Segnali di cambiamentodi Diego Maiorano
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La nuova India

Segnali di cambiamento

di Diego Maiorano

Vittoria dimezzata per il BJP di Narendra Modi, che perde la maggioranza assoluta in Parlamento. Il Paese torna a una politica di coalizioni, con un'opposizione più forte e istituzioni democratiche che iniziano a recuperare margini di indipendenza

11 min

I

l 4 giugno 2024 il sistema politico indiano è investito da un terremoto. Il partito del Primo Ministro Narendra Modi, il Bharatiya Janata Party (BJP), non è riuscito ad ottenere la maggioranza assoluta dei seggi alla camera bassa come era successo durante le precedenti due tornate elettorali nel 2014 e nel 2019. Quando il conteggio dei voti termina, il BJP si ritrova con 240 seggi, 32 in meno della maggioranza. Insieme ai suoi alleati della National Democratic Alliance (NDA), il Primo Ministro arriva appena a 293 seggi, molto al di sotto dei 400 promessi ai propri sostenitori durante la campagna elettorale.  

 

Le elezioni del 2024 sono state significative perché hanno fatto tornare il sistema partitico indiano a una situazione di “normalità”, se per “normalità” intendiamo i 25 anni (tra il 1989 e il 2014) durante i quali a governare l’India sono state coalizioni e non singoli partiti. Nel 2014 il BJP di Narendra Modi, contro ogni aspettativa e previsione, conquistò 282 seggi e con essi la libertà di governare da solo. Cinque anni più tardi, di nuovo andando oltre le più rosee aspettative, il partito arrivò a 303 seggi. In un paese con quasi un miliardo di elettori, che parlano decine di lingue diverse, praticano tutte le principali religioni esistenti e sono divisi tra migliaia di gruppi castali, i risultati del BJP sono stati straordinari e riflettono un consenso e una popolarità (particolarmente del Primo Ministro in persona) molto alti. 

 

 

la fotoLe elezioni del 2024 sono state significative perché hanno fatto tornare il sistema partitico indiano a una situazione di “normalità”, se per “normalità” intendiamo i 25 anni (tra il 1989 e il 2014) durante i quali a governare l’India sono state coalizioni e non singoli partiti

 

 

 

Una vittoria amara 

Nella primavera del 2024 però qualcosa si incrina e il BJP, pur vincendo le elezioni e formando il governo, prende, politicamente, una sonora batosta, per una serie di motivi. Primo, il BJP – così come tutti i sondaggi pre-elettorali – era sicuro di vincere con una larga maggioranza. Inoltre, il partito aveva giocato la campagna elettorale quasi esclusivamente sulla base della popolarità del Primo Ministro, cosicché la vittoria-sconfitta ha assunto una dimensione di perdita anche personale per Modi. Secondo, le opposizioni avevano combattuto con entrambe le mani legate dietro la schiena. Non solo il partito di Modi poteva contare su più contributi elettorali di tutti gli altri partiti messi insieme – anche grazie a una legge sul finanziamento elettorale promossa dal governo poi giudicata incostituzionale a qualche settimana da voto – ma le opposizioni erano state letteralmente perseguitate dalle agenzie investigative che avevano aperto indagini su numerosi leader politici. Durante il decennio in cui Modi è stato Primo Ministro, infatti, circa il 95 percento delle inchieste su esponenti della politica riguardavano leader dell’opposizione (che spesso vedevano ritirate le accuse nel momento in cui abbandonavano il proprio partito ed entravano nel BJP).

 

Terzo, il sistema dei media indiani si è notevolmente indebolito nell’ultimo decennio sia a causa del supporto che i grandi gruppi imprenditoriali – che controllano la maggioranza dei giornali e delle TV – hanno mostrato per il BJP, sia a causa delle inchieste che le agenzie governative hanno aperto nei confronti di giornalisti e media indipendenti. Quarto, alcune istituzioni di garanzia, come la Corte Suprema e la Commissione Elettorale (che supervisiona il processo elettorale), sono state ripetutamente accusate di aver perso una parte cospicua della propria indipendenza e di aver protetto il fianco del governo in una serie di casi critici. In altre parole, la democrazia indiana ha subito un processo di erosione significativa nell’ultimo decennio, andando a ingrossare le fila di quei regimi ibridi, a metà strada tra la democrazia e l’autoritarismo. Il centro studi svedese V-Dem, per esempio, che valuta la qualità della democrazia in quasi tutti i paesi del mondo, dal 2020 classifica l’India come “un’autocrazia elettorale” e cioè un sistema nel quale libere elezioni coesistono con un sistema di oppressione, controllo ed erosione delle libertà civili incompatibile con quello di una democrazia matura. 

 

 

la fotoSebbene indebolito rispetto ai due mandati precedenti, tuttavia, il BJP rimane il partito dominante del sistema politico e Modi molto popolare

 

 

Il risultato elettorale, oltre ad aver costituito una vittoria molto amara per il BJP, ha avuto delle conseguenze significative per il processo di policy-making. Per la prima volta da quando Modi assunse cariche esecutive nell’ottobre 2001 (quando divenne Chief Minister dello stato del Gujarat), il Primo Ministro dovrà fare a meno della maggioranza assoluta dei seggi e dovrà tenere conto delle esigenze di alleati, in particolar modo quelle di due grandi partiti che assicurano la tenuta del suo esecutivo: il Janata Dal (Secular) del Bihar e il Telugu Desam dell’Andhra Pradesh.  

