Ultimo numero: 60/The race for critical minerals

Perché salvare l’Antartico ci riguarda tutti

di Roberto Di Giovan Paolo 

Clima

Perché salvare l’Antartico ci riguarda tutti

di Roberto Di Giovan Paolo 

Cambiamento climatico, infezioni aviarie trasmissibili, ma anche risorsa naturale ed energetica. L’ Antartico non è “lontano” e rispecchia i problemi del presente e del futuro di tutti i Paesi, non solo di quelli vicini.

6 min

L’ Antartico sta cambiando volto. Sarà anche normale sui tempi lunghi come sostengono alcuni, ma i tempi lunghi prevedono decine di generazioni successive ed almeno, per quanto ci riguarda, dovremo farci i conti. Vediamo intanto i dati: il Data center dello "Us National snow and Ice" conferma per gli ultimi tre anni la presenza record di ghiaccio in movimento (e dunque staccatosi dalla terra) intorno a tutto l’Antartico. Ciò indica non più un’eccezione ma una continuità di condizioni ambientali: 1,99 milioni di chilometri quadrati nello scorso febbraio 2023, per dare una idea del “galleggiante”. Il dato sarebbe ininfluente se si fermasse solo all’Antartico, ma più ghiaccio in movimento - dal momento che il ghiaccio riflette le radiazioni solar - vuol dire più riscaldamento nell’Oceano con conseguenze per l’Oceano stesso e per le correnti che lo attraversano sotterraneamente. Oltre al fatto che ciò incide sulla formazione di fitoplancton che depura l’aria dell’anidride carbonica, ma sono anche il pasto di specie antartiche come i pinguini.

 

Cosa dice la scienza

 

Queste notazioni sono state riprese anche dal “Journal of Climate” dove si mantiene un atteggiamento prudente e scientifico e quindi si insiste sulla necessità di investigare ciò che ha cambiato la composizione della calotta di ghiaccio dal 1979 ad oggi, non senza notare che è difficile non mettere in relazione i cambiamenti nei venti e nelle correnti con i cambiamenti climatici annotati nello stesso periodo. Gli scienziati coinvolti nelle ricerche stanno adottando nuovi parametri di misurazione soprattutto sulla temperatura dell’Oceano e la sua salinità. Su queste stesse tematiche sta lavorando molto l’“Australian Antarctic Programm Partnership”, finanziato dal Governo australiano e che propone diversi progetti specifici di settore.

 

Cosa fa l’Australia

 

Il primo prevede un’attenzione ai cambiamenti climatici su tre fronti: l’impatto dell’atmosfera; i segni nel ghiaccio dei cambiamenti climatici con carotaggi particolari; in ultimo le relazioni tra lo scioglimento del ghiaccio nell’ecosistema Antartico ma che lo veicolano attraverso l’Oceano ai Paesi vicini (per modo di dir) che sono bagnati da un Oceano più caldo e con correnti e venti modificati. E poi progetti di oceanografia e sull’ambiente animale, su cui spesso si registra interesse non solo degli scienziati. Anche perché i fatti in natura non rimangono certo confinati solo in quelle terre.

 

Il caso dell’influenza aviaria

 

Prendiamo una recente indagine scientifica su una influenza aviaria, la H5N1: alcuni pinguini reali dell’Antartico sembravano essere una questione “locale”; ma lo stesso ceppo di influenza aviaria H5N1 è stata rintracciata in molti uccelli di lungo percorso che fanno tappa alla fine della rotta oceanica in Inghilterra e Scozia, dove sono stati trovati, e ormai con continuità da due anni, uccelli di varie specie con le stesse affezioni. E con il rischio- sottotraccia ma non troppo- di un salto di specie (umani non esclusi). E che l’Antartico sia un laboratorio diffuso sia in campo di cambiamento climatico che di biodiversità lo conferma la presenza non solo di Paesi che sono attorno al “Continente di ghiaccio”, ma anche di quelli che possono inviare spedizioni scientifiche (spesso permanenti) da Paesi impegnati in questi campi scientifici, e non solo in questi, visto che pure di economia si parla molto.

 

Non solo valori umani

 

Prendiamo qualche numero della rivista Nature, un settimanale scientifico fondato sulla “peer-review” scientifica, e scopriamo che molti dei benefici per la natura, l’ambiente, il clima, gli oceani non sono solo valori umani e ambientali ma anche calcolabili economicamente: il rilascio di Co2 a cui fa fronte il continente di ghiaccio è valutabile in valori economici medi, secondo questi studi, a circa 180 miliardi di dollari l’anno mentre non sono da trascurare, per i Paesi vicini anche il turismo, che giunge alla cifra di circa 820 milioni di dollari, né ovviamente la pesca che tra Antartico e Patagonia supera  abbondantemente i 400 milioni di dollari. Lo studio recente, pubblicato dalla rivista della Springer a fine febbraio 2024, può sembrare singolare e certamente necessita di approfondimento settoriale, soprattutto nella massa di copertura maggiore dei servizi legati alla questione del cambiamento climatico e del CO2, ma testimonia di certo un interesse economico che giustifica la presenza scientifica (e politica) di Stati Nazionali.

 

 

La ricerca in Italia

 

E per intenderci anche l’Italia è presente: con la sua 39esima spedizione annuale nel 2023-24 coordinata dall’ENEA, la stazione Mario Zucchelli (estiva) e la stazione Concordia (annuale assieme alla Francia). Ogni anno partono per l’Antartide circa 200 persone tra tecnici e ricercatori, mentre sono in totale circa 300 i ricercatori italiani, selezionati tra quelli del CNR, ENEA, Università ed Enti Pubblici italiani, che svolgono a tempo pieno attività di ricerca nell’ambito del programma antartico.