UK/UE si volta pagina?di Luca Cinciripini
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Relazioni

UK/UE si volta pagina?

di Luca Cinciripini

Dopo la vittoria laburista, Regno Unito e Unione europea puntano a un reset delle relazioni bilaterali. Energia e clima emergono come settori strategici per una collaborazione più profonda, ma il successo dipenderà dalla capacità di superare limiti normativi e di coordinare politiche comuni

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l 4 luglio di quest’anno è una data miliare nella politica del Regno Unito: dopo 14 anni, infatti, il partito laburista è tornato a Downing Street, con Keir Starmer, dopo aver scalzato i conservatori e aver ottenuto una solida maggioranza in parlamento. Tuttavia, la vittoria si è rivelata più sfumata di quanto potesse apparire, a causa di diversi fattori. Innanzitutto, il numero record degli astenuti ha evidenziato la crescente sfiducia dei cittadini nelle istituzioni. Secondo, impressiona il 14 percento ottenuto da Reform UK, la formazione guidata da Nigel Farage, nonostante il basso numero di seggi assegnati al partito a causa del sistema first-past-the-post. Reform UK, erede politico dello UK Independence Party (UKIP), ha dimostrato l’intramontabile appeal del suo messaggio radicale ed estremista, e per il partito conservatore è stato un avversario difficile. Infine, i laburisti sono tornati al potere con la quota di voti più bassa mai ottenuta da un partito vincitore nella storia elettorale del Regno Unito, il che lascia supporre che la loro vittoria sia stata motivata più dall’esasperazione verso i Tory e i loro scandali che da un forte sostegno alla piattaforma politica dei Laburisti. Tale mancanza di entusiasmo potrebbe pesare sulla popolarità del nuovo governo britannico, soprattutto perché sarà chiamato a prendere decisioni difficili in un contesto difficile.

 

L’economia del Regno Unito, indebolita da anni di politiche di austerità che hanno messo a dura prova il tessuto sociale e produttivo del paese, necessita misure cruciali e urgenti. Il primo pacchetto economico, presentato nelle scorse settimane, ha già suscitato critiche per il consistente aumento delle tasse che impone (circa 40 miliardi di sterline, in percentuale uno degli aumenti più alti di sempre). Le crisi internazionali, da Gaza all’Ucraina, limitano lo spazio di manovra del nuovo governo. La pressione inflazionistica mondiale causata dalla guerra in Ucraina contribuisce all’aumento dei prezzi interni e tocca i massimi dagli anni Ottanta, aggravando ulteriormente gli effetti, sull’economia del Regno Unito, sia della Brexit sia della pandemia di Covid19. Inoltre, l’incrollabile sostegno all’Ucraina impone lo stanziamento di risorse supplementari in un contesto già di per sé difficile. I primi passi dei laburisti sono stati finora relativamente confusi, funestati da piccole controversie e da piccoli scandali che hanno minato la popolarità di Starmer e del suo governo. 

 

 

la fotoLa cattedrale di St. Paul incastonata tra i grattacieli del quartiere della City, a Londra

 

 

 

Reset o limitazione? 

Tema ricorrente nella campagna elettorale dei laburisti è stata la promessa di aprire un nuovo capitolo nelle relazioni tra Regno Unito e Unione europea (UE) per superare le tensioni scatenate dal referendum sulla Brexit e dai successivi negoziati per un accordo accettabile sia da Londra sia da Bruxelles. Attualmente, a regolare le relazioni tra Regno Unito e UE sono principalmente due strumenti: il Trade and Cooperation Agreement (TCA) e il Brexit Withdrawal Agreement, successivamente integrati dal Windsor Framework, che ha modificato il Northern Ireland Protocol. Il TCA, la prima revisione dell’attuazione del quale è prevista per il 2026, omette di trattare temi fondamentali come la politica estera e la sicurezza, ma Londra e Bruxelles sono comunque riuscite a sviluppare una cooperazione informale anche in questi campi, soprattutto a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, e hanno conseguito risultati ragionevolmente positivi. La crescente complessità dei conflitti internazionali sottolinea tuttavia la necessità di sottrarre politica estera e sicurezza, che sono aree critiche, all’influenza delle contingenze politiche nel breve termine.

 

Durante la campagna elettorale, David Lammy, attuale ministro degli Esteri, ha delineato i principi della politica estera laburista con il termine “realismo progressista”, definito come l’uso di mezzi realistici per perseguire obiettivi progressisti, il che implica necessariamente l’abbandono dell’approccio polemico degli ultimi anni a favore di un dialogo strategico con Bruxelles, dialogo che Londra spera possa condurre a decisioni comuni su questioni condivise. Finora, tuttavia, i risultati sono stati modesti. Starmer ha mantenuto le linee rosse stabilite dai suoi predecessori, cioè no all’unione doganale, no alla libera circolazione e no al mercato unico, limitando di fatto la possibilità di progressi importanti sulle questioni principali. Le poche e limitative proposte avanzate dal Regno Unito, insieme al rigetto delle principali richieste di Bruxelles, hanno prodotto risultati di scarso rilievo, dando l’impressione che questo reset sia una questione di stile più che di sostanza.  

