Ultimo numero: 61/Decarbonizing the hard-to-abate sectors
Decarbonizzazione, l’importanza del si e… di Moises Naim 
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Prospettive e opportunità

Decarbonizzazione, l’importanza del si e… 

di Moises Naim 

Un approccio che combini diverse soluzioni tecnologiche è essenziale per mitigare efficacemente il cambiamento climatico. La CCS, se integrata con rinnovabili, efficienza energetica e altre tecnologie, può dare un contributo importante, soprattutto nelle industrie hard to abate

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on esiste attore che non conosca la tecnica del “sì, e...”. Per creare chimica sul palco e dare vita a un’improvvisazione, gli attori devono essere ricettivi, aperti a ciò che gli altri colleghi portano sulla scena; pertanto, anziché un “no, ma...”, durante un’improvvisazione ogni risposta richiede che si inizi con un “sì, e...”. Perché? Perché dire “sì, e...” consente di prendere dagli altri ciò che è utile per poi sviluppare una situazione. La tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) dovrebbe essere vista come un momento “sì, e...”: quando qualcuno propone un progetto per la cattura e lo stoccaggio del carbonio, la nostra prima risposta dovrebbe essere quella di accettare e di costruire a partire da quell’opportunità, intendendola come parte di una serie di politiche climatiche che, insieme, possono aiutarci ad affrontare il problema.  

 

Nella lotta al cambiamento climatico non esistono soluzioni ottimali; il problema è talmente ampio e totalizzante che solo un approccio alla “sì, e...” può fare la differenza. La tecnologia CCS non può risolvere da sola la crisi climatica – del resto, nessuna tecnologia può farcela bastando a sé stessa – e vedere le strategie climatiche attraverso la lente del “no, ma...” è poco pratico, oltre che controproducente. Non abbiamo di fronte un elenco di opzioni tra cui scegliere, ma una serie di approcci tutti diversi tra loro che devono essere perseguiti in parallelo.  

 

 

CCS, potenzialità e limiti 

Che la CCS giochi un ruolo di primo piano sul palcoscenico della mitigazione del clima è un’ovvietà: non solo possiede le potenzialità per ridurre in maniera significativa le emissioni di carbonio da fonti industriali e centrali elettriche, catturando fino al 90 percento delle emissioni di CO2 prodotte in determinati contesti, ma è anche particolarmente preziosa per le industrie difficili da decarbonizzare, come quelle coinvolte nella produzione di cemento e acciaio. Inoltre, questa tecnologia può aiutare a raggiungere un bilancio negativo se combinata con la bioenergia (BECCS), poiché consente di fatto di rimuovere CO2 dall’atmosfera. 

 

 

la fotoBioreattori tubolari pieni di alghe verdi che fissano la CO2, Arcos de la Frontera, Spagna. Anche tecnologie meno convenzionali, come il Marine Cloud Brightening o la fertilizzazione degli oceani, potranno avere un ruolo nella grande lotta contro il cambiamento climatico

 

 

Naturalmente, la CCS non è esente da sfide: i costi associati possono essere elevati, comprendendo in essi quelli per la cattura, il trasporto e lo stoccaggio della CO2. Anche la variabilità geologica rappresenta una sfida significativa: a livello globale i siti di stoccaggio idonei non sono distribuiti in maniera uniforme e può risultare difficile individuarli e convalidarli – senza considerare la mole di tempo talvolta necessaria per l’intero processo. Come è noto, poi, il trasporto della CO2 dai siti di cattura a quelli di stoccaggio aggiunge un’altra tacca all’insieme di difficoltà logistiche e non vanno nemmeno tralasciate le incertezze sull’affidabilità a lungo termine dello stoccaggio della CO2 (compresi i potenziali rischi di fuoriuscita insiti nella relativa immaturità tecnologica dei metodi di stoccaggio attualmente in uso). 

 

Ciò nonostante, la CCS funziona brillantemente in alcuni contesti e ne è riprova il progetto norvegese Sleipner: in funzione dal 1996, il sistema è in grado di stoccare con successo la CO2 negli acquiferi salini profondi sotto il Mare del Nord, a dimostrazione che, con le giuste condizioni geologiche e il corretto supporto normativo, la CCS può funzionare - e anche bene. Sul versante opposto restano invece le regioni che non godono di tali condizioni favorevoli, costrette a far fronte ad ostacoli significativi. Chi cerca nella CCS una panacea per tutti i mali rimarrà deluso, ma è pur vero che chi cerca una panacea viaggia sulla prospettiva sbagliata a prescindere.  

