In Groenlandia l’indipendenza vince sempre ma rallenta

di Roberto Di Giovan Paolo

Nord Europa

In Groenlandia l’indipendenza vince sempre ma rallenta

di Roberto Di Giovan Paolo

Tutti nazionalisti secondo il voto. Vince l’opposizione ma dovrà formare una coalizione. Mentre l’indipendenza a breve o lungo termine dipenderà anche dalle capacità di saper sfruttare il suo ricco sottosuolo. L’Unione Europea e la Danimarca per ora finanziano e rassicurano. In finestra Cina e Stati Uniti

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La Groenlandia ha votato. Circa cinquantaseimila abitanti dispersi su oltre due milioni di chilometri quadrati sono diventati i più osservati al tempo del voto. Per la cronaca, la coalizione uscente formata principalmente da sinistra verde nazionalista del Premier Egede e nazionalisti “indigeni” ha perso. E hanno vinto in primo luogo i nazionalisti spinti “social liberali” (conservatori) e a seguire i nazionalisti sovranisti. I socialdemocratici - anch’essi socialdemocratici nazionalisti - sono andati peggio di tutti, forse perché hanno governato per anni prima di Egede. Alla fine, nessuno ha la maggioranza dei trentuno seggi e le trattative inizieranno subito per formare un Governo che, come ormai sappiamo, rimane sotto la Corona Danese (e con oltre il 30 per cento del bilancio finanziato da Copenaghen) ma registra dal 2008 una autonomia superiore perfino a quella degli Stati Federali USA o Argentini e Brasiliani. Con la Groenlandia che, a differenza della “casa madre” danese, dal 1995 è fuori della CEE (ora UE), dal 2008 ha un’autonomia rafforzata e dal 2017 sta elaborando una sua Costituzione che diverrebbe il passo finale per l’indipendenza. Tutti i partiti come abbiamo detto sono indipendentisti (con gradualismi differenziati) ma anche molto “verdi” e in modo diverso ambientalisti visto che la Groenlandia vive soprattutto di pesca e di risorse ambientali. 

Cosa attrae il mondo

Da qualche tempo di tutto ciò se ne è accorto il mondo intero per via del ruolo che giocano le Terre Rare e i materiali critici per la transizione ambientale e un futuro di energia rinnovabile. La Groenlandia, che per le sue caratteristiche, registra una morfologia fisica che racchiude tutte le ere attraversate dal nostro pianeta, è divenuta così, in maniera più o meno consapevole una nuova terra dell’oro.

Loro non lo sanno da oggi. Consideriamo infatti che su tutte le terre scandinave gli studi geologici sono impiantati da quasi un secolo e il GEUS, il Geological Survey of Denmark and Greenland dal 1888 ha sempre svolto rilevazioni e steso mappe geologiche su tutti i Paesi Nordici con particolare riguardo a Danimarca e Groenlandia, creando nel 2013, il Center for Minerals and Materials (MiMa) che si occupa di mappatura ma anche dei problemi di export-import dei minerali per la Danimarca e Groenlandia e infine anche del riuso dei materiali critici. Il Geus ogni 3 anni pubblica un Report specifico, ma eccezionalmente, dal 2024, ha cominciato a fornire degli aggiornamenti annuali, e ha, da pochi giorni, annunciato l’arrivo dell’aggiornamento 2025, ormai molto richiesto anche dalla stampa estera (al punto che hanno inaugurato una “mascherina” apposita di richiesta).

 

Cambiare metodo di ricerca

Nel 2024 la Danimarca ha messo i suoi dati a disposizione del CRM Act dell’Unione Europea, basati sull'ultima mappatura che è stata fatta e che ritroviamo nel report del 2021. Riferendosi a tutti i cosiddetti Paesi Nordici il report constata come il controllo e la rilevazione, ora cominciate anche con i droni, sono limitati rispetto alle possibilità di scoperta dei giacimenti; e salvo eccezioni, si ritrovano concentrate in particolare sulle coste per cui nella mappatura vediamo i Paesi nordici circondati da “corone” colorate (a seconda dei minerali) di miniere e luoghi di estrazione. Sulla Groenlandia, soprattutto, si rileva come i giacimenti di alcuni minerali critici e molte Terre Rare siano per approssimazione ammontanti, potenzialmente, a diversi milioni di tonnellate. Ovvero si tratta di giacimenti di “scala mondiale”. Che necessitano però non solo di essere trovati ed esplorati al possibile sfruttamento, ma anche di essere impostati al fine di prevedere una filiera di estrazione, lavorazione e produzione del metallo finito che metta in condizione di commerciarlo. Cosa per ora abbastanza carente per mancanza di investimenti e di expertise nel settore (almeno di Groenlandesi “puri” imprenditori nel settore). La Danimarca, con il supporto di fondi europei ha fatto molto negli ultimi dieci anni ma certamente in misura inferiore a quanto fatto in Giappone e Australia o da Taiwan nella filiera di produzione soprattutto dei Chips, semiconduttori per apparecchi digitali.

L’impegno del Nord

C’è poi da considerare che Danimarca (con la riluttante Groenlandia) insieme a Finlandia e Svezia, sono Membri dell’Unione Europea, spesso critici sulla dispersione dei fondi verso il Sud Europa, ma molto ligi alle decisioni e si sentono impegnati nel CRM Act dell’UE. Così come la Norvegia che è un membro privilegiato, come oggi la Gran Bretagna, dello spazio europeo che commercia per lo più con i 27 Paesi UE.

Certamente alletta molto l’ interesse USA (che segue quello cinese di poco) ma è anche vero che i progetti europei partiti in seguito all’Atto di marzo 2024 prevedono la piena partecipazione dei Paesi Nordici, i quali hanno il problema di tutti i 27 Paesi Ue oltre che dei Membri del G7 di dover “ri-ciclare” i materiali critici e le Terre Rare che sono oggi in telefoni smartphone, in magneti, in alcune produzioni che per via della transizione ambientale hanno in realtà più materiali critici da riciclare di quanti ne richiedano in produzione.  Una ricchezza del “waste”, rifiuto industriale produttivo, che garantirebbe, aumentando la produzione di sistemi di riciclo, una ricchezza da economia circolare per decenni, considerando il consumismo dei Paesi più industrializzati del mondo. Dunque, la Groenlandia si trova a un bivio. Qualunque potenza straniera, la Cina o gli Stati Uniti, possono promettere di sottoscrivere un accordo, e ricco, ma solo l’Unione Europea con la Danimarca hanno già in atto progetti in cui sono coinvolti a pari titolo già da oggi. Certo è una strada più onerosa ma bisognerà considerare la prospettiva. Per questo per ora in Groenlandia tutti i partiti sono d’ accordo su una sola cosa: lavorare per l’indipendenza. Se morbida o dura non sarà solo la prossima coalizione di Governo a dirlo, ma forse anche il prossimo aggiornamento 2025 dei Report dell’Istituto geologico Geus.