Parola d'ordine transizione
Il modello ENI
La tecnologia di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica è una delle leve chiave della strategia verso la carbon neutrality di Eni, che, nel lungo termine, punta a raggiungere una capacità di stoccaggio di oltre 60 milioni di tonnellate annue di CO2. I progetti Ravenna CCS e HyNet
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a CO2 è un gas sicuro: non è infiammabile né esplosivo ed è naturalmente presente nella nostra atmosfera. La cattura della CO2 e il relativo pompaggio nel sottosuolo per lo stoccaggio permanente fanno parte di un processo tecnicamente maturo. L’industria upstream lo fa da decenni con l’intento di migliorare la produzione dei giacimenti petroliferi attraverso il cosiddetto “Enhanced Oil Recovery”. Tale processo prevede il pompaggio di CO2 nei giacimenti petroliferi in modo da migliorare la mobilità del petrolio residuo e agevolarne l’estrazione. Negli ultimi anni, complice il potenziale di mitigazione dell’impatto ambientale, grande è stata l’attenzione suscitata da questa metodologia: catturando le emissioni di anidride carbonica e immagazzinandole all’interno di formazioni geologiche, la tecnologia CCS (Carbon Capture and Storage) rappresenta una soluzione competitiva ed efficace per la lotta al cambiamento climatico.
Nella fase di cattura, l’anidride carbonica viene estratta direttamente dalle ciminiere degli impianti industriali e isolata dagli altri gas con cui è mescolata. Una volta catturata, viene purificata e successivamente compressa per favorire il trasporto via gasdotto, mare o terra; inoltre, può essere stoccata in modo permanente all’interno di formazioni geologiche profonde quali giacimenti di gas esauriti o falde acquifere saline, previe accurate analisi geologiche e tecniche volte a verificare che la formazione sotterranea sia idonea allo stoccaggio permanente.
Una tecnologia efficace e disponibile
La rimozione della CO2 attraverso questa tecnologia rappresenta una soluzione concreta per la decarbonizzazione dei settori cosiddetti “hard to abate” quali l’industria del cemento, chimica, dell’acciaio o del vetro, per citarne solo alcune, per i quali rappresenta l’unica tecnologia efficace (in termini di volumi) ed efficiente (in termini di costi e tempi) attualmente disponibile.
Oltre al ruolo svolto nella decarbonizzazione dei settori industriali, la CCS è fondamentale per mantenere in equilibrio le reti elettriche. L’intermittenza intrinseca e il carattere “non programmabile” delle fonti di energia rinnovabile – che fluttuano quotidianamente e stagionalmente – pongono sfide significative che la CCS è in grado di affrontare efficacemente. Questo sistema permette infatti di preservare una parte della produzione energetica decarbonizzata e programmabile proveniente dal gas naturale, riducendo al contempo l’impronta di carbonio di tale energia programmabile.
In prospettiva, le tecnologie di rimozione del biossido di carbonio, come la bioenergia con cattura e stoccaggio del carbonio (BECCS) e la cattura diretta dell’aria (DAC o DACCS), sono destinate a svolgere un ruolo cruciale. Per quanto entrambe prevedano il trasporto e lo stoccaggio dell’anidride carbonica attraverso la CCS, l’origine di tale CO2 è diversa: la tecnologia DAC cattura la CO2 direttamente dall’atmosfera, mentre la BECCS cattura quella emessa in seguito all’utilizzo industriale o energetico della biomassa, che assorbe carbonio dall’aria attraverso la fotosintesi durante la sua crescita. Entrambi gli approcci sono in grado di portare a una riduzione netta dei livelli di CO2 atmosferica e contribuire quindi a diminuire l’anidride carbonica accumulatasi nel tempo. Va da sé che queste tecnologie siano considerate “carbon negative”.
L’importanza della CCS per raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni è evidenziata dall’Unione Europea, dalle Nazioni Unite, dagli Stati Uniti e dalle principali organizzazioni internazionali come l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), il Gruppo Intergovernativo sui Cambiamento Climatici (IPCC) e l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA).
Negli scenari di decarbonizzazione di queste organizzazioni, la CCS si rivela fondamentale, in quanto contribuisce all’8-22% dell’abbattimento totale delle emissioni cumulative 2020-2050 di tutte le diverse leve di decarbonizzazione. Nel 2050, ciò corrisponderà a circa 6-7 miliardi di tonnellate di CO2 catturate e stoccate all’anno (GTPA).
La strategia di Eni
Nel 2023, lo studio strategico “Zero Carbon Technology Roadmap – Carbon Capture and Storage: una leva strategica per la decarbonizzazione e la competitività dell’Italia”, presentato da The European House-Ambrosetti, in collaborazione con Eni e SNAM, ha poi mostrato come il ruolo della CCS si inserisca in un approccio tecnologicamente neutrale essenziale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione a livello europeo e nazionale.
