L’Energiewende ai tempi della reazione verdedi Alessio Sangiorgio
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Quale futuro per Berlino

L’Energiewende ai tempi della reazione verde

di Alessio Sangiorgio

La Germania ha obiettivi di transizione energetica molto virtuosi, ma i costi e il fronte anti-green potrebbero rallentare processi e risultati. Dalle elezioni statali a quelle federali, cosa potrebbe succedere

15 min

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a Germania sta perseguendo una delle politiche climatiche più ambiziose d’Europa, impegnandosi a raggiungere le zero emissioni nette entro il 2045, ossia cinque anni prima dell’obiettivo prefissato dall’UE. Il Paese ha intrapreso la strada di una massiccia Energiewende, una trasformazione energetica caratterizzata dall’incremento dell’energia pulita a fronte della contemporanea e graduale eliminazione del carbone e dell’energia nucleare. A sostenerla sono stati due tra i principali partiti politici, l’Unione Cristiano-Democratica (CDU) e il Partito Socialdemocratico (SPD); l’ex cancelliera Angela Merkel (CDU) ha issato la bandiera dell’Energiewende sin dal 2010 e la svolta energetica è divenuta poi un pilastro della cooperazione nelle Große Koalitionen formate tra conservatori e socialisti nel periodo tra il 2013 e il 2021. Dal 2021, anno della coalizione tra SPD, Verdi e Partito Liberale Democratico (FDP) guidata dall’attuale cancelliere Olaf Scholz, varie legislazioni hanno promosso la transizione, quali la Legge sull’energia nell’edilizia, la Legge sull’eolico onshore e la Strategia per l’importazione di idrogeno verde. 

 

L’apprensione per i costi economici e sociali di questa Energiewende si sta tuttavia facendo sentire sempre di più, complice la debole performance economica (anche in settori tradizionalmente solidi, come l’industria automobilistica) che inasprisce ulteriormente i timori degli elettori. Tale situazione sta alimentando il fronte anti-green, in primis il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) e il partito di sinistra Bündnis Sahra Wagenknecht (BSW), che nel 2024 hanno ottenuto vittorie elettorali a livello tanto statale quanto europeo. I loro successi stanno ora spingendo i partiti tradizionali a rivalutare come bilanciare gli sforzi per il clima con la competitività economica, al fine di combattere la perdita di fiducia che gli elettori stanno dimostrando nei confronti delle politiche climatiche. 

 

 

Verso elezioni anticipate 

Considerando che il Paese è proiettato verso elezioni federali anticipate, attrarre questi elettori si rivela più importante che mai. Gli scontri interni sulle questioni di bilancio sono culminati con le dimissioni del Ministro delle finanze del Christian Lindner (FDP) richieste da Scholz, episodio che ha innescato il crollo della coalizione e avviato il processo che porterà alle elezioni anticipate del 23 febbraio 2025. Il malcontento nei confronti delle politiche climatiche giocherà un ruolo significativo in queste elezioni – in particolare per la CDU, favorita nei sondaggi, e per il leader Friedrich Merz, atteso come prossimo cancelliere. Sotto la guida di Merz, il partito ha adottato una posizione più conservatrice sulla politica energetica, criticando gli eccessivi sussidi alle energie rinnovabili e l’abbandono graduale del nucleare. Nel periodo della crisi energetica Merz si era espresso a favore dell’estensione della durata di vita operativa dei reattori esistenti, proponendo persino di costruirne di nuovi, e aveva bollato la chiusura degli ultimi tre reattori nucleari tedeschi nel 2023 come un “giorno nero per la Germania”. 

