Ultimo numero: 60/The race for critical minerals
Di necessità virtùdi Pier Paolo Raimondi
56

L'Europa accelera sulla transizione

Di necessità virtù

di Pier Paolo Raimondi

Il 2023 sarà un anno decisivo per le fonti rinnovabili e l'energia pulita, in vista dei target intermedi del 2030. Questo impegno, rafforzato dal piano REPowerEU in risposta alla guerra in Ucraina, dovrà superare le diverse visioni politiche tra gli Stati

14 min

S

e il 2022 per l’Unione europea è stato l’anno delle risposte all’emergenza di sicurezza energetica e prezzi record dell’energia, il 2023 si prospetta come anno cruciale per le numerose azioni legislative volte non solo a superare la crisi energetica ma anche ad accelerare la transizione energetica. I dossier relativi alle politiche energetiche e climatiche sui tavoli europei sono molteplici e riguardano i diversi aspetti della transizione dalla riforma del mercato elettrico all’estensione dell’ETS, senza tralasciare gli aspetti di sicurezza energetica e competitività industriale. La sfida principale per gli Stati membri sarà quella di approvare i numerosi dossier in maniera rapida per creare un framework regolatorio chiaro capace di liberare e attrarre gli investimenti necessari per la decarbonizzazione. Tuttavia, l’obiettivo non potrebbe essere più ambizioso soprattutto se si tiene in considerazione il protrarsi della crisi energetica nella quale l’Europa si trova e il fatto che il 2023 sarà l’ultimo anno per la legislatura e la Commissione attuale. Il rischio è che la preparazione alle prossime elezioni europee e il perdurare della crisi energetica possano distrarre dagli importanti passaggi legislativi sul fronte energetico e climatico.

 

Le misure per affrontare la crisi del gas

Lo scorso anno la Commissione e i Paesi membri hanno approvato diverse misure per far fronte alla crisi del gas naturale. Nel 2022 si è registrata l’adozione formale di importanti strumenti in tal senso, come l’acquisto congiunto di gas, il meccanismo di solidarietà e il Market Correction Mechanism. L’approvazione di alcuni di questi strumenti, in particolar modo il Market Correction Mechanism, ha dovuto superare lunghi negoziati a causa delle posizioni distanti tra i diversi Stati Membri rischiando di replicare la contrapposizione tra i Paesi del Nord e del Sud Europa.  Il Consiglio ha approvato questi meccanismi, che sono entrati formalmente in funzione il 15 febbraio, come nel caso del meccanismo di correzione del mercato. L’acquisto congiunto di gas si prevede che entri in funzione d’estate per garantire il riempimento dello stoccaggio in vista dell’inverno del 2023. Il meccanismo non è privo di difficoltà sia dal punto di vista dei volumi che dovrebbe gestire (circa 13,5 bcm contro circa 400 bcm di consumo annuale europeo) sia a causa delle ritrosie degli Stati Membri a cedere volontariamente l’acquisto di gas.

 

la fotoL’Ue sta portando avanti diverse iniziative legislative per decarbonizzare il settore dei trasporti. Nella foto, un tram a Lisbona, Portogallo

 

La crisi del gas ha aperto un altro fronte decisivo per la transizione europea, la riforma del mercato elettrico europeo, sollecitata dai numerosi effetti distorsivi della crisi del gas sul mercato e sui prezzi dell’elettricità in Europa. Il mercato elettrico attuale ha garantito numerosi benefici per i consumatori e per la crescita delle rinnovabili, garantendo la remunerazione degli investimenti. Tuttavia, poiché il prezzo dell’elettricità è fissato da quello del combustibile marginale (solitamente il gas), all’aumentare del prezzo del gas i consumatori hanno visto aumentare anche le bollette obbligando i governi a stanziare ingenti risorse finanziare per alleviare le difficoltà economiche, spendendo oltre 600 miliardi di euro nel 2022. Per questo motivo, la Commissione e molti Stati membri hanno richiesto di rivedere il mercato elettrico partendo dal disaccoppiamento dei prezzi dell’energia elettrica prodotta dal gas da quella prodotta da altre fonti, per evitare di replicare il contagio dei costi registrato nel corso del 2021/22.