È per questo motivo che in Eni crediamo fortemente nell’importanza della CCS tanto da considerarla tra le leve chiave della nostra strategia di decarbonizzazione: il nostro obiettivo è quello di raggiungere una capacità di iniezione annua lorda di oltre 15 milioni di tonnellate all’anno entro il 2030 e di crescere progressivamente a circa 40 milioni dopo il 2030, superando i 60 milioni nel lungo periodo.
A tal fine, abbiamo ideato un modello peculiare basandoci sulla disponibilità degli asset upstream esistenti (come i giacimenti di gas esauriti), sfruttando la vasta conoscenza delle strutture geologiche e il know-how storico dello stoccaggio sotterraneo di riserve strategiche di gas naturale.
Intendiamo utilizzare la nostra esperienza per riconvertire gli asset esistenti in hub di stoccaggio dell’anidride carbonica e decarbonizzare le attività industriali nostre e di terzi a costi competitivi, oltre che con un time-to-market accelerato, traendo vantaggio anche dalla vicinanza degli hub di stoccaggio ai cluster industriali che ci fornisce una posizione privilegiata nell’attuazione di progetti legati al trasporto e allo stoccaggio (T&S).
Ravenna CCS
Ravenna CCS è il primo progetto in Italia ad incarnare il nostro modello. Sviluppato di concerto con SNAM, sfrutterà i giacimenti offshore di gas esauriti di Eni nel Mare Adriatico e le relative infrastrutture esistenti, con una capacità complessiva di stoccaggio stimata in oltre 500 milioni di tonnellate.
Con una capacità potenziale di iniezione fino a 16 milioni di tonnellate all’anno, il progetto seguirà un approccio graduale in modo da anticipare l’inizio dello stoccaggio permanente della CO2 e crescere successivamente insieme a progetti industriali di cattura della CO2 di terzi.
L’avvio della Fase 1 del progetto, fissato per luglio 2024, prevede l’iniezione di 25.000 tonnellate all’anno di CO2, catturata dalla centrale a gas di Casalborsetti dell’Eni e iniettata nel giacimento di stoccaggio esaurito del campo di Porto Corsini Mare Ovest (PCMW).
Parallelamente, stiamo procedendo con gli studi di ingegneria per la Fase 2 che prevede lo stoccaggio di CO2 sia nel già citato giacimento PCMW sia nel giacimento Garibaldi-Agostino (PGA), attualmente in fase di esaurimento. Durante questa fase, si intende aumentare il tasso di stoccaggio di CO2 fino a raggiungere 4 milioni di tonnellate all’anno entro il 2030.
Ravenna CCS si occuperà di stoccare le emissioni provenienti dai nostri impianti e inoltre fornirà il servizio di T&S anche per le attività industriali hard-to-abate italiane ed europee di terzi. Il progetto dovrebbe diventare l’hub CCS di riferimento per gli emettitori in Italia e nell’area del Mediterraneo e uno dei più grandi siti di stoccaggio di CO2 al mondo.
D’altro canto, andiamo oltre la semplice fornitura di servizi di T&S assumendo il ruolo di “orchestratore” di progetti Hub CCS su larga scala.
La comprovata competenza di Eni nella gestione di progetti complessi, frutto di una lunga esperienza nell’upstream, consente di fornire un insieme completo di servizi agli emettitori lungo l’intera catena del valore attraverso un approccio “end-to-end” che copre l’intero ciclo di vita di un progetto. Sosterremo gli emettitori nella scelta e nel coordinamento delle soluzioni di cattura ottimali per il trasporto onshore e offshore, compresi i servizi di spedizione rivolti agli emettitori che sono fuori dalla portata dei gasdotti.
HyNet NorthWest
A tal proposito, siamo divenuti la società principale del consorzio che sta realizzando il progetto HyNet NorthWest nell’area della baia di Liverpool (LBA) e abbiamo rafforzato il ruolo di operatori nel settore della cattura e dello stoccaggio del carbonio nel Regno Unito. Il progetto trasformerà delle zone più energivore del Regno Unito nel primo distretto produttivo a basse emissioni di gas serra. Attraverso l’iniezione di CO2 in tre giacimenti offshore esauriti nella LBA (Hamilton, Hamilton North e Lennox), si prevede di incrementare la capacità iniziale, pari a 4,5 milioni di tonnellate all’anno, fino a raggiungere i 10 milioni di tonnellate all’anno nei primi anni del 2030. L’avvio dell’intero cluster è previsto entro il 2030, in linea con il calendario dei 5 emettitori selezionati.
Abbiamo poi lanciato la nuova iniziativa Bacton Thames Net Zero nel Mare del Nord meridionale del Regno Unito, che svilupperà un progetto CCS per contribuire alla decarbonizzazione dell’area di Bacton e dell’estuario del Tamigi. Tutto ciò rende il Regno Unito il candidato ideale per essere la principale piattaforma CCUS di riferimento a sostenere la decarbonizzazione dell’industria europea.
