Ultimo numero: 60/The race for critical minerals
La persona al centrodi Suor Alessandra Smerilli
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Per una transizione giusta

La persona al centro

di Suor Alessandra Smerilli

Bisogna garantire una transizione energetica che rispetti la dignità umana, ascoltando tutti coloro che ne sono coinvolti, soprattutto gli ultimi, ed entrando in relazione con loro. Non c'è spazio per la globalizzazione dell'indifferenza

8 min

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A QUESTIONE della transizione energetica nel continente africano è al centro dell’attuale agenda economica e politica e rappresenta un tema cruciale anche per la Chiesa. Ma quale può essere il contributo della Chiesa su questo tema? Di certo non abbiamo le competenze tecniche e scientifiche necessarie per indicare la strada da seguire, ma possiamo ascoltare, comprendere e accompagnare tutti coloro che si trovano a essere gli ultimi in questa transizione. Mentre siamo tutti d’accordo sulla necessità di una transizione giusta e di un processo che garantisca la pari soddisfazione dei suoi scopi ambientali e sociali, le vere sfide riguardano il come fare piuttosto che il che cosa fare.

 

È risaputo che, nonostante la sua abbondanza di risorse naturali e di biodiversità, l’Africa rimane una delle regioni più povere del mondo e questo paradosso dovrebbe avere un’influenza importante sul modo in cui intendiamo adempiere alla nostra comune responsabilità nei confronti del pianeta e nei confronti di quella parte di umanità che troppo spesso soffre le conseguenze più estreme del nostro attuale sistema estrattivo. Oggi, quindici dei venti stati più fragili del mondo si trovano nel continente africano e molti di questi paesi si trovano a dover affrontare violenze e crisi di vario tipo che possono sembrarci lontane e remote o troppo grandi da risolvere o addirittura secondarie rispetto ai nostri problemi di ogni giorno. Ma è evidente che non sia così.

 

 

la fotoÈ risaputo che, nonostante la sua abbondanza di risorse naturali e di biodiversità, l’Africa rimane una delle regioni più povere del mondo

 

 

Quasi ogni giorno incontriamo vescovi, sacerdoti, suore e laici africani che ci spiegano come le enormi risorse naturali di cui sono dotati i loro paesi si trasformino in una maledizione diventando fonte di conflitti, sfruttamento e sofferenza. Sarebbe a dir poco ingenuo credere che in Africa la transizione energetica possa avvenire senza tener conto delle esigenze e dei legittimi desideri dei popoli africani. Troppo spesso crediamo che i problemi dell’Africa possano essere risolti in meeting internazionali o panel di esperti. Anche il Vaticano è caduto in quest’errore, ma quando ascoltiamo le conferenze episcopali locali la differenza tra ciò che noi pensiamo e la realtà è sorprendente.

 

 

Un dibattito integrale

Oggi, per la Chiesa nel mondo e in Africa, il “dibattito integrale” non verte solo sulle questioni ambientali, ma contempla anche la persona umana. L’ecologia integrale individua “tre relazioni fondamentali strettamente legate tra loro: il rapporto con Dio, il rapporto con il prossimo e il rapporto con la terra”. Il seme della speranza germoglia nel risveglio delle nostre coscienze, condividendo la cura della nostra casa comune e dei nostri fratelli in altri paesi. Tuttavia, la Chiesa non può restare indifferente a sfide, speranze, delusioni, pericoli, soprattutto quando riguardano chi vive ai margini. Riteniamo che per discutere della transizione energetica africana sia essenziale tener conto di tre considerazioni ben note.

 

• Troppo spesso si prendono decisioni senza consultare e coinvolgere le comunità locali. Come spiega la Laudato Si’, l’enciclica di Papa Francesco, “[...] in generale c’è poca consapevolezza dei problemi che riguardano gli esclusi. Eppure essi sono la maggioranza della popolazione del pianeta. [...] Ciò è dovuto in parte al fatto che molti professionisti, opinion maker, mezzi di comunicazione e centri di potere sono situati in aree urbane ricche e lontane dai poveri e non hanno conoscenza diretta dei loro problemi”.

