
Parola d'ordine 'zero emissioni'
La sfida dell’elettrificazione
Dalla produzione industriale ai trasporti, il passaggio all’energia elettrica è al centro della strategia europea per la neutralità climatica al 2050. Ma per realizzarlo servono investimenti record in rinnovabili, reti e digitalizzazione
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’obiettivo che l’Europa si è posta entro il 2050 è quello di creare un sistema energetico a zero emissioni. Al contempo, punta ad aumentare la propria competitività nel breve termine riducendo i costi energetici per i settori industriali e residenziali e garantendo, allo stesso tempo, sicurezza di approvvigionamento. In quest’ottica, l’Unione è chiamata ad accelerare l’integrazione di quote più elevate di energie rinnovabili, oltre che ad aggiornare ed espandere le proprie infrastrutture, così da sostenere anche l’elettrificazione diffusa dei settori d’uso finale e introdurre altre infrastrutture per altri vettori energetici (come l’idrogeno pulito). Una simile trasformazione porterà a modificare i flussi commerciali, le alleanze energetiche e la competitività economica: il nuovo Regional Energy Transitions Outlook dell’IRENA per l’Unione europea delinea le strade possibili.
Capacità rinnovabile e trasformazione dei settori d’uso finale
Secondo il World Energy Transitions Outlook dell’IRENA, entro il 2050 l’energia elettrica diventerà il vettore energetico dominante e, in uno scenario allineato a 1,5°C, rappresenterà oltre il 50 percento del consumo finale di energia – un incremento enorme rispetto all’attuale 21 percento circa. La decarbonizzazione di edifici, trasporti e industria è possibile grazie a pompe di calore, elettrodomestici efficienti e veicoli elettrici, supportati da strategie di elettrificazione flessibili e dalla decentralizzazione dell’energia. Rispettare gli ambiziosi impegni di diffusione delle fonti rinnovabili è essenziale se si intende raggiungere l’obiettivo degli 1,5 °C. L’idrogeno verde e i suoi derivati svolgeranno un ruolo importante per alcuni settori (come il trasporto marittimo, l’aviazione e l’industria petrolchimica) e per alcune parti del sistema energetico; tuttavia, in termini di investimenti e di attuazione non si è a oggi all’altezza delle ambizioni.
Europa leader mondiale nelle rinnovabili
Già leader mondiale nello sviluppo di energia elettrica da fonti rinnovabili, nel 2024 l’Europa ha rappresentato il 14 percento di tutte le aggiunte di capacità rinnovabile, piazzandosi davanti agli Stati Uniti (7 percento) e seguendo la Cina (64 percento). Tuttavia, la portata degli investimenti infrastrutturali necessari per raggiungere gli obiettivi del 2030 e del 2050 è senza precedenti: l’espansione della rete, la digitalizzazione, le interconnessioni transfrontaliere e l’elettrificazione dei settori d’uso finale, sia direttamente tramite l’energia elettrica o indirettamente tramite p. es. l’idrogeno, saranno fondamentali per gestire le fonti di energia rinnovabili variabili e garantire un sistema affidabile.
Il Regional Energy Transition Outlook di IRENA per l’UE e il suo Decarbonising Energy Scenario (DES) propongono strade alternative o misure aggiuntive per conseguire l’obiettivo degli 1,5℃ rispetto agli attuali obiettivi dell’Ue, garantendo al contempo la sicurezza energetica e migliorando la competitività. In questo scenario, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nell’UE passerebbe dai 967 TWh del 2021 a 2.250 TWh nel 2030 e a 4.250 TWh nel 2050, rappresentando così il 91 percento della capacità elettrica totale entro il 2050. Il modello di generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili che si profila per i prossimi anni è ambizioso: è necessario che la quota di generazione sia raddoppiata se si intende raggiungere il 71 percento entro il 2030 (rispetto al 2021); questo porterebbe la capacità rinnovabile installata da 491 GW a 1.250 GW entro il 2030 a 2.450 GW entro il 2050.
L’elettrificazione e sviluppo delle energie rinnovabili
La quota di elettrificazione diretta nell’Ue dovrebbe raggiungere rispettivamente il 33 percento (entro il 2030) e il 64 percento (entro il 2050) del consumo finale totale di energia, rispetto al 22 percento del 2021.
Nuove richieste di idrogeno e derivati
Nonostante l’incremento della quota di elettrificazione diretta in Europa, in alcuni settori quella indiretta rimarrà l’opzione più valida: IRENA prevede che l’idrogeno pulito potrebbe rappresentare fino al 14 percento del consumo finale di energia a livello globale entro il 2050. In Europa, l’idrogeno dovrebbe svolgere un ruolo fondamentale nella decarbonizzazione dell’industria, del trasporto pesante e dello stoccaggio stagionale dell’energia. La strategia adottata dall’Unione Europea per l’idrogeno prevede 40 GW di capacità di elettrolizzatori entro il 2030 e altri 40 GW nelle regioni limitrofe per l’importazione.

