Ultimo numero: 60/The race for critical minerals
Superare la dipendenza UEdi Sofia De Paolis e Luca Giansanti
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La via europea alle materie prime critiche

Superare la dipendenza UE

di Sofia De Paolis e Luca Giansanti

L’Unione Europea affronta per la prima volta con il Critical Raw Materials Act il problema della dipendenza dai minerali critici con una strategia mirata a diversificare le fonti di approvvigionamento, migliorare la supply interna, e al contempo promuovere la sostenibilità

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I

l rapido incremento della domanda di minerali critici trainata dallo sviluppo delle tecnologie green e digitali ha spinto l’Unione Europea (UE) verso una fase cruciale. La pandemia di COVID-19, la crisi dei semiconduttori e gli eventi geopolitici recenti, come l’aggressione russa all’Ucraina hanno evidenziato le vulnerabilità di un sistema economico fortemente dipendente dalla concentrazione delle risorse. La dipendenza dell’UE da Paesi come la Repubblica Democratica del Congo, il Sudafrica, la Russia e la Cina solleva preoccupazioni sui rischi geopolitici e sugli spostamenti di potere trainati dai cambiamenti in corso nei mix energetici, dai mutamenti climatici e da un più ampio riordino delle strutture globali.

 

 

Il fenomeno è globale: il mercato dei minerali critici ha registrato una crescita esponenziale, toccando i 320 miliardi di dollari e segnando un aumento del 30 percento degli investimenti nel 2022. L’importanza strategica delle materie prime critiche (MPC) non è limitata al continente europeo, come dimostrano le liste di minerali critici stilate da Canada, Stati Uniti e Regno Unito nel 2021 e nel 2022.

 

Allo stesso modo le iniziative unilaterali dei Paesi e delle aziende private coinvolte nell’estrazione e lavorazione di minerali critici potrebbero generare tensioni e innescare misure di ritorsione commerciale. L’aumento globale delle restrizioni all’esportazione delle materie prime critiche, promosse da paesi come Cina, India, Argentina, Russia, Vietnam e Kazakistan, sottolinea ulteriormente la complessità della questione. Paesi come la Cina, che dominano il mercato delle terre rare e di molte materie prime necessarie, esercitano un’influenza significativa. Al riguardo, si possono citare le ritorsioni commerciali sulle terre rare di Pechino nei confronti del Giappone nel 2011 e le attuali restrizioni alle esportazioni di gallio, germanio e grafite verso l’UE.

 

Il nuovo regolamento europeo

 

Il 16 marzo 2023 la Commissione europea (CE) ha introdotto la proposta di una normativa sulle materie prime critiche, prendendo atto dell’urgenza di ridurre la dipendenza dell’Unione dalle importazioni. Questo quadro normativo, concordato dai legislatori e adottato dopo tre mesi di negoziati, mira a ridurre le dipendenze strategiche dell’UE da specifici fornitori di MPC e a migliorare la resilienza della catena di approvvigionamento.

Il regolamento individua per la prima volta una serie di materiali (sia critici sia strategici) essenziali per assicurare il raggiungimento degli obiettivi della transizione green e digitale dell’UE, nonché per l’utilizzo nel settore aerospaziale e della difesa.

 

 

 

la fotoUn’ingegnere al lavoro su macchinari per migliorare la qualità della produzione e ridurre gli sprechi nel processo. Gli investimenti nella circolarità, nell’innovazione e in progetti riguardanti le MPC possono contribuire in modo sostanziale a limitare le dipendenze dell’Ue

 

 

La normativa definisce misure atte a migliorare la raffinazione, la lavorazione e il riciclo delle MPC e snellisce le procedure di autorizzazione per i progetti relativi a queste materie prime in seno alla UE. Inoltre, stabilisce dei parametri di riferimento, con l’obiettivo di guidare la creazione di capacità produttive del continente e al contempo diversificare le catene di approvvigionamento entro il 2030:

 

• almeno il 10 percento delle MPC consumate dovrebbe essere estratto da miniere all’interno dell’UE;

 

• almeno il 40 percento delle MPC consumate dovrebbe essere raffinato all’interno dell’UE;

 

• almeno il 25 percento delle MPC consumate dovrebbe provenire da attività di recupero e riciclaggio;

 

• non oltre il 65 percento del consumo annuo di ogni singola MPC dovrebbe essere soddisfatto da forniture provenienti da un’unica fonte di un Paese terzo.

