Ultimo numero: 60/The race for critical minerals
Prospettive per i giovanidi autori vari
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Dibattito

Prospettive per i giovani

di autori vari

La transizione energetica nel continente africano richiede un cambio generazionale, oltre che una leadership impegnata. Testimonianze e sfide future

8 min

 

L’

European University Institute di Firenze sta conducendo un programma di leadership per operatori africani. L’università stessa è un fiore all’occhiello della Commissione europea e questo è l’unico programma di leadership finanziato dall’UE per i leader africani. La formazione dei giovani leader è un tema che ci è particolare caro, perché ovviamente stiamo parlando del continente in più rapida crescita dal punto di vista demografico, e quindi la prospettiva dei giovani e delle generazioni assume ancor più rilevanza.

 

 

di Fabrizio Tassinari, Executive Director, School of Transnational Governance, European University Institute

 

 

Sostenere la ricerca e il tutoraggio

Una delle sfide che noi giovani africani dobbiamo affrontare quando si tratta di lavorare nell’ambito del clima e nella transizione energetica è il modo in cui la nostra ricerca viene riconosciuta a livello politico e industriale. Attualmente mi trovo a Dublino e la mia università sta investendo 100.000 euro nel mio dottorato. Questo ci riporta alla necessità, in Africa, di pensare alla finanza sostenibile non solo in termini di progetti, ma anche in termini di ricerca e sviluppo: si finanza la ricerca in modo tale da utilizzare i risultati della ricerca stessa. Se il governo investe 10 o 20 milioni di euro in un progetto di dottorato e alla persona beneficiaria si richiede di sviluppare un prototipo, questo dà maggiore spazio alle innovazioni da utilizzare in Africa. Per quanto riguarda il “tutoraggio” – strumento che ho scoperto solo quando sono giunto in Europa – non credo che esso si realizzi in poco tempo, perché penso che sia un viaggio che dura tutta la vita.

Il tutoraggio, in sé, non significa dire cosa fare

Significa aiutare a pensare, in modo da sapere cosa fare anche quando si presentano altre sfide; significa creare uno spazio in cui poter dare il meglio di se stessi. Penso sia importante che i leader nigeriani si aprano ai giovani, così da vedere che c’è un futuro per la Nigeria. Esiste un futuro per l’Africa ed esiste se si mettono a frutto le nostre capacità, se ci viene dato spazio, se ci si impegna in un vero e proprio tutoraggio a lungo termine.

 

 

di Stephen Ayodeji, dottorando presso la Dublin City University, in Irlanda

 

 

Invertire la maledizione delle risorse

La transizione energetica nel continente africano richiede un cambio generazionale, oltre che una leadership impegnata. È quindi  fondamentale per noi cercare di capire come coinvolgere i giovani e le nuove generazioni in queste discussioni, comprendendo anche i rischi che derivano dalla loro esclusione. Siamo tutti consapevoli del fatto che l’Africa ha la popolazione più giovane del mondo. Siamo anche consapevoli del fatto che la maggior parte degli africani si trova ad affrontare la povertà energetica o la mancanza di accesso all’energia elettrica. Questo genera delle sfide significative per una popolazione giovane in crescita e con l’aspettativa di raccogliere i dividendi demografici. La transizione anagrafica presenta rischi e opportunità per l’Africa e, finché i leader politici e le aziende che si impegnano nel continente non se ne renderanno conto, non riusciremo a compiere i progressi necessari. La mia ricerca si occupa di come invertire la maledizione delle risorse e assicurare che le risorse naturali dell’Africa vadano a vantaggio delle persone in modo da avere un’industrializzazione efficiente, ottenere economie più verdi, trovare modi per troncare la curva ambientale di Kuznets e creare anche opportunità in termini di efficacia e trasparenza. Guardo ai criteri ESG, quelli relativi alla dimensione ambientale, sociale e di governance, e all’idea di garantire un valore condiviso a lungo termine.

 

Non è una cosa da due giorni, come disse il profeta, quando si fanno affari in Africa

 

Bisogna guardare al lungo periodo. Come possiamo fare in modo che le imprese africane, siano esse piccole o grandi, non debbano affrontare sfide importanti e ingiustificate a causa della decarbonizzazione delle nostre economie? Come possiamo trovare il modo di garantire che i giovani traggano vantaggio dai programmi di sviluppo delle competenze in termini di creazione di infrastrutture rinnovabili? Prima è arrivato il suggerimento di far sì che i giovani abbiano modo, nell’ambito della laurea quadriennale in ingegneria, di fare un’esperienza di lavoro in prima persona su questi temi. È fantastico. Ma che dire del gran numero di giovani e ragazzi che non sono coinvolti in un programma di istruzione a livello universitario? Che si fa di loro?

Come possiamo garantire che anche loro ne traggano vantaggio?

 

Come possiamo garantire lo sviluppo di capacità nella popolazione giovanile del continente affinché sia in grado non solo di vedere i benefici e le opportunità della transizione, ma anche di collegarvi il proprio futuro in modo sostenibile? Ora, la realtà è che la percezione della transizione nel continente passa da “ci stanno prendendo in giro” a “questa cosa avrà un impatto negativo” fino a “sappiamo che il cambiamento climatico è un problema, ma non siamo stati noi a causarlo. Quindi perché siamo costretti ad affrontare le sfide per risolverlo?”.  In parte potrebbe essere il risultato di come i nostri leader si presentano e sono coinvolti in queste narrazioni, in parte potrebbe essere il fatto che i giovani non hanno intravisto i benefici della transizione nelle loro comunità. Come possiamo far sì che il settore privato collabori con le comunità e i programmi di sviluppo dei giovani affinché questi ultimi vedano che è così che si può trarre vantaggio? Che è così che si può godere dei frutti della transizione? Come possiamo garantire l’allineamento degli obiettivi industriali e di sviluppo dell’Africa con gli scopi e i punti di vista della transizione? Queste sono le domande che credo dobbiamo porci e affrontare più a fondo quando analizziamo il quadro generale.

 

Per me è molto facile dire che in Sudafrica, un Paese che ha sviluppato piani per le energie rinnovabili e piani regolatori che tengono conto dello sviluppo delle imprese, si fanno queste dichiarazioni, mentre in un Paese come la Nigeria, dove sono nato, non necessariamente è così. In Nigeria, a causa degli elevati prezzi dei combustibili fossili, del petrolio e del gas, la gente sta tornando a utilizzare il carbone per alimentare e riscaldare le proprie case. Queste sono le questioni che dobbiamo affrontare in modo più approfondito. Tutti nel continente sanno che il clima sta cambiando, soprattutto gli abitanti delle zone rurali e le comunità agricole e contadine. Tuttavia, se non riusciamo ad allineare la loro comprensione dei benefici che otterranno perseguendo e impegnandosi nella transizione in un certo modo, non credo che otterremo i risultati che desideriamo. E ci ritroveremo con una popolazione in crescita, un crescente fabbisogno energetico e gente con scarso accesso all’energia.

 

 

di Vincent Obisie-Orlu, ricercatore alla Good Governance Africa