 

Inoltre, la proposta che ha presentato la Commissione a marzo, dopo che le consultazioni pubbliche sono state chiuse a metà febbraio, punta ad aumentare l’utilizzo di Contracts for Difference (CfD) e Power Purchase Agreements (PPA) per proteggere i consumatori dalla volatilità nel breve termine dei mercati energetici. Se molti paesi hanno aderito e supportato la spinta riformatrice, altri paesi, Germania in primis, hanno espresso qualche scetticismo chiedendo più cautela soprattutto prima delle elezioni europee. Per questo, la riforma del mercato elettrico pare essere il dossier più complicato da completare prima della fine della legislatura.

 

Rinnovabili e idrogeno, tra target e dibattiti

La riforma del mercato elettrico dovrebbe anche incentivare l’aumento delle rinnovabili all’interno del sistema europeo. Nel luglio 2021, la Commissione aveva già proposto all’interno del pacchetto ‘Fit for 55’ di rivedere al rialzo i target al 2030 per le rinnovabili da almeno il 32 a 40 percento dei consumi finali. Il piano REPowerEU propone di aumentare il target fino al 45 percento, livello che potrebbe contribuire alla riduzione di domanda (e di importazioni) di gas. Tuttavia, il dibattito è ancora aperto tra la Commissione e il Consiglio.

Uno dei dibattiti più accesi riguardo alla Renewable Energy Directive è poi legato all’idrogeno e alla definizione di idrogeno verde, e in particolare sulla possibilità di considerare o meno idrogeno rinnovabile quello prodotto da nucleare. Il ruolo del nucleare all’interno del sistema energetico europeo, anche in relazione alla produzione di idrogeno, sta mostrando un dibattito tra le diverse preferenze dei paesi europei, con paesi come la Francia che auspica e promuove un maggior ruolo del nucleare.

 

La riforma del mercato elettrico dovrebbe incentivare l’aumento delle rinnovabili all’interno del sistema europeo

 

Le numerose questioni sul ruolo del gas e dell’idrogeno verranno anche affrontate all’interno del Hydrogen and Decarbonised Gas Package, che prevede la crescita del mercato di gas decarbonizzati, il loro consumo e la creazione di un quadro regolatorio per le infrastrutture necessarie. Sicuramente l’idrogeno può contribuire nella decarbonizzazione e sicurezza energetica europea; per poter sostenere lo sviluppo di un’economia dell’idrogeno, la presidente von der Leyen ha infatti annunciato a settembre 2022 la creazione di una Hydrogen Bank che dovrebbe essere presentata come proposta della Commissione a maggio 2023. La Banca dovrebbe garantire 3 miliardi di euro in modo da sostenere lo sviluppo dell’idrogeno in larga scala e poter raggiungere i target al 2030 fissati da REPowerEU, ossia 10 milioni di tonnellate di produzione (Mt) domestica e 10 Mt di importazioni di idrogeno verde.

Un altro aspetto cruciale della transizione energetica e della sicurezza energetica è indubbiamente l’efficienza energetica, opzione fondamentale per ridurre le emissioni e il consumo di energia. Per questo, la Commissione aveva proposto nel pacchetto ‘Fit for 55’ un aumento da 32,5 a 36 percento del target sull’efficienza energetica sul consumo di energia primaria e finale entro il 2030 (rispetto alle previsioni di consumo energetico per il 2030). Inoltre, a maggio 2022 la Commissione ha proposto di aumentare il target vincolante di efficienza energetica a livello europeo da 9 a 13 percento, che significa aumentare gli obiettivi di riduzione del consumo di energia primaria e di energia finale rispettivamente ad almeno il 41 e il 30 percento entro il 2030 rispetto alle proiezioni di riferimento del 2007.

 

 

Con lo scoppio della guerra in Ucraina e il rialzo senza precedenti dei prezzi dell’energia, in particolare del gas, rinnovabili e efficienza energetica sono diventate ulteriormente decisive non solo al fine della transizione ma anche in un’ottica di sicurezza energetica.

 

D’altro canto, uno dei settori dove l’efficienza energetica può portare maggiori frutti è sicuramente quello degli edifici, che sono responsabili per circa il 40 percento del consumo energetico europeo e il 36 percento delle emissioni. La Energy Performance of Building Directive tenta di affrontare il tema dell’efficientamento energetico negli edifici tenendo conto che circa il 35 percento degli edifici europei è stato costruito più di 50 anni fa e il 75 percento è inefficiente. Questo causa un eccessivo consumo energetico minando anche gli obiettivi del Green Deal. La direttiva sugli edifici, che prevede l’aumento delle ristrutturazioni degli edifici più inefficienti dal punto di vista energetico, ha generato numerose critiche da parte di alcuni stati, Italia in primis.

