twh) di elettricità l’anno, di cui 36 TWh sono scambiati oltre confine; tali flussi sono per la maggior parte bilaterali e unidirezionali, con un paese che esporta e un altro che importa.

 

A raccogliere il testimone della promozione dell’interconnettività nella regione sarà probabilmente Singapore, paese che, dati i vincoli della sua geografia, per l’approvvigionamento energetico deve necessariamente far affidamento sui paesi vicini. Nel meccanismo degli scambi bilaterali, il maggior esportatore di elettricità è di gran lunga il Laos.

 

A seguito dell’interconnessione multilaterale tra Repubblica Popolare Democratica del Laos, Thailandia, Malesia e Singapore nell’ambito dell’iniziativa ASEAN Power Grid (APG), finalizzata alla realizzazione di una rete elettrica regionale interconnessa, si attende, dopo l’ottobre di quest’anno, l’avvio dell’operazionalizzazione del relativo protocollo d’intesa rafforzato, che dovrebbe portare a un sostanziale progresso nell’agenda dell’iniziativa APG.

 

La condivisione delle risorse nell’ambito dell’interconnessione avrà l’effetto di ridurre al minimo le ridondanze della capacità di generazione e portare a un aumento della quota di rinnovabili, bilanciando domanda e offerta a livello transfrontaliero.

 

 

Il potenziale delle rinnovabili

 

Nella Malesia peninsulare e a Singapore, ad esempio, nel periodo tra gennaio e aprile i fattori di capacità solare raggiungono all’incirca il 20 percento, mentre tra maggio e ottobre in Indonesia i fattori di capacità eolica toccano il 30 percento: questa complementarietà stagionale prospetta un bilanciamento naturale tra domanda e offerta, evidenziando i vantaggi dei progetti di interconnessione regionale e stimolando all’uso di energia pulita per promuovere relazioni di mutuo vantaggio tra i paesi con opportunità di mercato e con un potenziale di rinnovabili variabile.

 

 

Per facilitare gli scambi energetici tra i paesi dell’ASEAN oltre alle infrastrutture fisiche servono infrastrutture soft, come la condivisione dei dati, l’integrazione della gestione della rete, l’armonizzazione dei quadri normativi e delle regole di mercato

 

 

In virtù del loro diverso andamento giornaliero, la generazione solare e quella eolica sono naturalmente complementari l’una all’altra. La resa solare raggiunge un picco intorno a mezzogiorno e declina all’avvicinarsi del tramonto, mentre in molte regioni la velocità del vento tende ad aumentare di sera e di notte, contribuendo a bilanciare il calo della generazione solare.

 

Questo, inoltre, consente agli investitori di pianificare gli investimenti con maggior efficienza ragionando sul costo livellato dell’energia elettrica (LCOE, Levelized Cost of Electricity). In diversi paesi dell’ASEAN l’energia solare e l’eolica rappresentano le opzioni di investimento più convenienti, mentre la bioenergia rimane la fonte rinnovabile più costosa. In Indonesia, Malesia e Thailandia, il costo livellato dell’energia elettrica per le bioenergie varia dai 59 ai 98 dollari per megawattora (Mwh), ed è quindi superiore a quello del carbone, che è di circa 60 dollari per MWh, e a quello del gas, che si attesta sui 42-43 dollari per MWh in Malesia, Singapore e Thailandia. Per contro, nella Repubblica Democratica del Laos l’idroelettrico è l’opzione più a basso costo, con circa 25 dollari per MWh, mentre in Vietnam e Thailandia il solare ha un LCOE medio di 44-50 dollari per MWh, e nelle Filippine, in Thailandia e in Vietnam l’eolico oscilla tra i 43 e i 73 dollari per MWh.

 

Sono molti gli ambiti in cui l’interconnessione elettrica regionale offre vantaggi preziosi: tra essi, la transizione verso l’energia pulita, la sicurezza energetica e la finanza. I paesi possono rafforzare la propria sicurezza energetica diversificando le risorse energetiche, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili e riducendo il rischio di non recuperabilità degli attivi e di volatilità dei prezzi.