 

• Noi non siamo gli attori principali, ma possiamo scegliere con chi impegnarci. Come disse Giovanni Paolo II, “i problemi economici dell’Africa sono stati aggravati dal comportamento disonesto di alcuni governanti corrotti che, con la complicità di interessi privati locali o esteri, sperperano le risorse nazionali a proprio vantaggio, trasferendo il denaro pubblico su conti privati in banche estere.”

 

• Non possiamo soddisfare la “sete” di minerali per la cosiddetta transizione verde a spese di coloro che vivono proprio dove questi minerali si trovano. Come ci ricorda Papa Francesco nella Laudato Si’, “dobbiamo rafforzare la consapevolezza di essere una sola famiglia umana: non ci sono confini o barriere politiche o sociali che ci permettano di isolarci, pertanto non c’è spazio per la globalizzazione dell’indifferenza”. (LS 52)

 

 

la fotoTroppo spesso crediamo che i problemi dell’Africa possano essere risolti in meeting internazionali o panel di esperti

 

 

Non possiamo negare quanto sia impressionante oggi la debolezza della reazione politica internazionale. Ci rendiamo conto che facilmente e quasi sempre si privilegiano gli interessi economici a scapito del bene comune e assistiamo al manifestarsi di una “maledizione” quando le aree ricche di risorse naturali diventano zone di conflitto e di minaccia, come ha recentemente denunciato Papa Francesco durante il suo ultimo viaggio in Africa, e quando le comunità rurali non traggono alcun beneficio dai progetti di estrazione mineraria.

 

È essenziale non diventare parte del problema, bensì sostenere la democrazia e la partecipazione attiva nella gestione delle risorse naturali pubbliche. Ciò richiede che si dia priorità alle istanze che più spesso emergono dal territorio. Ad esempio, concentrandosi sul raggiungimento dell’accesso universale all’energia entro il 2030, aumentando di conseguenza gli investimenti, e sostenendo la creazione di un’infrastruttura di rete affidabile in grado di raggiungere ogni persona nella regione. Un altro esempio potrebbe essere quello di concentrarsi sull’aumento degli investimenti in progetti di energia pulita. Secondo l’IEA, data l’urgente necessità di energia pulita in Africa, si dovrebbe puntare a più che raddoppiare gli attuali livelli di investimento nell’energia pulita fino a 90 miliardi di dollari entro il 2030.

 

 

Ascolto delle voci ai margini

In conclusione, l’intero magistero di Papa Francesco si concentra sull’ascolto della voce delle periferie delle nostre società, dei margini che dobbiamo porre al centro delle nostre preoccupazioni. “Non possiamo restare indifferenti alla sofferenza e non possiamo permetterci di essere emarginati” (Fratelli Tutti, 68).

 

Il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale è al servizio delle voci ai margini delle ambiziose transizioni energetiche dell’odierna agenda mondiale. Fa, infatti, parte della nostra missione affrontare seriamente gli ostacoli allo sviluppo umano integrale attraverso una metodologia di ascolto profondo e di inclusione delle voci che nessuno ascolta. Ciò avviene attraverso quelli che chiamiamo “esercizi di ascolto” da parte dei vescovi e delle chiese in tutto il mondo.

 

Il Dicastero, con il suo rinnovato servizio per la Chiesa nel mondo, continuerà ad ascoltare le sfide che arrivano dal territorio, per evitare che gli agenti del cambiamento in questa importante transizione possano diventare i soggetti che soffrono di più. Se vogliamo parlare di transizione giusta dobbiamo garantire che questa transizione energetica rispetti la dignità umana, e dobbiamo ascoltare tutti coloro che ne sono coinvolti ed entrare in relazione con loro.