 

Carbon pricing e decarbonizzazione dei trasporti

L’Unione sta lavorando anche su un altro aspetto centrale dell’ambizione climatica europea, il carbon pricing, sia all’interno che all’esterno dei confini europei. Infatti, alla fine del 2022, il Consiglio e il Parlamento hanno trovato un accordo politico provvisorio sulla riforma dell’Emission Trading System (ETS) e sull’introduzione del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM). L’adozione formale da parte di entrambe le istituzioni dovrebbe avvenire nel 2023. La combinazione di questi due strumenti certifica l’ambizione europea di accelerare la transizione sia all’interno dei propri confini ma anche a trovare strumenti che possano rafforzare la propria leadership climatica, incentivando anche le azioni da parte degli altri Stati. La riforma dell’ETS prevede di applicare un prezzo sulle emissioni provenienti dal settore dei trasporti e degli edifici dal 2027.

 

Oltre all’inclusione nell’ETS, il settore dei trasporti è al centro di numerose iniziative legislative per accelerare la decarbonizzazione. Il settore rappresenta il 25 percento delle emissioni dell’UE ed è l’unico in cui sono aumentate le emissioni negli ultimi decenni. A inizio 2023, il Parlamento ha dato la sua approvazione finale sul divieto alla vendita di nuove macchine a motore a combustione interna entro il 2035.

 

Il numero di nuove auto diesel è sceso da 5,6 milioni nel 2017 a 2,2 nel 2021. Il numero di nuove auto a benzina è calato da 6,2 a 4,8 milioni

 

In aggiunta, la Commissione sta lavorando per presentare anche i nuovi standard di emissioni CO2 per i veicoli pesanti. Tali politiche hanno attratto numerose critiche poiché potrebbero comportare la perdita di posti di lavoro nell’industria dell’auto europea e creare effetti regressivi per i ceti più bassi. Per poter supportare l’espansione dei veicoli elettrici, i governi devono estendere e rafforzare le infrastrutture di ricarica e lavorare sulla Alternative Fuels Infrastructure Regulation la quale è in discussione in Parlamento e in Consiglio. Le due istituzioni devono anche discutere dei due regolamenti che mirano ad accelerare la transizione nel settore marittimo (REFuelEU Maritime) e dell’aviazione (REFuelEU Aviation). Ad oggi i due regolamenti presentano due approcci diversi riguardo all’obiettivo di incentivare lo sviluppo di combustibili sostenibili. La FuelEU Maritime non specifica i combustibili da utilizzare ma fissa limiti progressivamente stringenti sull’intensità carbonica, perseguendo un approccio neutrale riguardo la tecnologia e il combustibile. Questo metodo però solleva lo scontro tra coloro che temono che questo approccio neutrale possa garantire un ruolo ai combustibili fossili rallentando la transizione.

 

Garantire in primis la sicurezza energetica

Con l’aumentare delle ambizioni climatiche europee, la priorità è anche quella di non tralasciare la dimensione di sicurezza energetica nell’ambito della transizione, come successo fino al 2022. La sicurezza energetica comprenderà sia la fornitura dei minerali critici, che sono il pilastro delle tecnologie verdi, ma anche la capacità industriale di sviluppare tecnologie verdi e segmenti delle catene del valore. Per questo, a marzo la Commissione proporrà un Net-Zero Industry Act che dovrebbe identificare gli obiettivi industriali e fornire un quadro regolatorio chiaro per un veloce sviluppo. Questa proposta sarà accompagnata dal Critical Raw Materials Act, che invece si focalizzerà sulla necessità di garantire forniture di minerali critici per l’Europa.

 

In conclusione, il 2023 sarà un anno decisivo per accelerare la transizione energetica in vista dei target intermedi del 2030. Questo impegno, rafforzato dal piano REPowerEU in risposta alla guerra in Ucraina, dovrà superare le diverse visioni politiche tra gli Stati su numerosi aspetti e mantenere un equilibrio tra i tre aspetti delle politiche energetiche (sicurezza, prezzi competitivi e sostenibilità).