 

 

Le infrastrutture “soft” necessarie

Con un’interconnessione più forte, i paesi dell’ASEAN potranno procedere a scambiare energia a livello regionale. Vi sono tuttavia diverse questioni tecniche e istituzionali da affrontare: per rendere possibile gli scambi energetici regionali non servono solo infrastrutture fisiche ma anche infrastrutture soft, come la condivisione dei dati, l’integrazione della gestione della rete, l’armonizzazione dei quadri normativi, l’allineamento delle regole di mercato, una pianificazione coordinata e dei meccanismi di costruzione della fiducia tra i paesi partecipanti.

 

Per rendere solido il mercato servono necessariamente ulteriori misure che garantiscano l’efficienza degli accordi nazionali, con tutele per far fronte alle variazioni nei prezzi nazionali dell’elettricità; servono meccanismi di fissazione dei prezzi analoghi nei diversi paesi tra cui hanno luogo gli scambi, per ridurre le distorsioni iniziali del mercato; infine, bisogna garantire una capacità di trasmissione adeguata. Inoltre, i diversi paesi possono avere ciascuno valide ragioni per mitigare i rischi di prezzo legati all’integrazione del mercato dell’elettricità con contratti a lungo termine a prezzo fisso anziché con ricorrendo al mercato del giorno prima, e questo fatto va tenuto in debita considerazione.

 

Grazie al loro mercato liberalizzato, Singapore e le Filippine potrebbero emergere come punti d’ingresso chiave per gli operatori elettrici mondiali. Nel 2001 Singapore ha avviato l’apertura del proprio mercato della vendita al dettaglio alla concorrenza e nel 2018 ha dato pieno accesso a tutti i consumatori. Ancora nel 2018, le Filippine hanno aperto alla concorrenza il mercato retail e hanno inaugurato il libero accesso alla rete di distribuzione. Anche altri mercati si stanno muovendo verso una maggiore apertura, come Vietnam e Malesia, che hanno dato il via libera alle imprese per la fornitura diretta di energia elettrica.

 

Nonostante i timori politici sul finanziamento dei progetti transfrontalieri, le mega iniziative infrastrutturali nel settore energetico possono sbloccare opportunità finanziarie che altrimenti sarebbero fuori portata. Accorpando la domanda e creando economie di scala, queste grandi iniziative rendono finanziariamente più interessante investire nelle aree rurali, che spesso sono considerate troppo piccole o rischiose; in questo modo, tali iniziative non solo mobilitano capitali ma estendono anche i benefici dell’energia pulita e affidabile a comunità che solitamente vengono lasciate indietro, e ciò amplifica l’impatto economico, sociale e ambientale della connettività elettrica. L’accesso all’energia importata, inoltre, ridurrebbe l’esposizione dei paesi ai rischi delle filiere di fornitura e alla volatilità dei prezzi del gas per l’elettricità, come nel caso di Singapore e Thailandia.

 

I recenti sviluppi della questione dei dazi statunitensi sono un campanello d’allarme che sollecita a rafforzare l’alleanza tra i paesi dell’ASEAN. Le esportazioni di energia solare dalla regione saranno probabilmente duramente colpite dai dazi di Trump, che renderanno il prodotto non competitivo. L’allontanamento dai mercati statunitensi può favorire gli investimenti locali nell’energia pulita e dunque la creazione di filiere di fornitura nazionali. Approfondendo gli scambi energetici regionali e armonizzando le politiche, i paesi del Sud-est asiatico potranno anche proteggersi dagli shock esterni, mettere in comune le risorse rinnovabili e ridurre i costi. Tale collaborazione non solo ridurrà la dipendenza dalle tecnologie d’importazione e dalla volatilità delle filiere di fornitura mondiali ma farà anche emergere il Sud-Est asiatico come forza collettiva nel panorama della transizione verso l’energia pulita.