 

 

Cooperazione strategica su energia e clima 

Come già osservato, vi sono interessi strategici comuni che dovrebbero incoraggiare l’UE e il Regno Unito a perseguire una cooperazione più profonda, in particolare nei settori dell’energia e del clima, la cui importanza è spesso sottovalutata. Un partenariato più forte in questi settori potrebbe essere il fondamento essenziale di un efficace e fruttuoso reset delle relazioni tra UE e Regno Unito, e in queste aree gli obiettivi di Londra e di Bruxelles sembrano reciprocamente allineati. L’ambizione laburista di trasformare il Regno Unito in una superpotenza dell’energia pulita, il suo obiettivo di decarbonizzare la rete elettrica entro il 2030 e la prossima istituzione di una società statale di energia pulita, la Great British Energy (GBE), sono in linea con le priorità energetiche e climatiche dell’UE. Lo scopo della GBE sarà di porre fine alla dipendenza del Regno Unito dai combustibili fossili e garantire la sicurezza energetica investendo in tecnologie energetiche pulite e in progetti energetici locali. La società perseguirà gli obiettivi fissati dal partito laburista e si concentrerà su eolico offshore (anche in partenariato con la Crown Estate), energia maremotrice, cattura e stoccaggio del carbonio, idrogeno e altre tecnologie emergenti, e questo nonostante lo stanziamento iniziale di 125 milioni di sterline britanniche per i prossimi due anni sia decisamente inferiore al previsto.

 

 

la fotoTurbine eoliche nel Mare del Nord, presso il parco eolico offshore London Array, nell’estuario del Tamigi, nel Regno Unito. Il London Array dispone di 175 turbine Siemens e una capacità di 630 M

 

 

Questi obiettivi condivisi favorirebbero una collaborazione virtuosa, soprattutto nelle aree meno toccate dalla concorrenza tra Londra e Bruxelles, dato che la decarbonizzazione dei sistemi energetici necessita inevitabilmente della cooperazione su infrastrutture condivise. Inoltre, entrambi gli attori sono leader mondiali della diplomazia per il clima e operano come coordinatori in forum multilaterali quali la Conference of the Parties (COP) e il G20. Eventuali iniziative congiunte dirette al rafforzamento dei partenariati di filiera o alla riforma delle istituzioni finanziarie internazionali non potrebbero che ampliare la loro influenza e il loro impatto sull’azione globale per il clima. 

 

Attualmente, le relazioni energetiche tra le due parti sono regolate dal TCA, che comprende disposizioni sulla collaborazione in materia di elettricità, gas ed energie rinnovabili, oltre a misure critiche sull’interoperabilità delle infrastrutture, sugli scambi di energia e sullo sviluppo delle energie rinnovabili offshore (in particolare nei mari del nord). Il capitolo del TCA sull’energia mira a facilitare lo scambio e gli investimenti nel settore dell’energia e a garantire la sicurezza dell’approvvigionamento. A tal fine prevede l’impegno alla concorrenza leale e alla non discriminazione nei mercati dell’energia, l’impegno all’uso efficiente degli interconnettori e alla cooperazione tra gli operatori di sistema. Le disposizioni sugli scambi di elettricità e gas naturale danno sostegno ai flussi energetici transfrontalieri tra Regno Unito e UE (i mercati energetici dei quali rimangono reciprocamente legati, e in modo profondo, a causa della condivisione di dieci interconnettori di gas e di elettricità), ma emergono comunque alcuni limiti. In particolare, la natura temporanea degli accordi commerciali previsti dal TCA non giova all’interesse delle imprese britanniche ed europee a investire in energia pulita.

 

Al contempo, al consolidamento di ulteriori accordi vincolanti sull’energia si oppongono degli ostacoli politici: in particolare, i decisori politici britannici vorrebbero evitare di dover aderire alla legislazione dell’UE, mentre i decisori politici dell’UE vorrebbero evitare l’adozione di standard preferenziali per un paese terzo ai fini dell’allineamento delle politiche. Inoltre, l’impossibilità di utilizzare i meccanismi del mercato unico dell’UE per lo scambio di energia, quali il Market Coupling, determina inefficienze e fa aumentare i costi.

La natura temporanea degli accordi commerciali del TCA non giova all’interesse delle imprese a investire in energia pulita

Ulteriori rischi vengono dalle divergenze normative e dall’assenza di quadri di riferimento esaustivi per la sicurezza energetica, per esempio di meccanismi di gestione delle crisi di approvvigionamento del gas. Il caso dell’Irlanda del Nord rimane particolarmente complesso, dato che il paese aderisce al mercato unico dell’elettricità condiviso con l’Irlanda e, in tale situazione, la presenza di divergenze normative importanti tra l’UE e il Regno Unito potrebbe generare controversie circa le norme da applicare all’isola d’Irlanda.  

