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Europa & Africa si ripartedi Brahim Maarad
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Crescita sostenibile

Europa & Africa si riparte

di Brahim Maarad

Nell’ultimo summit Ue-Ua sono state poste le basi di un nuovo partenariato su commercio, cultura e infrastrutture. Dal Global Gateway investimenti per l’accesso all’energia e per una crescita sostenibile

12 min

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iamo bravi a finanziare la costruzione di strade. Ma non ha senso per l’Europa costruire una strada perfetta tra una miniera di rame di proprietà cinese e un porto di proprietà cinese”. Queste parole della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sintetizzano tutta la strategia dell’Unione europea per l’Africa. Strappare alla Cina quel dominio che va costruendo da decenni. E per farlo, la sfida sul suo stesso piano: quello degli investimenti. Ma in modo diverso. “Seguiremo un’impostazione basata sui valori, che offra ai nostri partner trasparenza e buona governance. Vogliamo creare legami, non dipendenze”, assicura la leader UE. E per creare legami serviranno investimenti. Nel caso dell’Africa saranno 150 miliardi di euro nei prossimi sette anni. Metà di tutta la dotazione del Global Gateway, l’anti Via della Seta cinese.

 

Il summit Ue-Unione africana e il pacchetto di investimenti

 

Il piano è stato ufficializzato al Summit Ue-Unione africana che si è tenuto a Bruxelles il 17-18 febbraio scorsi. Un vertice che ha richiesto diciotto mesi di preparazione e diversi viaggi dei commissari europei nel Continente africano, l’ultimo di von der Leyen e metà Commissione proprio la settimana antecedente.

Global Gateway è una strategia di investimento nelle infrastrutture e nelle persone. L’investimento più prezioso che puoi fare è investire nelle persone. Vogliamo investimenti in infrastrutture di qualità, che connettano persone, beni e servizi. Vogliamo un approccio basato sui valori, offriamo trasparenza e buon governo perché vogliamo trasformare Global Gateway in un marchio affidabile in tutto il mondo”, ha detto la presidente della Commissione nel suo intervento davanti ai leader africani.

Sono tre le categorie principali: infrastrutture, trasporti e interconnessione digitale. La priorità assoluta è l’energia. Lo era ancora prima della guerra in Ucraina, che ha accelerato la necessità per l’UE di liberarsi dalla dipendenza energetica dalla Russia. “Sappiamo tutti in prima persona che lo sviluppo economico sostenibile dipende da un accesso affidabile all’energia. L’Africa è ricca di energia solare, eolica e idroelettrica. Quindi costruiamoci sopra”, ha detto ancora von der Leyen.

la fotoVista del porto di Tangeri Med, nel nord del Marocco: si tratta del porto più grande dell’Africa.

Negli investimenti ci sono anche le interconnessioni elettriche e l’accesso all’energia. Macky Sall, presidente del Senegal e di turno dell’Unione africana, ha detto che nel Continente ci sono seicento milioni di persone senza accesso all’elettricità.

Gli investimenti nei trasporti comprendono strade, ferrovie e corsi d’acqua. Perché il collegamento di energia, elettricità e trasporti spalanca le porte dell’area africana di libero scambio. E ancora: le comunicazioni.  “I giovani imprenditori africani non hanno bisogno di idee imprenditoriali intelligenti perché ne hanno in abbondanza. Ma ciò di cui hanno bisogno è l’accesso a Internet per sviluppare le loro idee brillanti. Questo è tutto ciò che vogliono, l’accesso a Internet. Pertanto, vogliamo concentrarci sul collegamento dell’Europa e dell’Africa tramite cavi sottomarini e delle regioni dell’Africa tramite cavi terrestri. E anche la comunicazione satellitare, copre entrambi i nostri Continenti, per portare la banda larga ad alte prestazioni nelle regioni remote”, ha annunciato la presidente della Commissione.

Nel dettaglio, il pacchetto di investimenti permetterà di aumentare la quota di energia rinnovabile e idrogeno nel mix energetico, di migliorare l’accesso a un’energia economicamente accessibile, affidabile e sostenibile e di sostenere l’integrazione del mercato e le riforme settoriali. L’ambizione per il 2030 è aumentare la capacità di produzione di energia rinnovabile di almeno altri 300 GW. Inoltre, in tutto il continente africano, la massiccia diffusione delle energie rinnovabili e la produzione di idrogeno pulito contribuiranno all’obiettivo di raggiungere una capacità degli elettrolizzatori di almeno 40 gigawatt entro il 2030, nonché allo sviluppo del settore dell’idrogeno rinnovabile, sbloccando opportunità commerciali sia sul versante dell’offerta che su quello della domanda per le industrie ad alta intensità energetica. Per migliorare la connettività è in progetto l’EurAfrica Gateway Cable, un cavo sottomarino internazionale in fibra ottica che collegherà l’UE all’Africa lungo la costa atlantica, che promuoverà la sovranità digitale dei due continenti: garantendo le norme più rigorose in materia di infrastrutture e sicurezza informatica e incrementando lo sviluppo dei flussi di dati intercontinentali. Una connessione secondaria di riserva al cavo EllaLink, che collega il Brasile all’Europa attraverso l’Africa, amplierà la dimensione mondiale della connettività di rete e offrirà una maggiore resilienza a eventuali perturbazioni.

Quasi 300 milioni di africani vivono a oltre 50 km di distanza da una connessione a fibra ottica o via cavo. Per favorire l’accesso alla banda larga a prezzi abbordabili è stato previsto un programma europeo di comunicazioni satellitari.

