Quale futuro per il green deal? di Brahim Maarad
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Ambizioni e debolezze

Quale futuro per il green deal? 

di Brahim Maarad

Il piano europeo per la transizione verde, una volta pilastro della Commissione von der Leyen, è oggi al centro di tensioni politiche e scetticismi. Abbiamo chiesto ad Alberto Alemanno una riflessione su ciò che resta del progetto e sulle sfide della nuova legislatura

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inque anni fa la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, presentava il suo Green New Deal per avviare l’Unione europea sulla rotta verso la neutralità energetica ed esserne precursore e leader nel mondo. Appena un paio di mesi dopo è arrivata la pandemia di Covid-19 portandosi dietro una crisi economica senza eguali nella storia recente. Come se non bastasse, l’Europa è tornata a fare i conti con una guerra alle sue porte e una conseguente crisi energetica. Abbiamo chiesto ad Alberto Alemanno, professore di Diritto europeo all’HEC di Parigi, di analizzare la parabola del Green Deal europeo che, tra crisi globali, pressioni politiche e nuovi equilibri, sembra aver perso centralità, sollevando dubbi sul suo futuro impatto e sull’effettiva capacità dell’Europa di guidare la transizione verde. 

 

Alemanno vede il bicchiere mezzo pieno. “Penso che molto sia rimasto – spiega a proposito del piano europeo per la transizione - perché il Green New Deal è stato comunque il programma legislativo principale del primo mandato di von der Leyen, durante il quale la Commissione ha indicato un macro-obiettivo, che era la neutralità climatica per il 2050, come stella polare per gli altri due obiettivi: inquinamento zero e resilienza ecologica, che sono articolati all’interno delle varie politiche europee esistenti e tuttora vigenti: dall’energia all’industria, al commercio estero, ai trasporti, all’agricoltura, alla politica ambientale. Dunque, tutto ciò è acquisito.l’Europa è tornata a fare i conti con una guerra alle sue porte e una conseguente crisi energetica. 

L’Europa è tornata a fare i conti con una guerra alle sue porte e una conseguente crisi energetica

La genialità del quadro Green Deal è stata proprio quella di articolare questi tre obiettivi della neutralità climatica, dell’inquinamento zero e della resilienza ecologica, nelle dinamiche del mercato interno e nelle politiche esistenti. Questo è avvenuto nel dicembre 2019. Poi nel 2021 abbiamo visto con il Fit for 55 il tentativo di razionalizzare ulteriormente, per quanto riguarda la riduzione delle emissioni, questi obiettivi all’interno delle varie politiche. La domanda, di natura empirica, è fino a che punto gli atti legislativi adottati, e che d’ora in avanti dovranno essere implementati — obiettivo centrale della Commissione von der Leyen II — porteranno a un cambio di paradigma nelle politiche europee o si limiteranno a un adattamento marginale privo di un impatto reale”. 

 

 

Una nuova volontà politica 

Il Green Deal però non viene più percepito secondo le prime intenzioni. Spesso è visto con certo scetticismo anche da chi lo aveva promosso. La stessa von der Leyen e il Ppe – il partito che la sostiene –ne hanno quasi preso le distanze nella campagna elettorale per le europee di giugno. “Tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 – spiega Alemanno - si è verificato un cambiamento politico, dovuto principalmente a una serie di congiunture esterne a Bruxelles. Da un lato, le proteste degli agricoltori, preoccupati per una possibile estensione degli obblighi ambientali all’agricoltura, sebbene questa non fosse ancora stata attuata; dall’altro, la richiesta di una pausa nell’adozione di alcune misure avanzata da leader liberali come il premier belga Alexander De Croo e il presidente francese Emmanuel Macron.

Tra il 2023 e il 2024 si è verificato un cambiamento politico, dovuto a congiunture esterne a Bruxelles

Inoltre, le pressioni del Partito Popolare Europeo, il cui sostegno era stato cruciale per la nomina di von der Leyen alla presidenza della Commissione, l’hanno spinta a prendere le distanze da alcune politiche. Questo ha portato la nuova Commissione a rallentare non solo il ritmo delle future proposte legislative in materia ambientale, ma anche, in modo del tutto inedito, a riaprire dossier già approvati, come quello sui motori a combustione, ad annacquare normative come la legge sulla deforestazione e a posticipare l’entrata in vigore di diversi atti legislativi”. 

Vi è quindi “una tensione tra un lascito legislativo molto significativo della Commissione uscente e una nuova volontà politica che va nel senso di rallentare l’entrata in vigore di questi atti e la loro attuazione”. Per Alemanno “bisogna vedere in che misura ci sarà la volontà politica da parte degli Stati e della stessa Commissione di implementare questo grande progetto. Parliamo sempre di oltre un centinaio di atti che sono tra loro interconnessi, complementari, che spesso perseguono obiettivi diversi, a volte si rafforzano a vicenda, a volte sono in contrasto l’uno con l’altro. Quindi, indipendentemente dalla volontà politica che ci può essere o meno, sarà comunque difficile implementare questi atti. È stato molto più facile scriverli, adottarli in questa prima legislatura”. 

