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Biden, i successi e le sfidedi Rita Lofano 
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Focus Americano

Biden, i successi e le sfide

di Rita Lofano 

Il 2023 sarà l’anno del GNL americano: gli USA resteranno il primo fornitore dell’Europa, vendendo a prezzi praticamente raddoppiati. Ma per la Casa Bianca non mancheranno i problemi sia in campo economico sia politico. E, sullo sfondo, ancora la crisi ucraina

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nd the winner is...” Joe Biden, che si aggiudica l’Oscar del petrolio per “il miglior affare dell’anno”. La decisione del presidente americano di mettere sul mercato 180 milioni di barili di petrolio delle Riserve Strategiche da marzo ad oggi (per combattere l’impennata dei prezzi dell’energia dopo l’invasione russa dell’Ucraina) avrebbe fruttato all’amministrazione statunitense 17,3 miliardi di dollari. Ha venduto mentre le quotazioni erano alte (il WTI ha raggiunto il picco di 124 dollari al barile a marzo per poi ripiegare intorno ai 73 a dicembre), ad un prezzo medio di 96,25 dollari al barile. Ora per riempire di nuovo le Riserve Strategiche (scese a circa 382 milioni di barili) intende acquistare quando i prezzi verranno scambiati “stabilmente” sui 70 dollari. Se anche il petrolio venisse pagato 72 dollari al barile (al top della forchetta indicata) quei 17,3 miliardi incassati dall’amministrazione a stelle e strisce consentirebbero di ricomprare 240 milioni di barili, un terzo in più.

 

 

L’Oscar del gas

 

E nel 2023? Biden punta a un altro Oscar, quello del gas. Quest’anno l’export di GNL americano ha toccato il record di 3.500 miliardi di piedi cubi (dati EIA, Energy Information Administration). Nella prima metà del 2022, gli Stati Uniti sono diventati il principale esportatore al mondo di Gas naturale liquefatto, superando Qatar e Australia, sull’onda della domanda arrivata dall’Europa. Nei primi 11 mesi dell’anno le spedizioni di GNL americano verso il Vecchio Continente sono aumentate del 137 percento rispetto al 2021 (dati Kpler), pari a più della metà delle importazioni totali nella regione che avrà bisogno di alimentare gli stoccaggi intaccati quest’anno per il venir meno delle forniture di Mosca.

 

la fotoUna pretroliera americana. Da marzo a oggi il presidente americano ha messo sul mercato 180 milioni di barili di petrolio delle Riserve Strategiche. 

 

Gli Stati Uniti possono contare su una maggiore disponibilità GNL da vendere sul mercato spot rispetto ai principali competitor nel settore, Qatar e Australia. Sono molto più competitivi anche dal punto di vista del trasporto. Un esempio su tutti: la distanza da Cove Point, nel Maryland, al porto di Brunsbuttel in Germania, è praticamente la metà rispetto a quella che dovrebbe percorrere un cargo proveniente dal Qatar. Più vicina all’Europa c’è solo l’Algeria ma opera soprattutto con contratti a lungo termine. Questo significa che gli Stati Uniti continueranno a rappresentare il primo fornitore di GNL dell’Europa anche nel 2023, vendendo a prezzi praticamente raddoppiati, dopo il record di 35 miliardi di dollari incassati fino settembre del 2022 (da 8,3 miliardi nello stesso periodo del 2021, dati EIA).

 

 

L’export di greggio

 

Se il gas liquefatto è la punta di diamante dell’energia americana, gli Stati Uniti sono sulla buona strada per diventare esportatori netti di petrolio nel 2023. Le esportazioni di greggio estratto negli States hanno raggiunto la cifra record di 3,4 milioni di barili al giorno (bpd) e quelle di prodotti raffinati come benzina e diesel ammontano ad altri 3 milioni. Per contro, a novembre le importazioni nette di greggio hanno toccato il livello minimo dal 2001 a 1,1 milioni di bpd contro, ad esempio, gli oltre 7 milioni di barili al giorno di import di 5 anni fa. Ma i giacimenti americani di shale stanno invecchiando e la crescita della produzione ha rallentato il ritmo. Per il prossimo anno si prevede un’estrazione pari a 12,34 milioni di bpd a condizione però che i prezzi rimangano alti al punto tale da incoraggiare gli investimenti. La sola domanda interna di petrolio nel 2023 è stimata in aumento dello 0,7 percento a 20,51 milioni di barili.

And the winner is... Joe Biden. Si aggiudica l’Oscar del petrolio per il miglior affare dell’anno

Gli operatori dei terminali si stanno affrettando ad aumentare la capacità, anche per adattarli ai giganteschi cargo che possono trasportare oltre 2 milioni di barili petrolio. L’amministratore delegato del più importante impianto d’America per l’export di greggio, Sean Strawbridge, ceo del porto di Corpus Christi, in Texas, vede “una meravigliosa opportunità” per i produttori americani e stima per il quinto porto più grande degli Stati Uniti e il più profondo del Golfo del Messico, un aumento di export da 100.000 barili al giorno, dopo il record di 2,2 milioni di spedizioni toccato ad ottobre.

 

 

Un anno difficile per Biden

 

In sala comando il motto è cambiato: “qui Houston, NON abbiamo un problema”. In realtà l’ufficio complicazioni è sempre aperto, basta passare dalle parti di Capitol Hill. A gennaio inizia una nuova legislatura, i repubblicani tornano al timone alla Camera e per Biden non sarà una passeggiata. Soprattutto se confermerà di voler tentare il bis alla Casa Bianca nel 2024. Altro giro altra corsa. È sempre campagna elettorale, bisognerà vedere se la buona stella continuerà ad accompagnarlo come nel voto di midterm.

 

C’è una guerra che a febbraio compirà un anno, c’è l’inflazione che non è ancora domata e una recessione che incombe. C’è l’incognita Cina che ha rinunciato alla politica zero Covid ma prevede un milione di morti. E c’è ancora il Dragone di Pechino che fa esercitazioni militari con la Russia e continua a presidiare lo spazio aereo e navale di Taiwan. Comincia a vedersi la sceneggiatura. La regia resta di Biden, ma per la statuetta gli serve una prova da manuale, ha bisogno che l’America sia sempre l’America.