 

 

la fotoBerlino. La Germania ha intrapreso la strada di una massiccia Energiewende, una trasformazione energetica caratterizzata dall’incremento dell’energia pulita a fronte della contemporanea e graduale eliminazione del carbone e dell’energia nucleare

 

 

Sebbene queste posizioni possano essere accolte di buon grado dagli elettori delusi dalle questioni climatiche, non è ancora chiaro come un governo guidato dalla CDU possa delineare la politica energetica post-elezioni. La direzione intrapresa dal nuovo governo dipenderà principalmente dal partito con cui la CDU dovrà allearsi, essendo improbabile che riesca ad ottenere la maggioranza da sola. Tuttavia, i due principali motori della Energiewende e potenziali partner della coalizione, ossia i Verdi e la SPD, hanno sempre più difficoltà a far sì che gli interventi a favore del clima rimangano tra le priorità della Germania; il ruolo che questi partiti avranno nel prossimo ciclo legislativo è velato di profonda incertezza, dal momento che entrambi si trovano di fronte a un calo di popolarità e faticano a opporsi all’ascesa dei partiti anti-green. 

 

 

Reazione verde negli stati orientali  

In aggiunta ai preparativi per il confronto a livello federale, i partiti riflettono sulle recenti elezioni statali in Turingia, Brandeburgo e Sassonia. L’AfD è divenuto il primo partito della Turingia e il secondo sia in Sassonia sia nel Brandeburgo, impostando la propria campagna elettorale su un programma di revisione delle misure sul clima, tra cui l’uscita dall’Accordo di Parigi e l’inversione del processo di eliminazione graduale del carbone nel Paese. Parallelamente, la BSW ha attribuito la causa della deindustrializzazione del Paese alla spinta verso l’energia pulita e si è guadagnata il terzo posto in Turingia, Sassonia e Brandeburgo. Entrambi i partiti hanno poi posto l’accento sull’effetto che il disaccoppiamento dal gas russo ha avuto sull’economia del Paese. 

 

Questa retorica anti-green ha trovato terreno fertile soprattutto tra gli elettori delle regioni minerarie dei tre stati, le cui condizioni socio-economiche dipendono per numerose comunità proprio dal carbone: con la chiusura delle miniere e la progressiva chiusura delle centrali elettriche a carbone, i lavoratori hanno la sensazione di dover sobbarcarsi il costo della transizione senza però trarne alcun vantaggio e questo ha scatenato avversione nei confronti delle politiche verdi, foraggiando l’ascesa sia dell’AfD sia della BSW. A un simile contraccolpo si è assistito anche nel Brandeburgo, roccaforte dell’SPD fin dalla riunificazione, dove il partito è riuscito a stento a mantenere il potere. Con il 30,9 percento dei voti, i socialisti si sono assicurati il primo posto, seguiti a stretto giro dall’AfD con il 29,2 percento. La vittoria è in gran parte dovuta alla popolarità personale di Dietmar Woidke, Ministro-presidente in carica della SPD dal 2013. È significativo che Woidke abbia scelto di non fare campagna elettorale insieme a Scholz, rafforzando la percezione che l’impopolarità della SPD sia direttamente legata al suo cancelliere. 

Anche dalle elezioni del Brandeburgo è emersa l’ipotesi di collaborazione tra CDU e SPD, potenzialmente rilevante a livello federale. Mentre i sondaggi davano la SPD e l’AfD in una corsa serrata per la prima posizione, in vista del voto il Ministro-presidente della Sassonia, Michael Kretschmer (CDU), ha invitato gli elettori di centro-destra a sostenere i socialisti anziché i conservatori, con l’obiettivo di impedire all’AfD di accaparrarsi il controllo del Paese. 

 

 

 

la fotoImpianto eolico in Germania. Dal 2021, anno della coalizione tra SPD, Verdi e Partito Liberale Democratico (FDP) guidata dall’attuale cancelliere Olaf Scholz, varie legislazioni hanno promosso la transizione. Tra le varie leggi, anche quella della Legge sull’eolico onshore

 

 

Torna la Große Koalition? 