 

Quanto alle politiche per il clima, UE e Regno Unito condividono l’impegno a conseguire lo zero netto delle emissioni 2050 e a rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Il TCA garantisce la non regressione degli standard ambientali, ma al contempo manca di meccanismi atti a stimolare una più profonda cooperazione sulla politica per il clima. L’attuale collaborazione è costruttiva ma è anche limitata, perché si concentra principalmente sulle ambizioni ma rifugge dall’allineamento di politiche e normative e non affronta questioni più ampie come l’espansione delle energie rinnovabili e la resilienza della filiera. Questo è infatti il caso dell’attuazione di meccanismi di adeguamento del carbonio alla frontiera (CBAM, Carbon Border Adjusted Mechanism) diversi e separati da parte di UE e di Regno Unito (quest’ultimo lancerà il proprio CBAM nel 2027), con l’imposizione di un prezzo del carbonio alla frontiera per le importazioni non soggette alle tariffe del carbonio nazionali. Collegare gli Emissions Trading System (ETS) di Regno Unito e UE potrebbe esentare sia l’uno sia l’altra dai prossimi CBAM, con conseguente riduzione dei costi ed evitamento di attriti commerciali e nuove tariffe.  

 

 

la fotoAttualmente, le relazioni energetiche tra le due parti sono regolate dal TCA, che comprende disposizioni sulla collaborazione in materia di elettricità, gas ed energie rinnovabili, oltre a misure critiche sull’interoperabilità delle infrastrutture, sugli scambi di energia e sullo sviluppo delle energie rinnovabili offshore (in particolare nei mari del nord)

 

 

 

I limiti del Trade and Cooperation Agreement 

La cooperazione tra UE e Regno Unito su questi temi potrebbe migliorare di molto, sia all’interno sia all’esterno del contesto del TCA. La revisione del TCA, prevista per il 2026, è un’opportunità per affrontare queste sfide e rafforzare la collaborazione in tre aree principali: sicurezza energetica, scambi energetici e diplomazia per il clima. Il TCA, infatti, presenta vuoti importanti in proposito, e offre pertanto un margine di miglioramento decisamente ampio. 

Il Mare del Nord diventerà essenziale per la strategia energetica europea

Per esempio, il TCA non tratta in modo esaustivo della sicurezza energetica né delle tecnologie per la transizione verde, con lacune sui temi dell’allineamento normativo e del coordinamento della filiera di approvvigionamento. Il coordinamento dei materiali critici per le tecnologie rinnovabili e l’allineamento normativo accelererebbero ulteriormente la transizione verde. Il Mare del Nord diventerà essenziale per la strategia energetica europea, data l’abbondanza delle sue risorse eoliche offshore, che al 2050 potrebbero soddisfare fino al 45 percento della domanda di elettricità dei paesi confinanti. Il rafforzamento della cooperazione e del dialogo politico tra UE e Regno Unito è essenziale non solo per sviluppare una solida infrastruttura elettrica nella regione ma anche per garantirne la protezione fisica, assicurando il pieno dispiegamento del potenziale di questa risorsa energetica condivisa. 

 

Quanto agli scambi, si potrebbero attivare gli impegni dormienti del TCA, come quelli volti a migliorare l’efficienza del commercio di energia e il collegamento tra i sistemi di scambio delle emissioni, il che potrebbe portare a una riduzione dei costi di 13 miliardi di euro per effetto di una maggiore efficienza degli scambi energetici e a una migliore integrazione delle energie rinnovabili. In materia di politica per il clima, sulla scena internazionale EU e Regno Unito collaborano alla gestione di una serie di sfide diplomatiche, tra cui il sostegno ai piani d’azione per il clima in previsione della COP30, la riforma degli istituti finanziari internazionali e il consolidamento delle alleanze internazionali. Tutto questo impone anche una riflessione sull’architettura multilaterale e su come utilizzare al meglio i forum esistenti, come la COP, e quelli di nuova istituzione, come la European Political Community (EPC, Comunità politica europea), che potrebbero facilitare il dialogo strategico sulla diplomazia per il clima e sulla transizione energetica. 

L’ambizione dei laburisti si allinea molto bene agli obiettivi dell’UE

Pur in assenza, finora, di mutamenti di rilievo nelle politiche che informano le relazioni tra UE e Regno Unito (a parte il miglioramento dei toni diplomatici), l’energia e il clima sembrano offrire un punto di partenza accessibile per la cooperazione strategica. Il conseguimento di tale obiettivo dipenderà dalla volontà politica di stabilire quadri strutturati e di far leva su interessi condivisi, promuovendo un partenariato resiliente e collaborativo. L’ambizione dei laburisti si allinea molto bene agli obiettivi dell’UE, e ciò offre opportunità di collaborazione sulla sicurezza energetica e sulla diplomazia per il clima. I nuovi forum, come il proposto patto per la sicurezza tra Regno Unito e UE, potrebbero integrare le dimensioni di energia e clima, facilitando il dialogo strategico e le iniziative congiunte per dispiegare il pieno potenziale della collaborazione.