 

 

Le prossime sfide 

Insomma, quella compiuta finora, in questi cinque anni, è stata la parte facile dell’opera. E il compito di portarla a termine sarà nelle mani, in particolare, della spagnola Teresa Ribera cui – da vicepresidente esecutiva della nuova Commissione – è stata affidata la delega della Transizione equa, pulita e competitiva. “Ha un portfolio anche un po’ in tensione: da un lato deve pensare a come utilizzare il diritto della concorrenza per creare un level playing field nel mercato interno e allo stesso tempo utilizzarlo come un piano industriale per finanziare i green tech”, commenta Alemanno.  

 

Una delle prime crisi con cui l’Europa dovrà fare i conti è quella del settore automotive. La presidente von der Leyen ha annunciato che se ne occuperà personalmente, tramite un dialogo strategico che coinvolgerà produttori e sindacati. Per Alemanno uno dei principali elementi di criticità è il fatto che la transizione energetica richiede delle tecnologie, come le batterie nel caso di automobili elettriche, rispetto alle quali l’Unione europea è molto vulnerabile, perché non ha materie prime proprie. “Deve lottare – dice - per mantenere quelle che ha e in questo nuovo quadro geopolitico non è capace di imporsi da sola. E a differenza di altri settori, non può fare affidamento sull’economia circolare perché l’economia circolare qui non dà una risposta diretta come potrebbe in altri cicli produttivi. Vi è dunque una vera impasse su questo aspetto”.  

 

 

la fotoUna delle prime crisi con cui l’Europa dovrà fare i conti è quella del settore automotive. La presidente von der Leyen ha annunciato che se ne occuperà personalmente, tramite un dialogo strategico che coinvolgerà produttori e sindacati

 

 

I produttori, ma anche una importante fetta della politica, accusano i legislatori europei di aver privilegiato una tecnologia a danno delle altre. “Ritengo che non ci siano ragioni per non sperimentare soluzioni alternative, anche se non definitive o risolutive, ma utili come misure transitorie. Ignorare queste opportunità equivale, in un certo senso, a tirarsi la zappa sui piedi”, evidenzia il professore. Quello che è certo è che l’attuale composizione del Parlamento europeo permetterà meno margini di manovra alla Commissione. “Questo è il primo Parlamento europeo nella storia che non poggia su una maggioranza ben definita. È inoltre la prima volta dal 1979 che assistiamo a una Commissione europea che, da un lato, può contare sulla tradizionale maggioranza centrista formata da centrodestra e centrosinistra, ma che, dall’altro, dispone anche di una potenziale maggioranza alternativa di destra. Quest’ultima, più scettica riguardo alla necessità di scelte onerose nel breve termine ma essenziali secondo le attuali prospettive e il metodo scientifico, potrebbe ostacolare significativamente l’avanzamento del Green Deal e, più in generale, delle politiche climatiche, ambientali e sulla biodiversità.  

È il primo Parlamento Ue nella storia che non poggia su una maggioranza ben definita

Questa dualità di maggioranza parlamentare rappresenta una sfida concreta: la Commissione potrà avvalersi di una sorta di “maggioranza di opposizione” ogni volta che pacchetti legislativi in ambito progressista verranno sottoposti al Parlamento. Abbiamo già visto diversi esempi di questo fenomeno: in almeno quattro o cinque occasioni, il Partito Popolare Europeo ha votato in maniera compatta insieme ai tre gruppi parlamentari alla sua destra. Questo scenario, che già lo scorso giugno avevo identificato come un rischio, si sta concretizzando. Sebbene le forze di estrema destra non siano allineate su questioni fondamentali come la NATO o la guerra in Ucraina, mostrano una forte omogeneità culturale nell’opporsi a ogni forma di politica progressista promossa dalla Commissione”.  

 

 

Il fattore Trump 

L’altro fattore esterno importante per Bruxelles ha un nome e cognome: Donald Trump. “Tra due anni ci saranno le elezioni di Midterm negli Stati Uniti, che potrebbero portare a risultati molto diversi dagli attuali. Tuttavia, non credo che in due anni Trump sarà in grado di smantellare tutto”, afferma Alemanno. “Ha già confermato l’Inflation Reduction Act dell’amministrazione Biden, che, che non era stato molto gentile nei confronti dell’Europa, escludendo la possibilità che una parte dell’industria europea potesse beneficiarne. Non intravedo una vera rottura. La mia tesi, già il 5 novembre, era che ci sia molta più convergenza che divergenza tra l’amministrazione americana entrante e quella uscente su temi come deregulation, migrazione e clima. Non prevedo un impatto dirompente da parte di questa amministrazione. Piuttosto, mi aspetto un ulteriore sostegno a quella controtendenza che mira a rallentare le ambizioni climatiche e il processo di decarbonizzazione. Questi temi verranno usati come argomenti ‘ad colorandum’, ma non sarà Trump a riscrivere le regole del gioco, indipendentemente dalla sua decisione di restare o uscire dall’Accordo di Parigi.”