Analogamente, a livello federale sta nascendo un dibattito sulla possibilità/necessità di una nuova Große Koalition tra conservatori e socialisti, dal momento che i sondaggi indicano che SPD e AfD sono molto vicine a prendersi la seconda posizione; per quanto difficilmente una partnership di questo tipo possa essere gradita a Merz o a Scholz, dopo le elezioni le opzioni potrebbero scarseggiare. Mentre l’AfD continua a guadagnare consensi, nessuno degli altri partiti è disposto a formare una coalizione con lei, considerandola una minaccia per la democrazia tedesca. Tra tutti i partiti tradizionali vige una Brandmauer, un accordo informale che esclude il partito di estrema destra dall’accesso nei governi di coalizione: escludendo l’AfD, il candidato rimasto per una coalizione bipartitica è la SPD, che però è appesantita dall’impopolarità di Scholz e dal record economico negativo. Resta pur vero che si sono formate Große Koalitionen anche dopo che uno dei due partiti è uscito dalle elezioni fortemente indebolito, come nel caso del quarto governo Merkel. 

 

Mentre la campagna elettorale prende piede, le piattaforme dei due partiti sono allineate su diversi obiettivi generali dell’Energiewende, tra cui le zero emissioni nette entro il 2045 e l’espansione del settore dell’idrogeno nel Paese, e di contro aumentano i disaccordi sulla dipendenza dall’idrogeno blu rispetto a quello verde, sulla decarbonizzazione del settore automobilistico e sul ruolo dell’energia nucleare. Per quanto riguarda la decarbonizzazione dell’industria automobilistica, Scholz ha proposto che il futuro della produzione tedesca “risieda nella mobilità elettrica” e ha voluto introdurre premi di acquisto per i veicoli elettrici; sul versante opposto, Merz si è dichiarato contrario all’eliminazione graduale delle auto termiche in Europa entro il 2035 e ha annunciato che, se eletto, chiederà di fare retromarcia. Infine, permane il disaccordo sul ruolo dell’energia nucleare: la CDU ha da tempo mostrato interesse per il riavvio delle centrali nucleari del Paese, mentre la SPD bolla quest’idea come costosa e infattibile, esprimendo nel proprio manifesto la volontà di raggiungere la neutralità climatica senza ricorrere all’energia nucleare.  

 

Poiché tali disaccordi richiederebbero continui compromessi, molti elettori ritengono che una coalizione CDU-SPD non sarebbe in grado di attuare riforme efficaci. D’altro canto, poche altre opzioni potrebbero garantire la maggioranza; inoltre, una Große Koalition potrebbe acquisire maggiore gradimento se, dopo le elezioni, i socialdemocratici fossero guidati dal più popolare Ministro della Difesa Boris Pistorius anziché da Scholz. Grazie alla ferrea presa di posizione sul conflitto Russia-Ucraina, Pistorius ha guadagnato popolarità e si delinea come attore ideale per un dialogo con Merz, che ha a sua volta assunto una posizione particolarmente aggressiva sull’incremento del sostegno tedesco all’Ucraina. 

 

 

C’è ancora spazio per i Verdi? 

Nel mentre, la possibilità di una nuova Große Koalition è stata criticata dal leader dei Verdi nonché Ministro degli Affari economici Robert Habeck, esprimendo l’intenzione di candidarsi a cancelliere. Tale mossa ha suscitato scetticismo, essendo il suo partito attualmente al quarto posto nei sondaggi, ma dimostra l’interesse dei Verdi ad avere un ruolo in un governo guidato dalla CDU – opzione improbabile ma non impossibile. 