 

Inoltre, il BJP dovrà fare i conti con un’opposizione molto più agguerrita e rinvigorita dal risultato elettorale molto sopra le aspettative. Il Congresso Nazionale Indiano ha infatti raddoppiato i propri seggi (arrivando a 99). Con le due dozzine di partiti che formano l’Indian National Developmental Inclusive Alliance (INDIA) l’opposizione che ha fatto campagna elettorale sostanzialmente in funzione anti-Modi arriva a 234 seggi. 

 

 

L’influenza moderatrice degli alleati 

Nei primi mesi di governo, nonostante i tentativi da parte del BJP di dimostrare continuità nell’azione politica – a cominciare dai membri del governo, quasi tutti confermati dall’esecutivo uscente – ci sono stati degli evidenti segnali di cambiamento. Ad agosto, per esempio, il governo ha inviato, pare su richiesta di uno degli alleati, una controversa legge per la regolamentazione delle istituzioni caritatevoli musulmane a un comitato parlamentare bicamerale. Nei dieci anni precedenti, il governo del BJP non aveva mai inviato leggi a comitati parlamentari, preferendo l’approvazione diretta e senza consultare gli altri gruppi parlamentari. Qualche settimana più tardi, il governo ha ritirato una discussa proposta di legge che avrebbe, secondo i critici, ulteriormente rafforzato il controllo governativo sui media digitali. Ancora qualche settimana dopo, il governo ha dovuto fare marcia indietro su una proposta di riforma dell’impiego pubblico che non salvaguardava gli interessi delle caste basse, che formano la base elettorale del Janata Dal (Secular).  

 

 

la fotoL'esigenza di governare in modo più collegiale tarperà le ali al governo, soprattutto su temi controversi

 

 

In altre parole, l’esigenza di confrontarsi con gli alleati di governo – che non condividono l’agenda ultranazionalista e marcatamente a favore degli indù del BJP – ha avuto come conseguenza (per lo meno temporaneamente) di limitare la discrezionalità legislativa dell’esecutivo, che aveva portato negli anni precedenti all’attuazione di importanti riforme sostanzialmente senza coinvolgere il parlamento. Inoltre, sembra che alcune istituzioni di garanzia abbiano trovato maggiori margini di manovra. La Corte Suprema, per esempio, ha ordinato la scarcerazione di Arvind Kejriwal, ex Chief Minister di Delhi arrestato a poche settimane dalle elezioni della primavera 2024, per permettergli di fare campagna elettorale per le elezioni statali della capitale, previste per l’inizio del 2025. A luglio, la stessa corte ha annullato il provvedimento di tre stati guidati dal BJP che avrebbe obbligato i commercianti a esporre un cartello con il proprio nome - un modo per rendere riconoscibili gli esercenti musulmani e rendere più facile il boicottaggio delle loro attività da parte di gruppi estremisti indù. Anche alcuni mezzi di informazione pare abbiano trovato maggiore spazio per ospitare contenuti critici del governo.  

 

Sebbene indebolito rispetto ai due mandati precedenti, tuttavia, il BJP rimane il partito dominante del sistema politico e Modi molto popolare. E una recente tornata elettorale in tre importanti stati (Haryana, Maharashtra e Jharkhand) ha confermato questo dominio. Il BJP ha infatti vinto in Haryana (dove era andato molto peggio delle aspettative in primavera) e soprattutto in Maharashtra (lo stato di Mumbai), dove l’alleanza guidata dal BJP ha ottenuto una maggioranza schiacciante. I risultati hanno demoralizzato le opposizioni, a cominciare dal Congresso. Ma soprattutto hanno indebolito un’altra fonte di possibili problemi per il Primo Ministro, ovvero quelle correnti interne al BJP che erano state messe ai margini del sistema dal Primo Ministro durante i precedenti mandati e che speravano di poter rialzare la testa dopo il risultato elettorale deludente del proprio partito alle elezioni generali. 

 

 

la fotoIl ponte strallato Bandra-Woril Sea Link (BWSL), nuova icona di Mumbai. L’alleanza guidata dal Bharatiya Janata Party (BJP), il partito del Primo Ministro Narendra Modi, ha ottenuto una maggioranza schiacciante in Maharashtra (lo stato di Mumbai), il terzo Stato più popoloso dell’India (nonché il primo per contributo al Pil)

 

 

 

Un bene per il Paese 

In conclusione, le elezioni del 2024, sia nazionali che statali, hanno messo alla guida del paese un primo ministro ferito, ma in piedi e alla guida di un partito che rimane il centro e gran parte della periferia del sistema politico. Ma l’esigenza di governare in modo più collegiale tarperà le ali al governo, soprattutto su temi controversi. È questo probabilmente un bene per l’India nel suo complesso, anche e forse soprattutto dal punto di vista economico. Gli investitori nazionali e internazionali potranno contare su un processo di policy-making più prevedibile e meno sclerotico. Inoltre, i due stati da dove vengono i due alleati cruciali del BJP (Bihar e Andhra Pradesh) riceveranno (come già accaduto in questi primi mesi) notevoli vantaggi economici, sia in termini di investimenti pubblici sia facilitazioni governative per attrarre capitali nazionali e non.