 

Le ambizioni e le prospettive per il 2030

 

Le iniziative avviate nell’ambito del pacchetto di investimenti promuoveranno inoltre l’uso sostenibile delle risorse naturali, la protezione della biodiversità e soluzioni basate sulla natura quale fondamento di una ripresa verde, tra cui il sostegno alla tutela dei paesaggi e degli ecosistemi. L’ambizione per il 2030 è migliorare i mezzi di sussistenza di 65 milioni di persone, catturando il carbonio, stabilizzando 3 milioni di km quadrati di terreni e garantendo la sicurezza idrica.

Aumenteranno anche gli investimenti a sostegno dell’agroalimentare e della trasformazione dei prodotti della pesca, agevolando l’innovazione e promuovendo una migliore nutrizione. L’ambizione per il 2030 è accelerare la trasformazione sostenibile dei sistemi alimentari africani, a sostegno dell’agenda africana in materia di agricoltura, pesca e sviluppo alimentare. In particolare dopo la guerra in Ucraina, che rischia di trasformarsi in una grave crisi alimentare per tutto il continente già nei prossimi 12-18 mesi. Sarà utile anche rafforzare la resilienza grazie al sostegno alla riduzione del rischio di catastrofi e all’adattamento ai cambiamenti climatici, a una migliore preparazione alle catastrofi per garantire una risposta efficace.

Nell’immediato però serve altro. Lasciarsi definitivamente alle spalle la pandemia di Covid-19. E finora l’Africa non ha goduto dei privilegi dell’Occidente nella vaccinazione dei propri cittadini. Nel vertice l’Unione ha ribadito l’impegno a fornire almeno 450 milioni di dosi entro la prima metà dell’anno. Ma non solo. L’Europa mobiliterà 425 milioni di euro per accelerare il ritmo delle vaccinazioni e sostenere un’efficiente distribuzione delle dosi, la formazione delle equipe mediche, l’analisi e il sequenziamento.

la fotoLa presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

L’obiettivo ultimo è permettere all’Africa di avere dei propri vaccini, prodotti localmente e facilmente accessibili. Non solo contro il Covid. Per riuscire nell’intento l’Unione europea, in collaborazione con l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, ha annunciato il trasferimento della tecnologia mRna a sei Paesi: Sudafrica, Nigeria, Senegal, Kenya, Egitto e Tunisia. Un investimento europeo da quaranta milioni di euro, di cui venti a carico della Francia, per rispondere a una necessità non più rinviabile. Lo scopo è riuscire a produrre in loco il 60 percento dei vaccini per l’Africa entro il 2040.

Ma i leader africani hanno continuato a chiedere di più: la sospensione dei brevetti per “liberalizzare” la produzione. “La clausola Trips per la sospensione della proprietà privata quando verrà approvata, forse dovrei dire che fra breve sarà approvata, garantirà la libertà di operare per enti che abbiano le capacità produttive e fornirà una piattaforma per rafforzare le capacità attuali e favorirà la diversificazione di produzione attraverso regioni geografiche che attualmente sono tagliate fuori dalla catena di valore”, ha dichiarato il presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, toccando quello che lui stesso ha definito “un punto scomodo” nel summit. “I governi che sono seri in merito all’accesso ai vaccini, che veramente vogliono garantire che il mondo abbia accesso ai vaccini, devono garantire che la deroga Trips venga approvata così com’è stata proposta, invece di nascondersi dietro alla proprietà intellettuale e al profitto. La pandemia è globale e rimarrà con noi per molto tempo”, ha attaccato Ramaphosa in conferenza stampa al fianco di von der Leyen, Michel, Macron e il direttore generale dell’Oms, Adhanom Ghebreyesus. “Tutto quello che è stato chiesto è che la deroga Trips venga approvata per un limite di tempo, per permettere ai Paesi che non hanno un accesso facile ai vaccini ad avere invece questo accesso. E parliamo delle vite di centinaia di milioni di persone, invece del profitto di poche imprese. Non è accettabile che l’Africa sia sempre l’ultima nella coda per l’accesso ai vaccini”, ha aggiunto.

Il mese scorso, intanto, in sede Wto è stato raggiunto un accordo tra Unione europea, Stati Uniti, Sudafrica e India per permettere ai Paesi in via di sviluppo di produrre autonomamente i vaccini anti-Covid senza l’autorizzazione delle case farmaceutiche che li hanno sviluppati e brevettati. A inizio ottobre 2020, i governi sudafricano e indiano proposero una rinuncia ai diritti di proprietà intellettuale per tutti i prodotti farmaceutici anti-Coronavirus ai sensi degli accordi Trips (Trade-related Intellectual Property Rights/ diritti di proprietà intellettuale relativi al commercio). La proposta trovò il sostegno di diversi paesi in via di sviluppo in Africa, Asia e Sud America, ma anche l’opposizione dell’Unione europea e del Regno Unito, mentre gli Usa aprirono a una rinuncia dei brevetti sui soli vaccini. Quest’ultima parziale rinuncia è il risultato del compromesso ancora allo studio dei rispettivi team negoziali.

 

Siamo ancora lontano da una reale sinergia

 

La strada però per una vera partnership Ue-Africa sembra ancora lunga. La dimostrazione è il voto dei Paesi africani alla risoluzione di condanna dell’invasione ucraina da parte della Russia. Uno dei più importanti test di influenza geopolitica dalla fine della Guerra Fredda.

la fotoPescatori al tramonto, in Namibia.

I paesi africani chiamati al voto sono 54. La maggior parte, 28, si è chiaramente schierata con l’Ucraina. Solo l’Eritrea ha votato contro la risoluzione. Ma quasi un terzo si è astenuto dal prendere posizione (17 su 54), seguendo la linea cinese. Otto paesi hanno preferito l’assenza. Tra gli astenuti vi erano anche Algeria, Angola, Congo, Senegal e Sudafrica. Questi ultimi due avevano avuto ruolo centrale nel summit Ue-Africa.