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Grey Power: quando le “nonne svizzere per il clima” fanno la storia

di Roberto Di Giovan Paolo

EUROPA

Grey Power: quando le “nonne svizzere per il clima” fanno la storia

di Roberto Di Giovan Paolo

Una riflessione sulla sentenza della Corte Europea per i diritti umani a favore dei Trattati di Parigi sull’ambiente.I casi, le sentenze, le linee di giurisprudenza future per gli Stati.

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In molti hanno commentato la sentenza della Corte Europea dei diritti umani che ha sciolto il nodo del caso, denominato ufficialmente  “Verein KlimaSeniorinnen Schweiz and Others v. Switzerland" costituito da oltre 2000 signore svizzere, scherzosamente (ma non troppo facendo opera di traduzione) denominate “le nonne per il clima”, che hanno portato alla Corte il Governo della Svizzera per non aver fatto abbastanza nel tentare di mantenere quanto statuito a Parigi nella COP21, ovvero di mantenere il limite di innalzamento del calore di 1,5 gradi. L’ associazione di donne senior aveva lamentato che un comportamento negligente del Governo può portare danni reali e concreti, come un rischio aumentato per la salute fino al rischio di perdita della vita stessa a causa dell’aumento delle ondate di calore e della temperatura, soprattutto per le donne anziane. E la Corte gli ha dato ragione. E già qui, si tratta di un risultato che farà certamente storia e non solo nei tribunali, perché dimostra che sarà misurabile scientificamente, e conseguentemente valutato giuridicamente, l’impegno o la negligenza dei singoli Governi per il rispetto degli impegni presi con il Trattato di Parigi post Cop 21.

 

Il futuro delle class action

Ma quello che è davvero interessante è capire il contesto: l’azione legale delle “nonne per il clima” svizzere non era l’ unico caso all’ordine del giorno della Corte su questi temi e gli altri sono stati respinti dalla Corte con motivazioni che, però, illustrano la via che prenderanno in futuro i procedimenti di class action in campo climatico e ambientalista. Nello stesso giorno in cui un gruppo di gentili, e per la verità molto giovanili, rappresentanti di queste “nonne per il clima” hanno sostato compiaciute di fronte ai microfoni di mezzo mondo e conversato anche con Greta Thunberg, infatti erano andati in dibattimento e respinti altri casi simili. In realtà simili per tematiche non per svolgimento e tema: il caso di giovani attivisti portoghesi per l’ ambiente contro 32 Paesi Ue e non; il caso del Deputato europeo francese Damien Careme contro la Francia. In entrambi questi casi la Corte ha statuito di non doversi procedere ma con motivazioni specifiche da tenere presenti in futuro.

 

Caso per caso

Nel primo caso, secondo la Corte, gli attivisti portoghesi sono giunti direttamente alla Corte Europea senza prima adire le vie legali e i vari gradi di procedura del loro Paese e quindi ciò metterebbe in crisi l’idea della Corte Europea dei Diritti Umani, come Corte di “ultima istanza”, oltre al fatto che priverebbe il singolo Paese di una procedura ricca e articolata di confronto giuridico e politico e sociale. Il che vale soprattutto tenendo conto che la giurisprudenza sui diritti umani si lega al caso singolo o collettivo ma ben identificato e dunque, poiché qui parliamo di una generazione giovane di attivisti ambientali, vale a maggior ragione l’ indicazione della Corte Europea di provare a portare l’ accusa di negligenza in danno delle future generazioni, prima nel proprio Stato (in questo caso il Portogallo) e poi eventualmente in ogni singolo Stato a cui viene contestata l’ azione di impegno (o poco impegno) governativo. Nel caso del deputato del Parlamento Europeo, si parte da fatti legati ai rischi di allagamento e alluvione che il degrado delle condizioni climatiche determinerebbero in piccoli Paesini come “Grande-Synthe” di cui Careme è stato Sindaco. Tuttavia Careme non è più il Sindaco e non abita da qualche tempo lì, e dunque non si tratterebbe di un diritto leso concretamente ma di una rispettabilissima battaglia politica più generale, che non può, giuridicamente parlando, echeggiare in un’Aula di una Corte specificatamente dedicata. Questi erano i casi del giorno rifiutati accanto a quello che ha fatto notizia, e forse farà storia.

 

La vittoria delle “nonne per il clima”

Ma in questi ultimi mesi, molti sono stati i casi legati a fenomeni ambientali o al peggioramento delle condizioni climatiche, giunti in Corte Europea. Praticamente tutti respinti sulla base di motivazioni giuridiche ineccepibili come le ultime due, fino alla vittoria delle “Nonne per il clima” svizzere. Ovvio che sia una indicazione ricca di casi soprattutto per i molti avvocati, docenti e ricercatori, che si dedicano alla giurisprudenza ambientalista (e per le Avvocature dello Stato ovviamente). Si capisce infatti che la Corte Europea invita ad agire prima di tutto Stato per Stato, però non senza aver dato la chiara indicazione, con la sentenza sulla Svizzera, che i Governi sono “accountables” ovvero scrutinabili, giudicabili e alla fine incolpabili se non danno seguito ai Trattati firmati e agli impegni presi. Questo precedente con le specifiche motivazioni fa e farà testo in futuro. E le indicazioni dei Casi non accolti serviranno a indirizzarsi in maniera più concreta e meno propagandistico. Ma non è detto che questa non sia una minaccia più seria per tutti i Governi degli Stati che aderiscono alla Convenzione che dette vita nello spazio europeo a questa Corte.