La “visione” del Regno Unito di
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L'intervista

La “visione” del Regno Unito 

Il governo ambisce a sviluppare un mercato internazionale di importazione di CO2, in modo da decarbonizzare l’Europa e al contempo rafforzare il proprio settore CCUS. Parla David Whitehouse, CEO di Offshore Energies UK

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l ruolo della CCUS per il raggiungimento della neutralità carbonica del Regno Unito (UK) entro il 2050 è significativo: non esistono scenari di transizione verso il Net Zero credibili che non prevedano un ruolo per la CCUS”. Lo ricorda David Whitehouse, Chief Executive Officer di Offshore Energies UK, la principale associazione commerciale per l’industria petrolifera e del gas offshore britannica. Molte industrie, come quelle del cemento, dell’acciaio e della calce, continueranno a produrre emissioni di processo, un sottoprodotto naturale della produzione di questi materiali. “Queste industrie”, spiega Whitehouse, “saranno fondamentali per garantire che l’UK abbia la capacità di produrre e installare le infrastrutture fondamentali per aumentare la disponibilità di energia rinnovabile, stimolare un’economia a basse emissioni di carbonio”.  

 

La CCUS non solo ha un ruolo come leva di decarbonizzazione delle industrie pesanti nazionali, ma anche come una soluzione al crescente problema dell’intermittenza delle rinnovabili nella generazione di elettricità. “Nel 2023 circa il 30 percento dell’elettricità dell’UK è stata generata da centrali a gas, che forniscono una fonte stabile di elettricità a milioni di persone. Il mantenimento di una fonte d’elettrificazione costante sarà fondamentale man mano che aumenterà la nostra dipendenza dall’elettricità rinnovabile” sottolinea Whitehouse. La CCUS offre un mezzo per decarbonizzare l’energia generata dalle centrali a gas. 

 

 

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Qual è la capacità di stoccaggio del Regno Unito? 

Il Regno Unito, responsabile di circa 78 Gt di anidride carbonica nel Mare del Nord, dispone di una capacità di stoccaggio che va ben oltre le proprie esigenze; se riuscirà a sfruttare questo stoccaggio per iniettarvi la CO2 catturata in Europa (e anche oltre i confini europei), tutte le parti in causa ne trarranno vantaggio. Nella CCUS Vision pubblicata nel dicembre 2023, il governo ha stabilito di ambire a sviluppare un mercato internazionale di importazione di CO2 nel Regno Unito, in modo da decarbonizzare l’Europa e al contempo rafforzare il proprio settore CCUS. 

 

 

Quali sono i settori/gli stakeholder chiave che ne trarranno vantaggio? 

Innanzi tutto, le industrie pesanti, quali quelle coinvolte nella produzione di cemento, acciaio e calce, che beneficeranno della riduzione dell’impatto ambientale delle emissioni generate durante il processo. A sua volta, ciò comporta una riduzione dei costi aggregati associati all’ETS del Regno Unito. 

 

Poi le aziende del settore petrolifero e del gas che hanno l’opportunità di diversificarsi e crescere in una nuova area/industria. Un numero significativo degli attuali titolari di licenze per lo stoccaggio del carbonio vanta una storia di produzione di petrolio e gas nel Mare del Nord. Se si intende sbloccare il potenziale di stoccaggio della piattaforma continentale del Regno Unito (UKCS), sarà fondamentale sfruttare le capacità del nostro settore petrolifero e del gas di livello mondiale. 

 

Inoltre, sono ampie le opportunità per le filiere, che si tratti dello sviluppo di nuove tecnologie o della riapplicazione di capacità esistenti nel settore petrolifero e del gas. Il “Business and Supply Chain Outlook” di Offshore Energies UK indica che la filiera del petrolio e del gas dispone della capacità per soddisfare circa l’80 percento del fabbisogno della filiera dell’industria CCUS. 

Infine, a beneficiarne saranno le economie locali: saranno investiti 20 miliardi di sterline nei quattro cluster sostenuti dal Governo (Hynet, East Coast Cluster, Acorn CCS e Viking CCS); tale investimento porterà alla crescita di queste aree industriali del Regno Unito, promuoverà posti di lavoro e attrarrà investimenti privati. 

 

 

Quali sono le politiche e i regolamenti che consentono di affrontare la questione CCUS? 

