Ultimo numero: 60/The race for critical minerals
Gas boomdi Mark Finley, Anna Mikulska
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Focus americano

Gas boom

di Mark Finley, Anna Mikulska

Il 2023 incoronerà gli Stati Uniti come i principali esportatori di Gnl. Una solida politica di autorizzazioni, la stipula di numerosi contratti e l’intensificarsi degli investimenti potrebbero spianare la strada a decenni di crescita per il Paese

16 min

L’

invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio 2022 ha ampiamente dimostrato quanto la sicurezza energetica sia un elemento chiave delle politiche energetiche e della sicurezza nazionale. E lo ha compreso soprattutto l’Europa, dove i flussi energetici russi sono stati notevolmente ostacolati tanto dalla Russia, che ha utilizzato le proprie forniture (in particolare di gas) come strumento geopolitico, quanto dai paesi dell’Ue, che insieme ad altri hanno imposto sanzioni e controlli sulle importazioni (p. es. di carbone e petrolio). Tali limitazioni hanno causato un rimpasto nei flussi mondiali di petrolio e di gas, affidando agli Stati Uniti un ruolo centrale soprattutto rispetto all’Ue, dal momento che i flussi energetici statunitensi hanno contribuito a sostituire buona parte del petrolio e del gas russi. Il 2022 ha evidenziato come il petrolio e il gas permangano importanti fonti energetiche per gli Stati Uniti, tanto in termini di economia e politica interna quanto dal punto di vista geopolitico, e ciò li rende un paese da continuare a tenere d’occhio nel 2023.

 

Oil&gas, Usa primi per produzione e consumo

Per tracciare un quadro della situazione, gli Stati Uniti detengono la posizione di più grande produttore e consumatore mondiale di petrolio e gas e si impongono sul mercato come uno dei maggiori commercianti di petrolio greggio, prodotti raffinati e gas. Con tutta probabilità, nel 2023 il paese diventerà anche il principale esportatore di Gnl al mondo, posto che forse avrebbe occupato già nel 2022 senza lo stop del terminal di esportazione Freeport LNG nel giugno 2022. È importante sottolineare che le compagnie petrolifere e di gas statunitensi non sono di proprietà statale; inoltre, la maggior parte del petrolio e dello shale gas è fornita da produttori indipendenti ed estratta su terreni di proprietà privata. Lo scorso anno le organizzazioni statunitensi orientate al commercio hanno pertanto reagito agli alti prezzi del petrolio e del gas naturale incrementando gli investimenti e la produzione – sebbene a un ritmo relativamente contenuto, come vedremo di seguito.

 

Gli Stati Uniti sono i più grandi produttori e consumatori mondiali di petrolio e gas

 

È probabile che nel 2023 la situazione rimanga invariata per il mercato liquido e spesso del petrolio. Per quanto riguarda il gas (in particolare il Gnl statunitense), l'anno in corso potrebbe non portare guadagni immediati in termini di volumi e tuttavia porre le basi per una crescita espansiva più in là nel decennio. Dal lato dell’offerta, la produzione di petrolio (compreso petrolio greggio e altri idrocarburi liquidi) è cresciuta di 1,2 milioni di barili al giorno nel 2022, il secondo maggiore incremento al mondo dopo l’Arabia Saudita. Eppure, tale incremento è stato largamente accolto come una delusione, essendo ben al di sotto della crescita record di 1,8 milioni di barili al giorno registrata nel 2019, nonostante i prezzi del petrolio fossero molto più alti nel 2022 (il benchmark internazionale del Dated Brent fissava una media di oltre 100 dollari al barile rispetto ai circa 65 dollari del 2019). Analogamente, la produzione di gas è salita a livelli record (ben oltre i 100 bcf giornalieri).

 

Un problema rilevante per i produttori statunitensi nel 2022 è stata la pressione degli investitori relativamente alla disciplina di spesa.  Dopo anni di scarsi rendimenti, gli investitori finanziari hanno spinto le aziende a enfatizzare più il flusso di cassa anziché la crescita della produzione; sebbene nel 2022 le società statunitensi abbiano aumentato gli investimenti e intensificato le perforazioni, il ritmo di crescita è stato relativamente modesto (soprattutto dato l’aumento dei prezzi) e ciò ha portato nello stesso anno a un flusso di cassa record. Appare probabile che la disciplina finanziaria rimarrà al centro dell’attenzione dei produttori statunitensi nel 2023.

 

...e sono tra i principali esportatori di gas, greggio e prodotti raffinati

Le attuali proiezioni del prezzo del petrolio suggeriscono che l’industria avrà ancora una volta spazio per intensificare le perforazioni a un ritmo misurato, mantenendo al contempo solidi rendimenti finanziari che contribuiranno anche alla crescita della produzione di gas associato. Lo stesso non si può dire con certezza per il mercato del gas naturale puro, poiché le condizioni invernali miti e gli elevati stoccaggi hanno portato a un crollo significativo dei prezzi nazionali delle risorse. Inoltre, l’inflazione e la carenza di manodopera e di attrezzature potrebbero rallentare la crescita nella produzione di gas naturale negli Stati Uniti nel 2023.