 

 

A complemento della legislazione, consapevole delle sfide poste dalla concentrazione geografica di queste risorse e della conseguente dipendenza dalle importazioni da Paesi terzi, l’UE da qualche anno sta lavorando al fine di garantire una diversificazione delle catene di approvvigionamento  avvalendosi dello strumento dei partenariati strategici come dimostrano i memorandum d’intesa firmati con il Canada e l’Ucraina nel 2021, seguiti dagli accordi del 2022 con la Namibia e il Kazakistan e del 2023 con l’Argentina, il Cile, lo Zambia e la Repubblica Democratica del Congo. Tali partenariati si focalizzano sull’integrazione delle catene del valore delle materie prime con i Paesi terzi, sulla definizione e individuazione di progetti comuni e sulla promozione della ricerca e dello sviluppo nel rispetto di rigorosi standard ambientali, sociali e di governance (ESG).

 

 

La corsa degli USA e i tentativi di accordo

 

Nell’odierna corsa alle materie prime l’Europa non è sola: anche gli Stati Uniti affrontano le sfide legate alle forniture di MPC, in particolare quelle cruciali per gli obiettivi energetici sostenibili. Attraverso l’Inflation Reduction Act (IRA) del 2022, il Congresso degli Stati Uniti e l’amministrazione Biden hanno introdotto delle misure per incentivare l’acquisto di veicoli elettrici domestici, offrendo ai cittadini la possibilità di accedere a crediti d’imposta per l’acquisto di veicoli statunitensi, purché i minerali e i componenti delle batterie provengano dal territorio nazionale. Tali misure, volte a promuovere la produzione e la raffinazione di MPC, hanno sollevato preoccupazioni in Europa per l’esclusione di minerali e componenti per batterie di origine comunitaria.

 

In risposta, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il Presidente Biden hanno istituito una task force IRA con l’intento di trovare una soluzione che consenta ai veicoli dell’UE di beneficiare di crediti d’imposta negli Stati Uniti, annunciando anche l’intenzione di stipulare un accordo USA-UE sui minerali critici. Il negoziato in corso, tuttavia, si scontra con alcuni ostacoli riflettenti punti di vista divergenti sulla sua portata e sull’approccio da tenere nei confronti della Cina. Nonostante gli sforzi, l’accordo rimane in una fase di stallo, evidenziando la complessità nel coordinare prospettive diverse sui minerali critici e sulla resilienza delle loro catene di approvvigionamento.

 

Le materie prime critiche hanno assunto un ruolo di primo piano come vettori di dipendenza e rischio geopolitico, imponendo esternalità significative sul commercio internazionale. Data la loro importanza per la transizione verde e digitale, l’imperativo dell’UE è quello di affrontare le questioni legate alle dipendenze e diversificare le relazioni con i Paesi terzi. adottando un approccio globale e multilivello. Tuttavia, inevitabilmente l’Unione rimarrà comunque a lungo dipendente dall’importazione di materie prime da Paesi terzi.

 

 

Un approvvigionamento sostenibile

 

In questo contesto, assumono un ruolo di primo piano gli investimenti nella circolarità, nell’innovazione e nel finanziamento di progetti europei riguardanti le MPC che possono contribuire in modo sostanziale a limitare le dipendenze dell’UE. Attraverso questo intricato percorso che coinvolge numerosi paesi e risorse, l’UE deve lavorare per garantire non solo un accesso equo ai minerali critici necessari, ma anche per emergere come leader mondiale nella promozione di un ecosistema di materie prime sostenibile e diversificato. È grazie a questo ruolo di trasformazione che l’Unione Europea si trova in prima linea nel plasmare un futuro in cui l’accesso ai minerali critici sia più equo, sostenibile e favorevole alla collaborazione globale.