La partecipazione dei Verdi a un governo guidato dalla CDU rimane improbabile

Ex forza politica anti-establishment e di sinistra, i Verdi si sono visti mutare dall’interno sotto la guida di Habeck, orientandosi verso posizioni più moderate sull’Energiewende e attirando un segmento di elettorato precedentemente legato agli elettori moderati della Merkel. Ciononostante, la partecipazione dei Verdi a un governo guidato dalla CDU rimane improbabile a causa delle critiche mosse da Merz alle loro politiche migratorie e climatiche, così come è improbabile che una coalizione CDU-Verdi possa ottenere una maggioranza comoda – e la ricerca di un terzo membro della coalizione risulterebbe complessa. L’FDP è tradizionalmente il partner minore della CDU, ma attualmente i sondaggi lo indicano sotto la soglia del 5 percento per entrare in parlamento. Anche se il partito riuscisse ad assicurarsi alcuni seggi, una coalizione a tre (CDU-Verdi-FDP) rischia di rispecchiare le lotte dell’attuale governo, con il solo SPD sostituito come attore centrale. 

 

 

la fotoPannelli solari sui tetti delle case in un quartiere residenziale a Baden Württemberg

 

 

 

Quale futuro per l’Energiewende?  

Nel bel mezzo della crisi politica e con i prolungati negoziati post-elezioni, la questione che ha innescato il crollo della coalizione, ovvero le discussioni sul bilancio, rimarrà irrisolta e le risorse a disposizione dell’Energiewende saranno quindi limitate. Di fatto, la nuova asta per i Contratti per differenza di carbonio, concepiti per sovvenzionare metodi di produzione a tutela del clima, e un pacchetto di aiuti contenente agevolazioni fiscali per i veicoli elettrici a sostegno del settore automobilistico in difficoltà sono già stati rinviati e ora rischiano di essere bloccati a seconda della natura del bilancio 2025. Il Bundesverband der Deutschen Industrie (BDI), vale a dire la Federazione delle industrie tedesche, ha inoltre chiesto maggiori investimenti nel settore energetico nei prossimi cinque anni. Secondo le stime, mancano all’appello circa 41 miliardi di euro negli attuali investimenti del settore pubblico rispetto a quanto necessario per raggiungere gli obiettivi di Energiewende annunciati a livello sia statale sia federale; tale carenza ostacolerebbe gli sforzi volti a finanziare la modernizzazione degli edifici in termini di efficienza energetica, l’espansione della rete, le infrastrutture dell’idrogeno e la produzione e lo stoccaggio di energia rinnovabile. 

 

Le necessità di investimento stanno facendo nascere un dibattito sulla possibile riforma della Schuldenbremse, intervento costituzionale che limita il deficit al di sotto dello 0,35 percento del PIL. La norma ha già impedito lo stanziamento di un fondo da 60 miliardi di euro nel bilancio 2024 destinato ad agevolare la transizione. Sebbene Merz abbia accennato al fatto di volerlo riformare e la SPD abbia annunciato l’intenzione di produrre nuove regole in materia di debito, il dibattito richiederà probabilmente del tempo. L’ascesa dell’AfD potrebbe inoltre frenare il tentativo della Große Koalition di raggiungere la supermaggioranza necessaria per le modifiche costituzionali. 

 

I ritardi nel bilancio, la difficoltà delle riforme del debito e uno spostamento generale a destra aumentano l’incertezza su come finanziare la transizione e portano a chiedersi se le condizioni politiche per la sua attuazione stiano svanendo. L’ascesa dei partiti anti-green a livello statale funge da parziale anteprima di quanto accaduto a livello federale, evidenziando i dubbi degli elettori: eliminare gradualmente il carbone e l’energia nucleare è stata la decisione giusta? Gli sforzi per combattere il cambiamento climatico stanno penalizzando le industrie tedesche? L’accesso al gas russo è stato bloccato definitivamente? Se sì, quali effetti avrà questa decisione sull’economia? Mentre alcuni ritengono che non si possa tornare indietro su questi temi, altri li mettono sempre più in discussione, ponendo delle sfide per il futuro dell’Energiewende; saranno i risultati elettorali a stabilire se e come il prossimo governo riuscirà ad affrontare queste preoccupazioni senza sacrificare le ambizioni climatiche.