Il governo britannico ha compiuto grandi passi avanti nello sviluppo di politiche efficaci per sostenere la nascita di un’industria CCUS nazionale. Nel 2023, il Regno Unito ha annunciato lo stanziamento di 20 miliardi di sterline per sostenere la fase di avvio di 4 cluster CCUS nazionali (HyNet, East Coast Cluster, Viking CCS e Acorn CCS), compreso il fondo infrastrutturale da 1 miliardo di sterline. Nel dicembre 2023 è stata annunciata la CCUS Vision, che delinea il piano del Paese per trasformare il settore CCUS in un’industria autosufficiente a partire dal 2035. La CCUS Vision prevede tre fasi chiave: 

• creazione del mercato (2023 - 2030); 

• transizione del mercato (2030 - 2035); 

• settore autosufficiente (2035 in poi). 

 

 

 

la fotoPiattaforma di cattura e stoccaggio del carbonio di Centrica Plc nel Morecambe Hub, al largo della costa del Lancashire, Regno Unito. La CCUS ha un ruolo importante per il raggiungimento della neutralità carbonica del Regno Unito (UK) entro il 2050

 

 

 

Che cosa si intende per meccanismo regulated asset-based? 

Un meccanismo regulated asset-based (RAB) è un tipo di regolamentazione economica tipicamente utilizzato nel Regno Unito per gli asset infrastrutturali di tipo monopolistico quali le reti idriche, del gas e dell’elettricità. Nel caso della tecnologia CCUS, l’azienda che sviluppa l’infrastruttura CCUS otterrà una licenza da un regolatore economico, che le concede il diritto di applicare un prezzo regolamentato agli utenti in cambio della fornitura dell’infrastruttura (reti T&S, siti di stoccaggio, ecc.). Per evitare svantaggi di natura monopolistica, la tariffa viene stabilita da un regolatore indipendente che conferisce all’azienda la responsabilità di garantire che qualsiasi spesa sia nell’interesse degli utenti. 

 

 

Quali sono le tecnologie abilitanti? Quale sarà il ruolo di Eni? 

Nel caso della CCUS, sono principalmente le tecnologie di cattura del carbonio a consentire lo sviluppo dell’industria. Il Regno Unito detiene una posizione forte nello sviluppo di queste tecnologie, vantando aziende operanti in tutto il Paese quali Linde, Aker Carbon capture, Carbon8 e CarbonClean. Per Eni si aprono opportunità che spaziano dallo sviluppo dei depositi di carbonio alle tecnologie associate alla trivellazione, all’installazione di condotte e all’MMV. 

 

OEUK stima che circa l’80 percento del mercato nazionale britannico della CCUS sia raggiungibile dalla filiera esistente nel settore del petrolio e del gas.  

Il segmento più grande è rappresentato dall’ingegneria e delle costruzioni (30 percento del mercato), trainato dalla realizzazione di impianti di cattura e di infrastrutture di condotte. Segue il segmento delle attrezzature e dei materiali, che costituiscono il 26 percento del mercato target. All’interno del segmento trivellazione, interventi e P&A, circa il 45percento è costituito da attività legate allo stoccaggio offshore che Eni può realizzare grazie al coinvolgimento in progetti cluster nel Regno Unito. 

 

 

Quali sono le sfide e le opportunità future in quest’ambito? 

Una delle sfide più significative per l’UKCS ed Eni riguarda lo sblocco del trasporto transfrontaliero di CO2. Per l’UKCS sarà fondamentale sbloccare le prime importazioni di CO2 se l’intenzione è quella di sviluppare ulteriori depositi di carbonio e massimizzare il potenziale di stoccaggio del Regno Unito. Al momento, tuttavia, ad ostacolare tali importazioni si staglia una serie di barriere che spaziano dal mancato riconoscimento reciproco dei sistemi ETS del Regno Unito e dell’Unione Europea al mancato allineamento dei trasporti, passando per la carenza di infrastrutture, alla responsabilità per le perdite di CO2 e agli standard di stoccaggio. Attualmente è in atto una collaborazione tra l’OEUK e l’industria per trovare soluzioni a queste barriere e accelerare lo sviluppo del trasporto transfrontaliero di CO2. 

 

Anche il calo del prezzo dell’ETS britannico rimane una sfida per lo sviluppo di progetti CCUS autosufficienti nel Paese. Ad oggi, il costo livellato della cattura della CO2 è probabilmente compreso tra 60 e 120 sterline per tonnellata, a seconda del settore e delle dimensioni dell’impianto di cattura. Si tratta di un prezzo significativamente superiore all’attuale prezzo ETS del Regno Unito (circa 40 sterline per tonnellata), che comunque non include i costi aggiuntivi per il trasporto e lo stoccaggio della CO2. Garantire un approccio efficace e mirato all’assegnazione gratuita dei crediti di carbonio e assicurare la stabilità dei prezzi del petrolio e del gas saranno aspetti fondamentali per mantenere un prezzo ETS forte e in grado di favorire lo sviluppo di progetti CCUS nel Regno Unito.