 

Volumi record per l’export di Gnl

È probabile che la più grande storia energetica negli Stati Uniti sia stata rappresentata dalla rapida crescita delle esportazioni di GNL del paese. Per garantire volumi di fornitura record le società statunitensi di esportazione di GNL lavorano senza sosta dal 2021, anno che ha visto l’Europa rivolgersi a loro in seguito alla diminuzione dei flussi di gas russo, che in termini di stoccaggio ha raggiunto i minimi storici. Sebbene lo scorso anno gran parte di quel GNL sia stato dirottato verso l’Europa, non è chiaro se simili quantità di Gnl statunitense raggiungeranno le coste europee nel 2023 o in momenti successivi – e ciò non tanto in funzione delle dinamiche statunitensi, quanto più per le previsioni di maggiore domanda di Gnl altrove.

È importante comprendere che la maggior parte del Gnl prodotto negli Stati Uniti diviene proprietà dell’acquirente non appena viene caricato su un’apposita nave cisterna: il carburante è considerato franco a bordo (Fob) in quanto all’acquirente è data la flessibilità di spostarlo in qualsiasi luogo desideri (entro eventuali limitazioni contrattuali). Per gli acquirenti di Gnl statunitense (aggregatori come major petrolifere e del gas, commercianti e persino società statali) ciò significa spesso vendere il gas liquefatto nel luogo in cui il prezzo produce il maggiore profitto. L’anno scorso la scelta è ricaduta sull’Europa a causa dei prezzi esorbitanti generati dai tagli alla fornitura di gas russo (vedi grafica nella pagina accanto) e della necessità di quest’ultima di fare scorte entro l’inverno 2022/2023. L’amministrazione statunitense è stata d’aiuto, infondendo grande impegno a livello di diplomazia energetica con i loro alleati asiatici quali il Giappone e la Corea.

A partire dal 2021, le società Usa di esportazione di Gnl hanno garantito volumi di fornitura record all’Europa

 

Non è tuttavia chiaro fino a che punto tali modelli saranno mantenuti nel 2023. I prezzi saranno di primaria importanza e si baseranno sulla domanda e sulle condizioni meteorologiche, tanto in Europa quanto in Asia. Anche la ripresa industriale in Cina costituirà un fattore rilevante: il rientro delle politiche zero-Covid nel paese potrebbe infatti comportare la ripresa della domanda di gas e dare lo stop al reindirizzamento di volumi significativi di Gnl a contratto (compreso il Gnl statunitense con destinazione flessibile) verso l’Europa. Inoltre, il potenziale fluire di nuovi volumi di GNL dagli Stati Uniti verso il mercato globale non porta alcun vantaggio significativo, non essendo previsto per il 2023 l’avvio di operazioni per nuovi impianti di esportazione di GNL. La riapertura di Freeport Lng rappresenterà invece un lento motore di crescita per le esportazioni statunitensi: il terminal sta attualmente intensificando le proprie attività e dovrebbe riappropriarsi della sua piena capacità di 2,38 bcf giornalieri nel mese di maggio.

 

I mercati ristretti e i prezzi esorbitanti del 2022 hanno agevolato vendite record di GNL e stipule di contratti per le società statunitensi. Tuttavia, l’anno è stato deludente in termini di nuove decisioni finali di investimento (FID) e solo gli impianti di Plaquemines e Corpus Christi hanno ottenuto l’approvazione finale; per il periodo post-2023 la situazione è stata comunque delineata, unitamente ad una vigorosa attività di FID. L’attuale capacità di esportazione per gli Stati Uniti è pari a 14 bcf giornalieri e risulta regolarmente autorizzato lo sviluppo di altri 11,2 bcf giornalieri; tali cifre potrebbero ulteriormente incrementare se si considera la revisione delle capacità complessive in corso. Naturalmente, non tutta questa capacità sarà realizzata: molto dipenderà dall’abilità nello stipulare contratti a lungo termine che forniscano garanzie sufficienti per eventuali finanziamenti laddove i costi e i tassi di interesse sono in aumento. Un ostacolo significativo alle capacità di Gnl negli Stati Uniti potrebbe essere tuttavia rappresentato dall’insufficienza di gasdotti per il trasporto del gas dai centri di fornitura a quelli di domanda; ciò include le importazioni di gas dal Canada, che possono supportare i consumi interni degli Stati Uniti e affiancarsi ai volumi di gas statunitensi prodotti e non vincolati più vicini all’infrastruttura di esportazione di Gnl. Al contempo, l’ampliamento del gasdotto dagli Stati Uniti al Messico potrebbe non solo sostenere la domanda di quest’ultimo, ma anche le riesportazioni verso il mercato globale laddove l’infrastruttura per l’esportazione di Gnl proposta sia di fatto sviluppata.