Abbiamo conquistato una posizione di leadership in particolare nel Regno Unito e in Italia e ci stiamo espandendo ulteriormente in Nord Africa e in Europa con progetti relativi sia all’industria hard-to-abate sia a quella upstream, rafforzando il nostro impegno a sostenere il percorso di decarbonizzazione. Il portafoglio di opportunità non rischiose a nostra disposizione è dell’ordine di 3 GT di capacità di stoccaggio lordo.
Con la recente acquisizione di Neptune, abbiamo acquisito licenze di stoccaggio nei Paesi Bassi e nel Regno Unito e attualmente sono in corso degli studi in Norvegia. Oltre all’abbattimento delle emissioni hard-to-abate, la CCS può essere associata a progetti upstream (p. es. in Libia e negli Emirati Arabi Uniti) per abbattere le emissioni Scope 1 e 2 degli impianti petroliferi e di estrazione del gas.
Le sfide: costi e quadro normativo
Per quanto concerne in primis i costi e il quadro normativo, i progetti CCS non sono esenti da sfide e criticità.
La centralità dell’urgenza climatica nell’agenda politica internazionale ha generato un forte e crescente interesse per la CCUS e le principali organizzazioni internazionali attribuiscono a questa tecnologia un ruolo di primaria importanza nella transizione energetica inserendola tra le soluzioni necessarie per raggiungere la carbon neutrality entro il 2050. Tuttavia, i progetti CCS annunciati sono significativamente inferiori al tasso di crescita previsto in tutti gli scenari, con una capacità prevista per il 2030 di 3-4 volte superiore a quella annunciata finora.
La CO2 è perlopiù un prodotto di scarto e dunque provvedere alla sua cattura, al trasporto e allo stoccaggio rappresenta un costo. Per promuovere la diffusione su larga scala della CCS, è essenziale introdurre meccanismi che scoraggino le emissioni, come la “carbon tax”. Imponendo infatti una tassa sulle emissioni di gas serra, si incentiverebbe la riduzione delle emissioni, incoraggiando indirettamente l’adozione di soluzioni più ecologiche, tra cui l’ottimizzazione dei processi produttivi, il passaggio a fonti energetiche più sostenibili o l’abbattimento delle emissioni tramite la CCS.
Ulteriori meccanismi di sostegno per gli emettitori potrebbero poi fornire lo slancio iniziale necessario per avviare il mercato della tecnologia CCUS. A titolo esemplificativo, i contratti per differenza di carbonio possono ridurre il rischio finanziario di un investimento nella tecnologia di cattura del carbonio e contenere le resistenze a una maggiore diffusione di questa soluzione di decarbonizzazione.
In generale, è prevista una rapida diminuzione dei costi della CCS grazie alla crescita dell’industria e all’ingresso di nuovi concorrenti in questo mercato emergente. I costi di cattura sono già notevolmente inferiori rispetto alle stime precedenti, a testimonianza dei progressi compiuti lungo la curva del know-how grazie allo sviluppo di impianti reali negli ultimi anni. In particolare, adottando l’approccio da noi promosso e basato sugli hub CCS (e il riutilizzo di strutture esistenti), siamo in grado di offrire costi davvero competitivi, posizionandoci nella fascia bassa delle stime.
Vero è, tuttavia, che saranno i decisori politici ad avere un ruolo di primaria importanza nel contribuire alla riduzione dei costi: loro sarà il compito di definire quadri normativi chiari e semplici, promuovere la standardizzazione e la cooperazione internazionale e sostenere la realizzazione di infrastrutture nazionali e internazionali che aiutino a far incontrare la domanda e l’offerta di stoccaggio. Il sostegno pubblico e una chiara strategia CCS stimoleranno anche l’interesse degli investitori in questo mercato con una conseguente diminuzione dei costi finanziari.
Fondamentale sarà lo sviluppo di hub CCS industriali e del mercato della CO2, in quanto consentirà di realizzare economie di scala nei segmenti del trasporto e dello stoccaggio, condividendo lo sviluppo delle infrastrutture con più attori e ottenendo costi unitari inferiori, riduzione dei rischi e standardizzazione.
Per Eni, la CCS rappresenta un’opportunità non solo per ridurre le nostre emissioni nette, ma anche per generare valore attraverso la creazione di un nuovo business legato alla transizione, così da fornire una soluzione di decarbonizzazione a emettitori terzi “hard-to-abate” al di là del settore energetico. Questo ci permetterà di applicare il nostro peculiare modello satellitare per supportare ulteriori investimenti e quindi massimizzare la creazione di valore e i rendimenti per Eni.
La CCUS rappresenta una delle leve fondamentali della strategia Eni verso la carbon neutrality, articolata in un solido e concreto piano di trasformazione industriale incentrato sull’utilizzo di molteplici soluzioni tecnologiche già disponibili a livello industriale o attuabili nel breve periodo.