 

 

Approccio “sì, e” alle tecnologie climatiche 

La CCS è un’alternativa valida? Sì, e anche altre tecnologie climatiche possono dare il loro contributo, rimanendo nella rispettiva nicchia. L’energia solare e l’energia eolica sono straordinarie fonti di energia rinnovabile, ma non sono costanti e dipendono dalle condizioni geografiche e meteorologiche: la prima prospera nelle regioni soleggiate come gli Stati Uniti sud-occidentali, mentre la seconda è molto efficace nelle zone ventose come le Grandi Pianure. 

 

Per quanto fondamentali per mitigare l’intermittenza delle fonti rinnovabili, le tecnologie basate sulle batterie di accumulo presentano delle sfide, tra cui costi elevati, capacità di accumulo limitate e vincoli di disponibilità delle risorse legate ai materiali delle batterie. L’idrogeno rappresenta un’altra strada promettente per lo stoccaggio e il trasporto dell’energia, ma è una tecnologia che richiede progressi di una certa caratura per quanto riguarda l’efficienza della produzione e lo sviluppo delle infrastrutture. 

 

 

la fotoUn impianto nucleare.. Un percorso credibile verso lo zero netto deve includere l’energia nucleare: una fonte matura, sicura e a emissioni zero che diversi paesi hanno abbandonato dopo Chernobyl. I nuovi progetti di centrali nucleari sono molto più sicuri per la salute umana rispetto alla combustione del carbone

 

 

Alcune tecnologie “sì, e...” hanno sofferto di una cattiva immagine pubblica, e anche questo deve cambiare. Nessun percorso verso lo zero netto è credibile senza una spinta rinnovata nella generazione di energia nucleare: una fonte di energia matura, sicura e a emissioni zero che i paesi hanno incautamente abbandonato nel panico seguito al disastro di Chernobyl. I nuovi progetti di centrali nucleari sono molto più sicuri per la salute umana rispetto alla combustione del carbone. Dobbiamo dire “sì, e...” anche a loro. 

 

Anche le tecnologie meno convenzionali svolgeranno il loro ruolo nella grande lotta contro il cambiamento climatico. Fertilizzare gli ecosistemi oceanici con sostanze nutritive essenziali può agevolare la fioritura di alghe e lo sviluppo di fitoplancton, potenzialmente in grado di immagazzinare carbonio a costi contenuti, mentre con altre tecniche si contrasterà l’acidificazione degli oceani. Schiarire le nubi marine aggiungendovi minuscole particelle di sale marino può aumentare la quantità di radiazione solare riflessa nello spazio, promuovendo un raffreddamento diretto del pianeta. Aggiungere uno strato di particelle riflettenti nella parte alta dell’atmosfera potrebbe avere un effetto simile e abbassare rapidamente le temperature aiutando al contempo a gestire i rischi climatici. Prima di poter mettere in pratica queste proposte, resta ancora molto da fare per quanto riguarda la scienza di base; tuttavia, anche queste tecnologie dovrebbero essere annoverate tra quelle “sì, e...”, non certo come “soluzioni”, bensì come parti della soluzione.  

 

 

Un sistema più resiliente  

Serve una combinazione strategica di diverse tecnologie, perché non esiste tecnologia che da sola sia in grado di fornire una soluzione. La CCS dovrebbe essere vista come una componente di una strategia diversificata che include le energie rinnovabili, l’efficienza energetica, la riforestazione e altre misure di mitigazione. Integrando la CCS con altre tecnologie, è possibile superarne i limiti e sfruttare i punti di forza di ciascuna di esse. 

Unire la CCS alle fonti di energia rinnovabile e alle batterie di accumulo può dare vita a un sistema energetico più resiliente e flessibile. Incrementare la capacità di stoccaggio del carbonio da parte degli oceani andrebbe ad integrare in maniera naturale la CCS, essendo due modalità diverse per garantire un sequestro sicuro della CO2 dall’atmosfera. Tali approcci integrati possono trasformare in realtà un approccio alla crisi climatica “sempre sul pezzo”.  

 

 

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La CCS può gestire le emissioni provenienti da fonti industriali più difficili da decarbonizzare. Per quanto essenziale, è solo una parte del vasto puzzle climatico: può lavorare insieme ad altri approcci, ma non deve contrapporsi ad essi. Gli approcci che favoriscono una tecnologia a scapito delle altre rischiano di ritardare la lotta globale contro il cambiamento climatico - e l’entità della crisi climatica è troppo grande per permettersi dei favoritismi in questa fase. 

 

Nella grande improvvisazione della lotta al cambiamento climatico, la tecnologia CCS recita una parte preziosa: non sarà la protagonista, ma di certo è una comprimaria. Quello in scena è un vero e proprio cast e solo valorizzando i diversi punti di forza di ciascun attore è possibile rendere l’opera un successo. Il palcoscenico è pronto – e si tratta di un palcoscenico globale. Saremo in grado di portare a termine questa impresa? Sì, e... avremo ancora più possibilità, grazie alla CCS.