 

I rischi per l’offerta nel 2023

Tra i principali rischi per la fornitura di petrolio e gas negli Stati Uniti (Gnl compreso) nel 2023 si annoverano i seguenti:

 

inflazione dei costi, che in quanto riflesso del contesto inflazionistico generale (e di una limitata catena di approvvigionamento di elementi chiave quali servizi petroliferi, manodopera, aste di perforazione e sabbia per operazioni di fracking) potrebbe esercitare ulteriori pressioni sulle aziende, costringendole a limitare la reale attività;

produttività dei nuovi pozzi per l’estrazione di shale gas, che ha iniziato a diminuire nella base principale (Permian, Bakken e Eagle Ford) e che potrebbe mettere a dura prova le prospettive di crescita;

produzione di gas, che potrebbe diminuire (soprattutto nel caso del gas non associato) se i prezzi del gas naturale negli Stati Uniti si mantengono ai bassi livelli del 2023 (2,08 dollari/MMBTU in data 21 febbraio 2023, pari a un terzo del prezzo medio Henry Hub del 2022); esportazioni dal terminal Freeport LNG limitate dall’insufficiente capacità dell’infrastruttura – nonostante la nuova domanda di esportazioni possa essere d’aiuto;

uragani nel Golfo del Messico, che come sempre mettono a rischio sia la produzione offshore sia le strutture onshore (tra cui pozzi petroliferi, raffinerie e oleodotti, terminal di esportazione di Gnl).

 

Sul fronte politico, il picco dei prezzi dello scorso anno (inclusi i prezzi record di benzina e gasolio) ha costretto l’amministrazione Biden a riconoscere la costante importanza del petrolio e del gas naturale per gli interessi economici degli Stati Uniti, che, ciò nonostante, hanno mantenuto il deciso slancio verso una rapida transizione energetica. L’indice di gradimento del presidente statunitense è sceso in concomitanza con l’aumento dei prezzi alla pompa. Unito all’invasione russa dell’Ucraina, ciò ha portato lo scorso anno a una serie di mosse politiche di alto profilo, tra cui:
 

rilascio di 220 milioni di barili dalla riserva strategica di petrolio del paese come rilascio di emergenza coordinato da parte dei membri dell’Agenzia internazionale per l’energia, il più grande ritiro mai effettuato dalle scorte statunitensi;

spinta aggressiva delle società statunitensi verso un incremento degli investimenti;

visita personale del presidente Biden in Arabia Saudita, nel (fallito) tentativo di convincere il Regno ad aumentare la produzione;

diplomazia energetica per reindirizzare i volumi di Gnl agli alleati europei;

collaborazione con i paesi del G7 per imporre un tetto massimo alle vendite di greggio russo (nel dicembre 2022, seguito dall’imposizione di un tetto massimo sulle vendite di prodotti raffinati nel febbraio di quest’anno).  L’obiettivo primario di questa politica era quello di consentire alle esportazioni russe di continuare ad esistere (per evitare ulteriori picchi di prezzo negli Stati Uniti e in altri paesi consumatori di petrolio) e al contempo ridurre le entrate petrolifere russe;

Inflation Reduction Act, considerato una normativa di riferimento potenzialmente in grado di alterare pesantemente le prospettive a medio e lungo termine della domanda di petrolio e gas (e del sistema energetico statunitense in generale), anche se è improbabile che tali impatti influiscano in maniera significativa sulle prospettive per il 2023.

 

Sebbene gli Stati Uniti rimangano di gran lunga il più grande consumatore mondiale di petrolio e gas, sul fronte della domanda le prospettive di crescita per il 2023 sono deboli.  La combinazione di fattori quali la reazione dei consumatori ai prezzi elevati, i nuovi modelli di lavoro post-Covid e le limitate prospettive di crescita economica induce il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti a prevedere una domanda di petrolio sostanzialmente piatta, dopo la crescita a circa 400.000 barili giornalieri dello scorso anno. La rapida e costante crescita nelle vendite di veicoli elettrici peserà sempre più sulla domanda di benzina, anche se il tempo necessario per il turnover della flotta di veicoli porta con tutta probabilità il problema oltre il 2023. Per quanto concerne il gas, la domanda nazionale dipenderà dalle condizioni meteorologiche, mentre la domanda generale di Gnl continuerà ad essere limitata dalla capacità delle infrastrutture di esportazione. Tuttavia, il 2023 potrebbe svolgere un ruolo importante per il Gnl statunitense in termini di ulteriore sviluppo: una solida politica di autorizzazioni, la stipula di numerosi contratti e intense attività di Fid potrebbero spianare la strada agli Stati Uniti per decenni di crescita. In caso contrario, il futuro sviluppo del GNL negli Stati Uniti potrebbe uscirne significativamente ostacolato, lasciando spazio ai produttori di Gnl non statunitensi per la conquista dei mercati.