IA & voto sempre più connessi di

Alessandro Aresu

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Nuove strategie

IA & voto sempre più connessi 

di Alessandro Aresu

Si è parlato tanto dell’impatto dell’intelligenza artificiale in termini di disinformazione e manipolazione. In realtà dietro c’è soprattutto una competizione tecnologica, energetica e infrastrutturale che si riflette anche sul piano politico

7 min

I

l 2024 è stato il più grande anno elettorale della storia dell’umanità e ha coinciso con l’esplosione del dibattito globale attorno all’intelligenza artificiale. Come collegare questi due aspetti?  

A inizio 2024, molta attenzione è stata data all’impatto dell’intelligenza artificiale sulle elezioni in termini di disinformazione e manipolazione. Questi fenomeni, ancorché rilevanti, rischiano tuttavia di allontanare la priorità di considerare l’intelligenza artificiale per ciò che anzitutto è: una competizione tecnologica, energetica e infrastrutturale che si riflette anche sul piano politico, nel conflitto tra Stati Uniti e Cina e nelle altre dinamiche globali.  

 

Quale scenario ci consegna il 2024, se consideriamo questa prospettiva, legata alla realizzazione e all’operatività dei data center, che sono il “sistema nervoso” dell’intelligenza artificiale? Una chiave di lettura può venire dall’analisi di alcune delle principali democrazie andate al voto nel 2024: Stati Uniti, India e Messico.  

 

 

Quanto ha pesato la competizione tecnologica  

Il ritorno di Trump alla Casa Bianca promette di dare una forte spinta all’industria energetica statunitense, con un impatto diretto sull’intelligenza artificiale: lo stesso Trump in numerosi interventi della campagna elettorale ha collocato la competizione tecnologica con la Cina proprio nella prospettiva energetica e infrastrutturale. La sua visione è un mix energetico da cui le fonti fossili non sono mai escluse e in cui il sistema di autorizzazioni viene reso molto più snello. Va collocato in questo schema l’annuncio del nuovo Consiglio Nazionale per l’Energia, guidato da Doug Burgum. L’apparato si concentrerà sull’espansione di tutte le forme di produzione energetica, per abbassare i costi dell’elettricità, evitare le interruzioni di servizi e, appunto, vincere la “battaglia per la superiorità sull’intelligenza artificiale”. L’intensità della competizione proprio su questi aspetti energetici e infrastrutturali, dettata anche dalla preoccupazione delle capacità cinesi, si riflette in diverse decisioni di grandi aziende tecnologiche le quali, da Amazon a Microsoft, hanno accompagnato nel 2024 una rinascita del nucleare tradizionale negli Stati Uniti. È un’ondata che si affianca anche a investimenti sempre più corposi nel nucleare di nuova generazione.  

 

 

 

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A questa politica degli Stati Uniti parteciperà anche uno dei principali protagonisti della campagna di Donald Trump: Elon Musk. Il fondatore di SpaceX e Tesla è impegnato in una corsa per rendere la sua xAI la società di intelligenza artificiale più avanzata al mondo. Ha mostrato di saper rendere operativi in tempi record nuovi data center, col suo investimento a Memphis, in Tennessee. Nel prossimo futuro, Musk vuole utilizzare le sue superiori capacità sulla manifattura avanzata e la sua influenza politica per sviluppare modelli di intelligenza artificiale più potenti dei concorrenti. L’influenza di Musk nell’amministrazione Trump ha già portato all’indicazione di David Sacks, appartenente al gruppo di potere nato con PayPal, come punto di riferimento (“zar”) su intelligenza artificiale e crypto.  

 

Il 2024, pur con un’affermazione elettorale del premier Narendra Modi meno incisiva rispetto alle aspettative, si è inserito anche nel cammino di lungo corso che l’India, Paese più popoloso al mondo, sta intraprendendo per rafforzare la sua posizione politica e tecnologica. Modi ha affermato di sognare di vedere chip indiani in ogni prodotto mondiale e ha supportato gli insediamenti di aziende come Micron e Foxconn. Il leader dell’ecosistema dell’intelligenza artificiale, Jensen Huang di NVIDIA, nei suoi frequenti viaggi nel subcontinente ha affermato che in India c’è un enorme potenziale, grazie alla quantità e alla qualità dei giovani ingegneri informatici, ai processi di digitalizzazione già in corso nell’economia e alla determinazione del governo. Allo stesso tempo, l’amministratore delegato di NVIDIA ha sottolineato anche i ritardi dell’India, soprattutto sulle infrastrutture e sulla disponibilità di modelli linguistici locali. La sfida indiana sta soprattutto nella qualificazione e riqualificazione della forza lavoro per adattarsi alle nuove esigenze dell’economia digitale. L’elezione del 2024 conferma l’enorme potenziale dell’India per affiancare i Paesi del Sud-est asiatico nel processo in corso di diversificazione rispetto alla Cina, ma anche le sfide intatte su infrastrutture e capitale umano.   

 

 

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La stessa NVIDIA ci porta a un altro Paese che ha vissuto nel 2024 l’elezione per la presidenza dell’ingegneria energetica Claudia Sheinbaum: il Messico. La filiera di NVIDIA parlerà infatti messicano per via di un investimento annunciato pochi giorni dopo l’inizio del mandato di Sheinbaum: la mega fabbrica di assemblaggio di server per NVIDIA a Guadalajara, operata dall’azienda taiwanese Foxconn. La fabbrica, che dovrebbe essere la più grande al mondo per l’assemblaggio di questi sistemi, conferma la crescente importanza del Messico nelle nuove rotte della manifattura.  

 

La scelta di Foxconn, dettata dalla disponibilità di forza lavoro in Messico, dall’ecosistema di elettronica già presente e anche da scelte politiche di diversificazione dalla Cina, si inserisce in un contesto di forte crescita degli investimenti nelle infrastrutture in Messico.  Allo stesso tempo, il Messico si trova in una posizione delicata. L’amministrazione Trump punta a colpire i progetti di investimenti esteri nel territorio messicano, sia per recidere le crescenti relazioni industriali tra Cina e Messico, sia per cercare di convincere le aziende a investire direttamente negli Stati Uniti. Le politiche protezionistiche, come i dazi imposti sui prodotti messicani, potrebbero rendere il Paese meno attraente anche per gli investimenti tecnologici.   

 

Dentro a queste incertezze, le elezioni negli Stati Uniti, in India e in Messico dimostrano come la corsa dell’intelligenza artificiale sia oggi – e domani – legata in modo sempre più significativo a fattori energetici e infrastrutturali.