Dal DES di IRENA si evince che la produzione di idrogeno (blu e verde) passerebbe da meno di 1 Mt a 10 Mt entro il 2040 e a 20 Mt entro il 2050. Con appena 10,6 Mt, la quota di idrogeno nel consumo finale di energia rimarrebbe piuttosto modesta fino al 2030, per poi salire a 36,8 Mt nel 2050 (rappresentando rispettivamente il 2 percento e il 4 percento del consumo finale di energia); va da sé che si tratti quindi di una soluzione mirata più che universale, da sfruttare per esempio nell’industria e nei trasporti grazie a rotte commerciali globali e a una pianificazione a livello europeo.
Per quanto la produzione nazionale sia essenziale, le infrastrutture strategiche per lo stoccaggio e le importazioni giocano ancora un ruolo chiave per bilanciare la domanda stagionale e mantenere la sicurezza dell’approvvigionamento. Tra le infrastrutture necessarie si annoverano hub regionali per l’idrogeno, condotte dedicate ed elettrolizzatori su larga scala (che nel DES raggiungeranno i 120 GW entro il 2050).
Espansione della rete e digitalizzazione
Nel 2024 il Network europeo dei gestori di sistemi di trasmissione di energia elettrica (ENTSO-E) ha presentato una valutazione delle infrastrutture necessarie per sorreggere l’evoluzione del sistema elettrico europeo. Il piano delinea la necessità di un significativo sviluppo della rete, l’importanza delle interconnessioni e i requisiti di stoccaggio. Nello scenario DES, IRENA stima che il fabbisogno totale di investimenti nelle infrastrutture per il settore energetico sia di 5,5 trilioni di euro (2025-2050); i soli investimenti nella rete assorbono 2,5 trilioni di euro, la maggior parte dei quali sarà necessaria dopo il 2030 per far fronte all’elettrificazione e alle energie rinnovabili. Gli investimenti nelle batterie di accumulo si aggirano intorno ai 224 miliardi di euro, con una capacità superiore a 240 GW entro il 2050 per stabilizzare la rete.
Tra i principali colli di bottiglia che caratterizzano l’UE emergono ritardi nelle autorizzazioni, mancanza di capacità di interconnessione e necessità di integrare i sistemi in maniera flessibile. Gli investimenti devono allinearsi alla crescente domanda di veicoli elettrici, pompe di calore ed elettrificazione industriale.
Inoltre, IRENA sottolinea che la digitalizzazione sarà fondamentale per gestire la complessità e garantire la flessibilità dei futuri sistemi energetici. Investire nelle infrastrutture digitali (p. es. sensori, piattaforme di dati e sicurezza informatica) è fondamentale tanto quanto lo è negli asset materiali – una nuova realtà che si rispecchia nel lavoro che IRENA sta attualmente svolgendo per la Presidenza canadese del G7 del 2025 sul tema della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale per le reti elettriche.
Una transizione influenzata dai cambiamenti geopolitici
La transizione energetica sta ridisegnando la mappa geopolitica. A differenza dei combustibili fossili, l’energia rinnovabile e l’idrogeno possono essere prodotti in molti luoghi, riducendo la dipendenza da pochi Paesi ricchi di risorse; tuttavia, stanno emergendo nuove dipendenze, in particolare per quanto riguarda le filiere delle tecnologie pulite. I Paesi cercheranno in maniera sempre più crescente di diversificare le fonti di minerali critici per le batterie e gli elettrolizzatori, oltre che di costruire capacità produttive nazionali (o comunque più vicine alla regione) per le tecnologie pulite e di stabilire partnership strategiche per l’importazione di idrogeno e derivati (soprattutto con il Nord Africa e il Medio Oriente).
L’analisi di IRENA suggerisce che, a causa degli elevati costi di trasporto, il commercio dell’idrogeno sarà più regionalizzato rispetto a quello del petrolio e del gas; questo favorisce la vicinanza dell’Europa ai vicini ricchi di fonti rinnovabili e sottolinea l’importanza della diplomazia in fatto di infrastrutture. L’elettrificazione industriale complessiva dell’UE passerebbe dal 31 percento al 61 percento, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili nei processi produttivi. La diffusione delle pompe di calore crescerebbe fino a 87 milioni di edifici entro il 2050, sostituendo il riscaldamento da fonti fossili.
Questa transizione ridisegna pertanto il panorama energetico verso reti decentralizzate, digitalizzate e a basse emissioni di carbonio, richiedendo alle aziende e ai governi di adattarsi a nuove realtà; le aziende radicate nell’era dei combustibili fossili dovrebbero prendere in considerazione nuove strategie, possibilmente traendo vantaggio dalle esperienze accumulate. Le strategie infrastrutturali integrate che collegano energia elettrica, idrogeno, trasporti e industria e le politiche energetiche e industriali interconnesse saranno essenziali per ottimizzare i costi e massimizzare il valore del sistema.